Notizie dal Mondo della
Grande Atletica: articoli e comunicati ripresi dalla Gazzetta dello Sport,
dai siti Fidal.it e Iaaf.org
Dai record di Faniel e Crippa alla doppia gara di Gressier:
l’anno si è chiuso col botto!
Dall'Italia alla Spagna con risultati da primato: ecco come sono
andate le ultime gare del 2020. Che show!
Fine d’anno con doppio record italiano nei 5000 e 10.000 su strada
per i nostri due numeri uno azzurri del fondo e mezzofondo
prolungato Yemaneberhan Crippa ed Eyob Faniel Ghebrehiwet.
SAN SILVESTRE VALLECANA – Quest’ultimo, che nel corso del 2020 è
diventato il nuovo primatista italiano della maratona con 2.07.19,
ha gareggiato sui 10 km sulle strade di Madrid nella classica “San
Silvestre Vallecana” conquistando un prestigioso secondo posto
davanti a tanti atleti di nome e dietro soltanto al keniota Daniel
Simiu Ebenyo vincitore in 27.41. Il suo crono finale di 28.08
eguaglia al secondo il primato italiano stabilito da Daniele Meucci
il 12 gennaio 2020 a Valencia. Un bel test di velocità per chiudere
bene l’anno prima di iniziare la preparazione specifica per la
maratona dei giochi olimpici di Tokyo. Che però per ragioni
climatiche dovrebbe svolgersi a Sapporo nel nord del Giappone.
BO CLASSIC – Crippa invece, causa il rispetto delle norme anti
coronavirus, ha gareggiato in una inedita edizione della Bo Classic
su di un circuito di 975 metri ricavato dentro una pista di Go Kart
a Vadena, appena fuori Bolzano. Obiettivo, oltre a quello
praticamente scontato di migliorare il primato italiano di 13.48 di
Michele Gamba, l’attacco al primato europeo di 13.18 del francese
Jimmy Gressier. Il mezzofondista azzurro, reduce da un mese di duri
allenamenti a Tenerife, ci è andato vicino chiudendo la sua fatica
in un ottimo 13.20. Una gara partita veloce con un primo km in 2.36
e che poi ha perso un po’ di slancio nei successivi 3 km. All’ultimo
giro Crippa ha provato a ravvivare il ritmo andando davanti ad
accelerare le cadenze pagando però dazio negli ultimi 300 metri
quando ha dovuto lasciar via libera al 19 enne ugandese Oscar
Chelimo primo in 13.17 davanti al sorprendente belga Robin Hendrix
che con 13.19 ha sfiorato il primato europeo di Gressier ed
all’esperto mezzofondista marocchino Abdelaati Iguider che con 13.20
lo ha preceduto di pochi decimi di secondo sul traguardo. Crippa,
quarto all’arrivo, si è pero consolato con il nuovo record italiano
e la conferma di essere già in ottima forma sulla strada verso i
giochi olimpici di Tokyo.
DOPPIO GRESSIER – In Spagna si è gareggiato anche a Barcellona con
la “Cursa dels Nassos”. Il protagonista principale è stato il
francese Jimmy Gressier primatista europeo dei 5 km su strada. Il 23
enne mezzofondista transalpino prima ha vinto la gara dei 5000 metri
in 13.39. Poi, pochi minuti dopo, ha preso il via anche nella
successiva prova dei 10.000 metri finendo al terzo posto in 28.13
nella gara vinta dal connazionale Morad Amdouni in 27.43. Pochi
secondi peggio del crono di Eyob Faniel a Madrid. Personaggio
estroverso a cui piace dare spettacolo, ma anche grande agonista,
Gressier nella sua carriera ha vinto tre volte consecutivamente il
titolo europeo under 23 di corsa campestre.
Mondo 2020: record nonostante tutto
Le imprese di Duplantis, i primati di Cheptegei, la strada che
prende il volo. Il talento, la giovinezza e lo specchio della
normalità in un anno che di normale ha avuto poco
Il primo dietrofront viene reso noto ai media il 25 gennaio. La
prima manifestazione che fa le spese del coronavirus outbreak sono i
campionati asiatici indoor di Hangzhou (Cina, 600 km da Wuhan)
previsti per metà febbraio. La valanga è alle porte e sta per
travolgere tutto. Saltano i Mondiali indoor di Nanchino, poi le
maratone di Tokyo e Nagoya, i campionati NCAA indoor, poi quella
corsa così attesa, quell'altro evento di minor risonanza, poi tutto.
La spianata della discesa libera del virus maledetto fa piazza
pulita dell'atletica, dello sport, dei Giochi Olimpici che restano
sospesi nel limbo, in attesa della clemenza di una natura che, al
momento, chiude l'umanità e la normalità dietro una porta. Eppure,
il segnale della normale bellezza è arrivato, si è srotolato lungo
un anno difficilissimo, seppur con dinamiche nuove, più individuali
che di massa. Meno concorrenti, meno spettatori a incorniciare le
strade di maratona lungo le città. Il segnale è arrivato, ironia
della forza e non della sorte, subito dopo i primi allarmi e notizie
allarmistiche, poi nel pieno delle totali cancellazioni. Arriva l'8
di febbraio, in Polonia, per il primo dei record del mondo che hanno
colorato a tinte forti un annus horribilis tutto bianco, come la
distesa di neve effetto della valanga.
UNA SETTIMANA DA DIO - Sale dove nessuno mai. Armand Duplantis
aggiunge un centimetro alla conquista di quello spazio figlio di
Renaud Lavillenie, sulla pedana di Torun, in Polonia, dove il World
Indoor Tour scrive una pagina storica. Mondo di qua, Mondo di là, ma
a 20 anni non ci si ferma a guardarsi allo specchio. Sette giorni
dopo, nell'arena di Glasgow, il 6,18 del ragazzo svedese nato in
Louisiana fa già dimenticare il 6,17 polacco. Che importa se c'è il
tetto, il record è assoluto come da regolamento. E poi a Armand, il
tetto inizia ad andare stretto. Il suo 2020 sciorina meraviglie.
Chiude le gare in sala con cinque gare tutte oltre i sei metri. Il
6,07 di Liévin, subito dopo l'abbuffata record, appare a palati
grossolani come una delusione (sic!). All'aperto riparte da Oslo con
le sagome a sostituire il pubblico, poi Montecarlo, Stoccolma, la
meravigliosa sfida di Losanna con Capitan Kendricks, l'apoteosi del
Golden Gala, per i 6,15 mai superati da un umano a cielo aperto.
Imbattuto. Imbattibile.
LUNGA È LA STRADA - Il primo a scrivere un primato del mondo è un
altro ragazzo del '99, Rhonex Kipruto, che il 12 gennaio sulle
strade di Valencia corre i dieci chilometri in 26:24, togliendo il
limite all'ugandese Cheptegei. Una specie di ampio compasso che
parte dalla finale mondiale dei 10.000 metri a Doha, dove l'ugandese
si era laureato campione del mondo e Kipruto, alla prima grande
rassegna in pista, era salito sul podio con il bronzo. I loro
destini, e la location valenciana, sono legati a doppio filo.
STRISCIA RECORD MOZZAFIATO - Il tris d'oro è firmato proprio da
Cheptegei. Inizia dalle strade monegasche il 16 febbraio, con
l'aggiornamento della fresca casistica del primato del mondo dei 5
km su strada. L'ugandese è il primo a scendere sotto i tredici
minuti in 12:51. Toglie il primato a chi? A Kipruto, che nel record
di Valencia era transitato al quinto chilometro in 13:18, ancorché
un primato decisamente in via di evoluzione. Il Principato di Monaco
pulsa per i garretti di Cheptegei alla vigilia di Ferragosto, è il
primo ugandese a cifrare un record del mondo sui 5000 metri in
12:35.36, due secondi sotto al limite di Bekele ormai vecchio di
oltre tre lustri. E' finita? No, torna in auge ancora Valencia, la
nuova Mecca del cronometro. Il 7 ottobre, Cheptegei va in orbita sui
10.000, accoppiando il primato al titolo iridato di un anno prima.
E' ancora Bekele il re detronizzato dall'ugandese, stavolta di sei
secondi e mezzo, fino a un impensabile 26:11.00. Lussuoso affresco
valenciano è la scorribanda sui 5000 donne di Letesenbet Gidey,
etiope di flessuosa eleganza, che in 14:06.62 si prende il record di
Tirunesh Dibaba. Tutto in meno di un'ora.
L'ORA DEI PRIMATI - Laddove manca il sale, viene buono il pepe. Lo
aggiungono a Bruxelles il 4 settembre i nuovi primatisti mondiali Mo
Farah e Sifan Hassan, che in un'ora altamente tecnologica percorrono
rispettivamente 21,330 km e 18,930 km. A esser pignoli, ci scappa
anche il limite ai 20.000 metri del belga Abdi (56:20.02), per pochi
attimi capofila davanti all'ombra-killer del britannico pigliatutto.
La Diamond League, mortificata dalle limitazioni, assicura comunque
tre primati del mondo e il capolavoro romano di Duplantis.
RIVOLUZIONE MEZZA MARATONA - I limiti cadono quattro volte.
Nell'esotica Ras al-Khaimah apre le danze l'etiope Ababel Yeshaneh,
che in 1h04:31 toglie 20 secondi al record della keniana Jepkosgei,
e strada facendo copre i primi venti chilometri in un crono mai
visto (1h01:11). Secondo e terzo capitolo sono di stampo keniano,
con la due volte iridata sulla distanza Peres Jepchirchir, che
abbatte il limite della mezza per sole donne e non mista, prima a
Praga in 1h05:34 poi nel Mondiale di Gdynia in 1h05:16. L'apocalisse
cronometrica è una volta di più a Valencia, solo tre settimane fa.
Il 6 dicembre le strade della capitale 2020 dei primati vedono
l'impossibile, ben quattro atleti sotto il precedente record del
mondo (58:01 del keniano Kamworor), con un altro keniano, Kibiwott
Kandie, a disegnare un presente inimmaginabile in 57:32. Il delfino
di Cheptegei, Jacob Kiplimo, gli finisce a cinque secondi a soli
vent'anni, ma si prende il miglior crono di sempre al passaggio del
20esimo chilometro (54:42). Rhonex Kipruto, un habitué di questa
review, è terzo in 57:49. Fuori podio, ma con prestazione sotto il
record mondiale, il keniano Mutiso, 57:59, crono stordente, mani
vuote.
APPENDICE - Come tralasciare altri grandi momenti dell'anno più sui
generis? Il giusto riconoscimento va al pazzesco Karsten Warholm,
che prima del piatto forte del record europeo dei 400hs a Stoccolma
(46.87 urtando l'ultimo ostacolo) aveva firmato un 300hs in
solitaria negli Impossible Games di Oslo, primo dei terrestri a
chiudere sotto i 34 secondi (33.78). Da record mondiale indoor il
triplo della venezuelana Yulimar Rojas, 15,43 in sala a Madrid.
Ancora, il 10.000 metri di marcia più veloce di sempre (37:25.21)
del nipponico Takahashi, e nella stagione delle distanze spurie, i
150 metri piani dell'olimpionica dei 100hs Brianna McNeal (16.41).
Da Warholm a un altro figlio dei fiordi. Il tributo va a Jakob
Ingebrigtsen, che all'european best di Oslo sui 2000 metri (4:50.01)
nella sfida a distanza con i keniani, accoppia una delle perle della
stagione, il record europeo sui 1500 metri in 3:28.68 nella magica
serata di Montecarlo, cedendo solo al campione mondiale Timothy
Cheruiyot (3:28.45).
Valencia, che botti: Kandie fa il record del mondo nella
mezza. E che super maratona
Il keniano, sui 21 km, vola in 57’32”, con altri tre atleti sotto il
precedente primato. Maratona a due connazionali: Chebet (2h03’00”) e
Jepchirchir (2h17’16”). La Straneo cede dopo il 25° km: 2h37’04”
Valencia è sempre più la terra promessa del running. Il 24enne
keniano Kibiwott Kandie, con 57’32”, nella super bolla della città
spagnola, polverizza il record del mondo della mezza maratona che,
con 58’01”, dal 2019 apparteneva al connazionale Geoffrey Kamworor.
Altri tre atleti volano sotto quel limite, realizzato a Copenaghen:
l’ugandese Jacob Kiplimo, campione del mondo in carica della
specialità (57’37”) e gli altri keniani Rhonex Kipruto (57’49”),
debuttante sulla distanza ed Alexander Mutiso (57’59”). Merito delle
nuove scarpe con solette in fibra di carbonio, certo. Ma anche di
una generazione di talenti con pochi eguali.
CHE TEMPI—
La gara si risolve in una sfida a due tra Kandie, portacolori della
scuderia del trentino Gianni Demadonna, che attacca poco dopo il 18°
km e Kiplimo, atleta rappresentato dal bresciano Federico Rosa. Il
keniano affonda il colpo una seconda volta dopo il 19° km e il
20enne ugandese non replica. Parziali da brividi: 13’37” al 5° km,
27’25” al 10° (13’48”), 41’10” al 15° (13’45”) e 54’42” al 20°
(13’32”), con i secondi 10 km (un fantastico 27’17”) più rapidi dei
primi. Per Kandie, 70.000 euro di bonus per il primato e sui 21,097
km vice iridato in carica, è la consacrazione: per lui, nel 2020, è
la quarta mezza sotto i 59’, con tanto di successi a Ras Al Khaimah
in febbraio e a Praga in ottobre. Migliori europei lo svizzero
Julien Wenders, ora allenato dal torinese Renato Canova (8° in
59’55”) e lo spagnolo Carlos Mayo (9° in 1h00’06”). Non da meno la
prova femminile: è appannaggio della grande Genzebe Dibaba in
1h05’18”, dodicesimo crono all-time e il migliore di sempre per
un’esordiente. L’etiope primatista del mondo dei 1500, su strada non
aveva nemmeno mai corso una 10 km... Alle sue spalle la keniana
Sheila Chepkirui (1h05’39”) e l’altra etiope Sembere Teferi
(1h05’51”). Quinta la statunitense Emily Sisson (1h07’26”), a 1” dal
primato americano di Molly Huddle.
LA MARATONA— A Valencia – budget da 5,3 milioni di euro,
un’organizzazione perfetta pur in condizioni difficili come quelle
attuali e un meteo favorevole con temperatura di 10 gradi – fanno le
cose in grande. E così anche la contemporanea maratona, la prima
valida per l’ottenimento dei minimi olimpici dopo la riapertura
della relativa finestra temporale, regala spettacolo e grandi
prestazioni. Fioccano crono strabilianti. In campo maschile e
femminile, con primati della gara abbattuti. In un cast eccelso, il
vincitore è relativamente a sorpresa: ad affermarsi, con 2h03’00”
(1h01’41” alla mezza), sesto uomo all-time e primo del 2020, è
infatti il 32enne keniano Evans Chebet, rivelatosi negli ultimi mesi
con i successi di Buenos Aires (con il personale di 2h05’00”) del
settembre 2019 e di Lake Biwa (2h07’29”) del marzo scorso. Il
braccio di ferro nei due km finali con il connazionale Lawrence
Cherono, ultimo vincitore a Boston e a Chicago (nel 2019), è
entusiasmante. E si risolve per una questione di 4”. Dietro di loro
l’etiope Legese (2h03’16”) e un altro keniano, Amos Kipruto
(2h03’33”). Cade il record spagnolo di Julio Rey (2h06’52”; Amburgo
2008): Ayad Lamdassem, a 39 anni, fa 2h06’34”. Arriva anche il
primato tedesco (2h07’18” di Amanal Petros). In 41 fanno meglio del
2h11’30” del minimo olimpico, con 18 atleti europei. Persino più
prestigiosa la prova femminile. Va alla 27enne keniana Peres
Jepchirchir che, con 2h17’16” (1h09’04” nella prima metà) diventa la
quinta donna di sempre, la più veloce nel 2020. Il suo, non a caso
tra le finaliste per il riconoscimento di miglior atleta dell’anno,
sarà da ricordare: nella mezza ha vinto il titolo iridato e
migliorato due volte la miglior prestazione mondiale. E adesso, in
una sola volta, il progresso sui 42 km è di 6’44”. Seconda piazza
per la 26enne connazionale Joiciline Jepkosgei, ultima vincitrice a
New York e argento mondiale sulla mezza nel 2018: 2h18’40”. Sul
podio anche la 40enne namibiana Helalia Johannes (2h19’52”). È il
trionfo del manager Demadonna: anche Chebet, la Jepchirchir e la
Jepkosgei sono rappresentate dalla sua agenzia.
POCA ITALIA— Poca gloria per i due italiani al via: Daniele
D’Onofrio, al debutto, chiude 59° in 2h15’36” (1h06’47” alla mezza),
Valeria Straneo, che a 44 anni inseguiva le 2h29’30” dello standard
di partecipazione ai Giochi di Tokyo, va in crisi dopo il 25° km
(1h14’17” a metà gara) e ha comunque la forza di terminare (in
2h37’04”).
Yehualaw 1h04:46 nella mezza di Delhi
L'etiope a 15 secondi dal record del mondo batte l'iridata di
maratona Chepngetich e la primatista Yeshaneh. Walelegn 58:53 nella
velocissima mezza maschile, la quarta della storia con tre atleti
sotto i 59 minuti.
Nella mezza maratona di Nuova Delhi sono caduti entrambi i primati
della corsa. La prestazione più importante è stata registrata nella
gara donne, vinta dall'etiope Yalemzerf Yehualaw, che in 1h04:46 ha
firmato la seconda performance di sempre sulla distanza e nuovo
world best under 23, già suo con l'1h05:19 ottenuto nel Mondiale di
Gdynia a metà ottobre, quando salì sul podio conquistando la
medaglia di bronzo. L'1h04:46 di Delhi fa della Yehualaw la sesta
atleta a correre sotto l'1h05 in condizioni regolari, a soli 15
secondi dal primato del mondo della connazionale Ababel Yeshaneh
(1h04:31), ottenuto in febbraio a Ra's Al-Khaymah, stavolta battuta
e terza in 1h05:21. Tra le due etiopi, l'iridata di maratona a Doha
2019, la keniana Ruth Chepngetich, in 1h05:06, ora ottava
prestazione di sempre. Strabattuto il primato della corsa della
vincitrice uscente Tsehay Gemechu (1h06:00), che ha chiuso quinta in
1h07:16. Ritirata all'ottavo chilometro Brigid Kosgei, primatista
mondiale di maratona.
Passaggi ovviamente velocissimi, con transito in 15:27 al quinto
chilometro e con un poker di atlete cronometrate in 30:49 al decimo
chilometro (Yehualaw, Yeshaneh, Chepngetich e l'altra keniana
Cheptai, alla fine quarta in 1h06:43). Staccata la Cheptai dopo metà
gara, le battistrada hanno chiuso la terza frazione, al quindicesimo
chilometro, in 46:15 (tra le migliori venti prestazioni di sempre),
poi la sola Yehualaw è stata capace di seguire il ritmo dettato dal
pacemaker keniano Alex Kibarus fino a due chilometri dal traguardo.
Non sono ancora noti i passaggi al ventesimo chilometro, dove con
ogni probalità la Yehualaw ha stabilito un'altra miglior prestazione
mondiale under 23.
WALELEGN PER UN SECONDO - Nella gara maschile, resta sul podio il
vincitore uscente Andamlak Belihu, secondo in 58:54, sconfitto di un
niente dall'altro etiope Amedework Walelegn (58:53), con terzo
l'ugandese Stephen Kissa (58:56, a sette secondi dal record
nazionale di Jacob Kiplimo ottenuto per conquistare il titolo
mondiale a Gdynia), per la quarta mezza maratona della storia con
tre atleti capaci di esprimersi sotto i 59 minuti, dopo i precedenti
di Ra's Al Khaymah 2013, Copenhagen 2017 e Valencia 2018.
EDRIS ESORDIO SUPER - Se il crono di Walelegn non scombussola le
graduatorie di sempre (diciannovesimo all-time e terzo del 2020), ma
frantuma il primato della corsa di Ayola (59:06), è il quarto
classificato, l'esordiente Muktar Edris, due volte campione del
mondo sui 5000 metri, a stupire in un formidabile 59:04, secondo
miglior debutto di sempre sulla distanza. Passaggi da 13:57, 27:50 e
42:00. Sotto l'ora anche il keniano Leonard Barsoton (59:10),
l'etiope 21enne Tesfahun Akalnew (59:22), l'ugandese anch'egli
21enne Victor Kiplangat (59:26) e l'altro keniano Shadrack Kimining
(59:51).
MARATONA A NANCHINO - Titoli nazionali assegnati oggi in Cina.
Prestazioni interessanti relativamente al contesto locale, con
successo maschile in 2h08:50 per Peng Jianhua, seguito da Yang
Shaohui (2h08:56), Duo Bujie (2h09:03) e Chen Tianyu (2h09:55). Tra
le donne vince Li Dan in 2h26:59. Sotto le 2h30 anche Jin Mingming
(2h27:08), Bai Li (2h29:10) e Pan Yinli (2h29:19).
STRADA E CROSS - Martedì scorso la 36enne statunitense Keira D'Amato
ha stabilito a Washington il nuovo record nazionale sulle dieci
miglia in 51:23, quasi un minuto sotto al limite stabilito dalla
ex-keniana (poi cittadina USA) Janet Bawcom (52:14), vecchio di sei
anni. Il polacco Marcin Lewandowski ha vinto sabato i campionati
nazionali di cross a Kwidzyn, aggiudicandosi il titolo sul percorso
dei quattro chilometri davanti a una coppia di under 23, Kozlowski e
Mutwil. Lewandowski tornava a gareggiare ai nazionali di cross dopo
quattro anni. Per il polacco, il primo test sul percorso di
avvicinamento agli Europei indoor di Torun, dove cercherà di vincere
il terzo oro consecutivo sui 1500 metri dopo i successi di Belgrado
2017 e Glasgow 2019.
VAN ROOYEN 87,62 - Gran lancio del giavellottista sudafricano Rocco
Van Rooyen, che torna alla ribalta dopo alcune stagioni travagliate
per problemi fisici. Ieri a Paarl un lancio da 87,62, abbondante
record personale e terza prestazione mondiale stagionale. Nella sua
miglior stagione, il 2015, partecipò anche al Golden Gala Pietro
Mennea.
ANCORA IN PISTA - Venerdì si torna a gareggiare in Giappone, con i
campionati nazionali di 5000, 10.000 metri e 3000 siepi, a Osaka.
Presenti tutti i campioni uscenti. Domenica 6 dicembre in calendario
il GP Brasil Caixa, ultima tappa del 2020 World Athletics
Continental Tour Silver level, con la star del getto del peso Darlan
Romani in pedana. Iscritti una decina di primatisti del Sud America,
per una riunione davvero interessante, posposta in dicembre per lo
stravolgimento del calendario.
La Grøvdal reginetta di Norvegia
La mezzofondista insidia la miglior prestazione europea di Paula
Radcliffe sui 10 km. Jakob Ingebrigtsen chiude al passo. Warholm e
un possibile futuro da ottocentista.
Esattamente un anno fa, il 19 di ottobre del 2019, Jakob
Ingebrigtsen dominava in 27.54 la Hytteplanmila di Hole, corsa su
strada di 10 km nell'area occidentale del paese, imponendosi
largamente su fior di avversari, come l'eritreo Tsegay e il fratello
Filip. Due giorni fa, allo scoccare della nuova edizione, il due
volte campione europeo a Berlino 2018 su 1500 e 5000 metri non si è
ripetuto, chiudendo in modalità jogging dopo aver perso contatto a
tre quarti di gara. Una battuta a vuoto per il formidabile
norvegese, abituato a sciorinare nel 2020 soltanto vittorie o, al
massimo, secondi posti. Non è andata benissimo nemmeno a Filip, il
secondogenito, sesto a debita distanza dal vincitore Zerei Kbrom
Mezngi, un eritreo di 34 anni che solo da una manciata di mesi ha
acquisito la nazionalità norvegese e laureatosi con il titolo
nazionale dei 10000 metri un mese fa a Bergen in 28:04.29.
GRØVDAL SUPER - Ben altra prova ha riservato Karoline Bjerkeli
Grøvdal, trentenne d'argento all'Eurocross 2019 e sei volte al
bronzo: quattro nel cross corto, sui 10000 metri all'europeo 2016 e
sui 3000 siepi in quello 2018. L'atleta di Ålesund ha vinto la corsa
donne in un notevolissimo 30:32, record nazionale, primato europeo
stagionale (sesto crono mondiale 2020) e soprattutto seconda
prestazione di sempre in Europa, a soli undici secondi dal limite di
Paula Radcliffe (30:21) risalente a diciassette stagioni fa.
Quindici giorni fa, la Grøvdal aveva portato a 15:04 la miglior
prestazione mondiale stagionale sui 5 km stradali a Spikkestad. Una
settimana fa ha vinto il titolo nazionale di cross a Skien con
distacco di ben oltre un minuto, laddove Filip Ingebrigtsen aveva
vinto quello uomini con facilità.
WARHOLM GUARDA LONTANO - Chiusa la personale straordinaria stagione
2020, culminata con il record europeo sui 400hs in 46.87 a soli nove
centesimi dal primato del mondo di Kevin Young, il due volte
campione iridato Karsten Warholm ha salutato con l'ultima uscita sui
400 piani in 45.56 a Oslo, quindici giorni fa.Karoline Bjerkeli
Grøvdal
Ai microfoni dei media norvegesi, ha ipotizzato di voler proseguire
la carriera nelle prossime stagioni sui 400hs ma gareggiare più
spesso sulla distanza piana, per migrare nella seconda parte della
sua storia atletica sugli 800, dove i precedenti di grandi
quartermiler capaci di fare cose eccelse sul doppio giro, non
mancano.
PRIMATI NEI BALCANI - Qualche nota dalla Bulgaria, dove nella
difficoltà planetaria del momento si è comunque riusciti a mettere
in piedi la Sofia Wizz Air Marathon la scorsa settimana. La
perseveranza ha premiato con un doppio primato della corsa:
interessante al femminile, 2h27:57 dell'ucraina Khapilina con
standard olimpico e vittoria su keniane di buon livello, di discreta
fattura il 2h13:03 del marocchino 40enne Sbai. In Macedonia
(Skopje), una maratona che risale a due settimane fa ma che ha dato
l'ennesimo primato nazionale (2h35:54) alla ben nota Luiza Gega, la
migliore atleta d'Albania (argento europeo 2016 sui 3000 siepi), che
con il limite sui 42 km vanta ora tutti i primati nazionali dal
mezzofondo veloce al prolungato fino alla maratona, oltre che nella
mezza maratona.
50 KM UCRAINI - Nella consueta sede di Ivano-Frankivsk, disputati
ieri i campionati ucraini di marcia, con eccellente prestazione di
Ihor Hlavan, bronzo mondiale a Mosca 2013, che in 3h47:31 ha
centrato la miglior prestazione mondiale stagionale escludendo
quelle ottenute in Russia (Cheparev e Sharipov hanno marciato
quattro minuti più veloce sulla distanza). Sotto le 3h50 anche Budza
in 3h49:47. Altri titoli a Losev (1h21:44) e alla Olyanovska, anche
lei al bronzo mondiale ma nel 2015, in 1h29:18.
GIAPPONE - Dalle ultime tornate di gare in pista, 27:08.91 sui 10000
metri del keniano Bedan Karoki, argento mondiale di cross e mezza
maratona. Dietro di lui debutto sulla distanza del 19enne Philemon
Ruto Kiplagat, il cui 27:46.67 lo pone in cima alle graduatorie
stagionali di categoria U20. Per Karoki si è trattato del terzo
10000 in tre mesi, tutti abbondantemente sotto i 27:20, ma del primo
successo. Ieri, nel Tajima Memorial di Yamaguchi, altra attività in
pista con 2,27 di Shinno nell'alto e primato nazionale sui 300 donne
di Seika Aoyama, un 37.08 che rappresenta anche il miglior crono mai
realizzato sulla distanza da un'atleta asiatica.
La sfida delle sfide: Kipchoge vs Bekele a Londra
Domenica l’attesissima maratona della capitale britannica con il
recordman mondiale e il secondo di sempre sui 42,195 km. In gara
anche l’azzurro Meucci. La primatista Kosgei tra le donne
Domenica nell’ottantesimo anniversario del blitz tedesco, Londra
celebra la sua resistenza alla Luftwaffe e al virus che sta
sconvolgendo il mondo, spazzando il continente delle grandi adunate
di massa, del grande rito della corsa, dei 42 chilometri attraverso
le metropoli. Una dopo l’altra si sono arrese tutte. Londra, al 40°
appuntamento con la sua prova, no. Ma per sopravvivere, è costretta
a cambiare coordinate, rotta, formato, partecipazione.
Domenica resteranno a casa i 45.000 che erano riusciti a strappare
un pettorale (ma tutti sono invitati a correre i 42,195 km per
proprio conto e per continuare nella formidabile tradizione di
raccolta di fondi benefici) e nessuna linea di partenza verrà
tracciata a Greenwich. Tutto andrà in scena nel cuore della città,
attorno al parco di St. James, il più piccolo e il più amato, dalla
superba popolazione di uccelli acquatici: 19 giri di 2150 metri e
una breve e finale appendice di 1345 metri sul Mall: almeno le
battute conclusive intendono rispettare la tradizione. Una
maxi-pista piatta, dove sviluppare alte velocità, sollecitate da una
pattuglia di lepri guidata da sir Mo Farah, fresco di record
mondiale dell’ora.
Una gara che è un distillato di classe pura, di nomi già ben
attestati nella storia dell’atletica, un elenco che deve essere
costato molto caro tra ingaggi, premi e bonus agli organizzatori,
una struttura al cui vertice siede Hugh Brasher, figlio di Chris,
uno dei padri fondatori della prova londinese, olimpionico nelle
siepi a Melbourne ’56, uno degli scanditori di ritmo – l’altro era
Chris Chataway – che diedero una mano a Roger Bannister per passare
le colonne d’Ercole dei 4 minuti nel miglio.
Brasher ha una sorta di esclusiva su Eliud Kipchoge (quattro
vittorie e un record della corsa portato a 2h02:37 l’anno scorso) e
dopo lo stordente tempo berlinese di Kenenisa Bekele, 2h01:41, a due
secondi dal record mondiale di Eliud, ha iniziato a cullare il
progetto di mettere uno di fronte all’altro i due veterani -
l’etiope Kipchoge ha 38 anni, il keniano Bekele fra poco ne
festeggerà 36 – in un duello definitivo. E li ha convinti a tenere
fermo il loro impegno anche di fronte a un lungo rinvio: da fine
aprile ad inizio ottobre.
Nel frattempo Brasher non ha fatto che arricchire il cast
ingaggiando gli etiopi Mosinet Geremew che l’anno scorso riuscì a
resistere alle progressive accelerazioni di Kipchoge per cedere solo
nel finale, finire a 18 secondi e diventare in 2h02:55 il quarto di
sempre, Mule Wasihun, terzo nella stessa occasione in 2h03:16
(ottavo all-time), Sisay Lemma 2h03:36 a Berlino, Tamirat Tola
2h04:06 e Shura Kitata 2h04:49, ma anche i keniani Marius Kepserem
2h04:11, Vincent Kipchumba 2h05:09 e Gideon Kipketer 2h05:51, il
norvegese Sondre Moen 2h05:48, punto di riferimento per la pattuglia
europea di cui fa parte l’azzurro Daniele Meucci.
Della stessa qualità la prova femminile con Brigid Kosgei che l’anno
scorso a Chicago ha dato una scossa al record mondiale chiudendo in
2h14:04, la campionessa mondiale in carica Ruth Chepngetich,
2h17:08, la piccola veterana Vivian Cheruiyot, a segno a Londra due
anni fa in 2h18:31. Il terzetto delle keniane verrà sfidato dalle
etiopi Roza Dereje, 2h18:30, e Ashete Bekere, 2h20:14. Nel rispetto
delle restrizioni sanitarie, Brasher e i suoi hanno allestito una
“bolla” fuori città: un albergo in campagna con prati attorno per
gli ultimi “ritocchi”, test all’arrivo e nell’imminenza del via, un
percorso ermeticamente chiuso per tutti. Il prima, il durante e il
dopo in un’interminabile diretta della BBC.
Straneo e Zoghlami campioni italiani dei 10.000
A Vittorio Veneto (Treviso) l’alessandrina torna al successo
tricolore anche su pista. Tra gli uomini il siciliano Osama, azzurro
delle siepi, vince al debutto sulla distanza. Titoli U23 per Colli e
Parolini.
Nei Campionati italiani dei 10.000 metri, a Vittorio Veneto
(Treviso), conquistano il successo Valeria Straneo e Osama Zoghlami.
Questo il verdetto della rassegna tricolore, inserita nel 29°
Meeting Città di Conegliano, al termine di due sfide combattute. Tra
le donne in 32:55.25 è il secondo titolo della stagione per
l’alessandrina del Laguna Running, che aveva già vinto nella mezza
maratona di Verona in febbraio, e anche il secondo della carriera
sulla distanza, a 44 anni di età, dopo quello del 2013. Alle sue
spalle la campionessa uscente Isabel Mattuzzi (Fiamme Gialle,
33:04.22), in testa nella prima parte, e Giovanna Epis (Carabinieri,
33:16.47). Sorpresa nella prova maschile con il siciliano
dell’Aeronautica, più volte azzurro dei 3000 siepi, che al debutto
nei 10.000 prevale in 29:07.27 con una volata in rimonta davanti al
22enne bergamasco Sebastiano Parolini (Ga Vertovese, 29:08.07),
campione under 23, e a Stefano La Rosa (Carabinieri, 29:08.69)
superando nel finale Pietro Riva (Fiamme Oro, 29:12.45), che era
nettamente al comando fino a circa duecento metri dall’arrivo.
Titolo promesse femminile per Gaia Colli (Atl. Valle Brembana,
35:06.87). Nelle altre gare del meeting in evidenza Leonardo Feletto
(Atl. Mogliano), vincitore dei 3000 siepi in 8:32.52 a quattro
secondi dal recente personale, mentre il campione italiano del
giavellotto Norbert Bonvecchio (Atl. Trento) firma il primato
stagionale con 77,60 e sugli 800 metri il bosniaco Amel Tuka,
argento mondiale, si impone in 1:46.98.
DONNE - È di nuovo Valeria Straneo a dettare legge in una rassegna
tricolore. Al ritorno in una gara su pista dopo cinque stagioni, la
primatista nazionale di maratona vince anche su questo terreno. Per
la seconda volta nel 2020 conquista un titolo italiano sotto la
guida tecnica dell’olimpionico Stefano Baldini, che si aggiunge a
quello della “mezza”, mentre sui 10.000 metri si era già affermata
sette anni fa. Il break intorno al settimo chilometro, con
l’inossidabile piemontese classe ’76 che prende il largo scavando un
margine di qualche secondo per mantenerlo fino al traguardo, in un
pomeriggio piuttosto fresco. Nella fase iniziale a tentare la fuga
era stata invece Isabel Mattuzzi (Fiamme Gialle), campionessa in
carica alla ricerca del bis, guadagnando alcuni metri sulle
avversarie tra il secondo e il quarto chilometro, prima del
ricongiungimento del terzetto di testa che comprendeva anche
Giovanna Epis. Un match acceso, ma alla fine la portacolori del
Laguna Running esulta in 32:55.25 sulla finanziera trentina che è
seconda con 33:04.22, terza invece la veneziana dei Carabinieri nel
crono di 33:16.47.
Ai piedi del podio la pugliese Maria Chiara Cascavilla (La
Fratellanza 1874 Modena, 34:16.64), a lungo da sola al quarto posto,
mentre è quinta la siciliana Alessia Tuccitto (Gs Lammari) con il
personale migliorato di oltre un minuto in 34:23.79 davanti a
Raimonda Nieddu (Cagliari Atl. Leggera, 34:44.01). Tra le promesse
Gaia Colli (Atl. Valle Brembana, 35:06.87), azzurra della corsa in
montagna, si prende il titolo nei confronti di Ilaria Fantinel
(Esercito, 35:22.43) e Azzurra Ilari (Atl. Amatori Osimo, 41:00.74).
“Non me l’aspettavo - le parole di Valeria Straneo, che in carriera
ha vinto l’argento nella maratona ai Mondiali 2013 e agli Europei
2014 - anche perché era da tanto tempo che non correvo su pista, ma
ho sempre tenuto il mio ritmo. Le gambe giravano bene, sono
veramente felicissima e soddisfatta. Adesso punto ai Mondiali di
mezza maratona di metà ottobre in Polonia, poi alla maratona di
Valencia a inizio dicembre con l’obiettivo di centrare il minimo per
quella che potrebbe essere la mia terza Olimpiade”.
UOMINI - Sembra tutto deciso per il titolo maschile, quando Pietro
Riva (Fiamme Oro) cambia passo dopo sei chilometri e prende un
vantaggio consistente. Ma c’è un colpo di scena, perché nell’ultima
parte il piemontese rallenta l’andatura e si avvicinano i tre più
immediati inseguitori che recuperano a vista d’occhio. All’inizio
della curva conclusiva si materializza il sorpasso, con Osama
Zoghlami a far valere il suo spunto finale. Specialista dei 3000
siepi, in cui ha indossato la maglia azzurra anche ai Mondiali di
Doha, di recente il mezzofondista dell’Aeronautica si è migliorato
nei 1500 e anche nei 3000 piani. Partiva da outsider, all’esordio su
questa distanza, però il 26enne trapanese di Valderice si ritrova
campione italiano. Per l’atleta allenato a Palermo da Gaspare
Polizzi, tecnico del grande Totò Antibo, è il secondo tricolore
assoluto dopo quello del cross corto nella scorsa stagione, ma il
primo su pista. Notevole il progresso di Sebastiano Parolini (Ga
Vertovese), bergamasco classe ’98 e argento U23 a squadre agli
Europei di cross, che dopo essere già sceso sotto i quattordici
minuti nei 5000 metri al meeting di Rovereto qui corre in 29:08.07
per il tricolore promesse superando nella volata il pluricampione
italiano Stefano La Rosa (Carabinieri), 29:08.69, mentre è quarto
Pietro Riva (29:12.45). Completano il podio under 23 i pugliesi
Pasquale Selvarolo (29:24.74) e Nfamara Njie (29:30.49), entrambi
dell’Atletica Casone Noceto. Assenti dell’ultim’ora Marouan Razine
(Esercito) e Ahmed El Mazoury (Atl. Casone Noceto). “Mi sono
divertito - commenta Osama Zoghlami - per questo mio debutto nei
10.000 metri. Ho cercato di tenere d’occhio la testa della corsa e
non ho mai smesso di crederci, per chiudere con un bel finale.
E ora penso a tornare sui 3000 siepi”.
FELETTO OK NELLE SIEPI - Vince e convince Leonardo Feletto sui 3000
siepi. Per il 25enne dell’Atletica Mogliano c’è il successo in
8:32.52 che è la seconda prestazione in carriera, poco distante dal
personale di 8:28.33 firmato due settimane fa a San Biagio di
Callalta in solitaria. Stavolta il trevigiano risolve in suo favore
il duello con il britannico Mark Pearce (8:34.38), allungando a
duecento metri dal traguardo prima dell’ultima riviera, per ribadire
il suo bel momento di forma. Non prende il via invece Ahmed
Abdelwahed (Fiamme Gialle), tricolore in carica sulla distanza,
mentre si avvicina l’appuntamento con la Festa dell’Endurance di
Modena (17-18 ottobre) che assegnerà i titoli italiani del
mezzofondo prolungato.
800 PER TUKA E VANDI - Protagonista negli 800 metri Amel Tuka,
stella internazionale del pomeriggio: è uno dei big della
specialità, vicecampione mondiale nella scorsa stagione a Doha ma
anche bronzo iridato a Pechino 2015. Il bosniaco conduce una gara di
testa e chiude in 1:46.98 seguito dall’atleta di casa Catalin
Tecuceanu (Silca Ultralite Vittorio Veneto, 1:47.91) e dall’azzurro
Joao Bussotti (Esercito, 1:48.16). Tra le donne Eleonora Vandi (Atl.
Avis Macerata) con 2:06.11 precede Irene Vian (Atl. Riviera del
Brenta, 2:06.84), poi l’irlandese Iseult O’Donnell (2:07.83) e
Giulia Aprile (Esercito, 2:08.74).
BONVECCHIO ALLO STAGIONALE - Si conferma in crescita Norbert
Bonvecchio (Atl. Trento) nel giavellotto, che come da tradizione è
uno dei piatti forti di questo meeting. Dopo aver conquistato a
Padova il suo quarto titolo estivo, il tricolore assoluto migliora
ancora il primato stagionale con 77,60 all’ultimo tentativo,
incrementando così il 76,37 ottenuto a Rovereto. Nel turno
conclusivo arrivano i lanci più lunghi di giornata anche di Matteo
Masetti (Atl. Lecco Colombo Costruzioni, 68,75) e dello junior
Michele Fina (Atl. Brugnera Friulintagli, 67,80) che nella recente
rassegna di categoria a Grosseto ha sfondato per la prima volta la
barriera dei settanta metri. La pluricampionessa italiana Chiara
Rosa (Fiamme Azzurre) spedisce il peso a 15,75, tra gli uomini 16,86
di Andrea Caiaffa (Fiamme Oro). Nell’alto 2,10 di Manuel Lando (Atl.
Vicentina) e il decatleta Jacopo Zanatta (Silca Ultralite Vittorio
Veneto) si aggiudica il lungo con 7,24 (+1.2).
Doha: Duplantis saluta il 2020 da imbattuto
Mondo completa la stagione con un'altra vittoria in Wanda Diamond
League: in Qatar "solo" 5,82. Migliori prestazioni mondiali
dell'anno per Kipyegon (800) e Obiri (3000). Dal Molin falsa
partenza
La notizia, per una volta, è che il primatista del mondo Armand
Duplantis non salta i sei metri nell’asta. A Doha il ventenne
svedese saluta il 2020 chiudendo la stagione da imbattuto, con la
misura per lui decisamente agevole di 5,82, prima di due errori a
5,92 e un tentativo mancato a sei metri. In Qatar è l’ultima tappa
dell’anno per la Wanda Diamond League, fortemente condizionata in
questa stagione dalla pandemia da Covid-19: dal mezzofondo arrivano
due migliori prestazioni mondiali dell’anno, quella della keniana
Faith Kipyegon negli 800 metri con il tempo di 1:57.68 e quella dei
3000 metri per l’altra keniana Hellen Obiri (8:22.54). Vittoria nei
100 metri per la giamaicana Elaine Thompson-Herah in 10.87 (0.0). Di
qualità i 1500 al maschile dominati dall’australiano Stewart McSweyn
in 3:30.51 e gli 800 del keniano Ferguson Rotich (1:44.16).
L’ucraina Maryna Bekh-Romanchuk a 6,91 (+0.6) nel lungo. In chiave
azzurra, non c’è gloria per Paolo Dal Molin (Fiamme Oro), escluso
per una falsa partenza dalla gara dei 110hs, vinta dallo
statunitense Aaron Mallet in 13.15 (+0.3).
16 SU 16 - Di diverso, dai Mondiali cominciati proprio un anno fa di
questi periodi, c’è l’impianto che ospita il circus: non il Khalifa
Stadium ma il più misurato Qatar Sports Club, lo stadio tradizionale
della Diamond League a Doha. Di simile, invece, c’è la temperatura
torrida (quasi 35 gradi) e l’umidità che fa grondare di sudore.
“Mondo” Duplantis, nella gara che chiudeva la propria strepitosa
stagione, non esagera. A pochi giorni dal 6,15 del Golden Gala
Pietro Mennea, migliore prestazione della storia all’aperto, si
“arena” a 5,92, dieci centimetri più su della misura di 5,82 (alla
prima) che gli consegna comunque la vittoria. Stessa cifra per lo
statunitense campione del mondo Sam Kendricks che però del 5,82 si
sbarazza alla terza come pure il francese ex primatista Renaud
Lavillenie, al miglior salto dell’anno. Sedici gare, sedici trionfi
(e lo spaziale 6,18 indoor): l’ultima sconfitta risale proprio alla
finale mondiale di Doha e il 2020 resterà per sempre l’anno di
Duplantis.
SPRINT – Viaggia forte, di nuovo, Elaine Thompson-Herah: 10.87 nei
100 metri con vento nullo per la giamaicana, a due centesimi dal
crono di 10.85 del Golden Gala che resiste come migliore prestazione
mondiale del 2020. Nulla possono l’ivoriana Marie-Josèe Ta Lou
(11.21) e Kayla White (Usa, 11.25) al cospetto della ritrovata
brillantezza della campionessa olimpica. Duecento metri al maschile
a tempo di primato ivoriano per Arthur Cissé che infilza il primo
posto con 20.23 (+0.9): bel balzo in avanti per chi prima d’oggi
aveva corso soltanto in 20.77 (ma è sprinter da 9.93 nei 100). Leve
non infinite, sguscia via al giamaicano Julian Forte (20.39) mentre
Christophe Lemaitre naviga su tempi di fine stagione (20.68). Nel
giro di pista si va meno forti che a Roma, tappa vinta da Edoardo
Scotti la settimana scorsa (in 45.21): Kahmari Montgomery, lo
statunitense, timbra il cartellino con 45.55.
OSTACOLI – Si muove troppo presto sui blocchi Paolo Dal Molin
(Fiamme Oro): “fischiata” la falsa partenza all’ostacolista azzurro
e deve abbandonare i 110hs. Amarezza. Anche nello start successivo
si alza un cartellino rosso, indirizzato al francese Wilhem Belocian
e così diventa una prova a eliminazione con soli cinque atleti,
vista già l’assenza dello statunitense Crittenden. Niente paura, non
perde la concentrazione e si scatena il connazionale Aaron Mallet
che sgretola il personale a 13.15 (+0.3) nonostante l’incontro
ravvicinato con il nono ostacolo. Tra le donne, due americane
davanti a tutte nei 100hs: Payton Chadwick 12.78 (+1.1), Taliyah
Brooks 12.86.
MEZZOFONDO – Negli 800 la spagnola Esther Guerrero è la prima a
rompere gli indugi. Ma intorno ai -200 apre il gas Faith Kipyegon,
la keniana campionessa olimpica e mondiale dei 1500: da cinque anni
non correva così forte nel doppio giro di pista (nell’ultima
edizione di RietiMeeting, quella del 2015) e ne esce l’ottocento più
veloce dell’anno, in tutto il mondo, e il primo sotto l’1:58. Sul
tabellone spedisce il crono di 1:57.68. La Guerrero esulta a sua
volta per la prima discesa sotto i due minuti (1:59.22) e sotto la
soglia torna anche la britannica Adelle Tracey (1:59.87). Nei 3000
al femminile l’altra WL: la graffia la keniana due volte iridata dei
5000 Hellen Obiri (8:22.54), partita sulla campana e tallonata fin
sul traguardo dalle connazionali Agnes Tirop (8:22.92) e la
primatista del mondo delle siepi Beatrice Chepkoech (8:22.92). Il
monopolio keniano è arricchito da Margaret Chelimo Kipkemboi
(8:24.76) e Hyvin Kiyeng (8:25.13). Al maschile, Stewart McSweyn
firma il record australiano in un 1500 spumeggiante: scortato dalle
due lepri a disposizione allunga subito su tutti i competitors, si
smarca dal pacer Brimin Kiprono non appena suonata la campana
dell’ultimo giro e divora in solitaria i quattrocento metri finali
chiudendo in 3:30.51, quasi un secondo in meno del “suo”. Si
migliorano, ma a debita distanza, altri personaggi che frequentano
chilometraggi più lunghi come l’etiope Selemon Barega (3:32.97), i
siepisti Soufiane El Bakkali (Marocco, 3:33.45) e Lamecha Girma
(Etiopia, 3:33.77) e anche il britannico James West (3:34.07). In un
tardo pomeriggio che offre interessanti battaglie di mezzofondo, da
segnalare anche l’1:44.16 del keniano Ferguson Rotich che deve
faticare per respingere l’assalto del “brit” Elliot Giles (1:44.56).
LUNGO – Anche a Doha, nel lungo, si sperimenta la formula della
“finale a tre” nell’ultimo dei sei turni. Fino alla sfida
conclusiva, la leader è la svedese Khaddi Sagnia (6,85/+0.2). Ma il
volo finale dell’ucraina Maryna Bekh-Romanchuk a 6,91 (+0.6) le
sfila il successo. E non solo: il 6,68 (+0.4) della nigeriana Ese
Brume la relega al terzo posto, visto che nel suo ultimo ingresso in
pedana la svedese non riesce ad andare oltre un 6,55 (+0.3).
Crippa è leggenda: record italiano 13:02.26!
Dopo 30 anni cade il record dei 5000 di Antibo: a Ostrava
straordinario Yeman, adesso padrone di 5000 e 10.000. “Ho avuto
coraggio, spero di essere d’ispirazione per tanti giovani atleti”
Serata da leggenda per Yeman Crippa a Ostrava (Repubblica Ceca).
Dopo trent’anni cade il record italiano dei 5000 metri: l’azzurro
corre in 13:02.26 e migliora il primato che dal 1990 apparteneva a
Totò Antibo (13:05.59 a Bologna il 18 luglio). Un record che era
nell’aria, e fortemente voluto dal 23enne trentino delle Fiamme Oro,
terzo al Golden Spike alle spalle dell’ugandese Jacob Kiplimo
(12:48.63) e dell’etiope Selemon Barega (12:49.08), al termine di
una gara coraggiosa, tutta all’inseguimento dei migliori. Crippa si
appropria del record dei 5000 dopo essersi impadronito anche di
quello dei 10.000 ai Mondiali di Doha nella scorsa stagione,
conclusi all’ottavo posto. È una serata magica per l’azzurro
allenato da Massimo Pegoretti, che in carriera ha già vinto il
bronzo europeo nei 10.000 a Berlino 2018 e il bronzo agli Eurocross
di Lisbona 2019.
Come prevedibile Selemon Barega scappa via con tre lepri, tra cui il
connazionale Lamecha Girma a trainarlo fino ai 3000. Crippa segue il
proprio ritmo nel gruppo ristretto degli inseguitori che poi diventa
un duetto con Jacob Kiplimo, l’ugandese del Casone Noceto. L’azione
è rotonda, ma intorno ai 3200 metri il compagno di viaggio si lancia
a riprendere Barega e si libera di Crippa che resta tutto solo,
contro il cronometro. Non si tratta più di sfidare gli avversari ma
la storia, per l’azzurro con le treccine dorate. E quando si
materializza il crono da primato sul tabellone, la fatica si
trasforma in estasi. Per una prestazione che vanta una rilevanza
statistica di un certo spessore, considerato che lo fa sbarcare
nella top ten europea di sempre, al decimo posto, con un primato
personale ormai vicino a quello del campione europeo Jakob
Ingebrigtsen (13:02.03) e con un progresso rispetto ai propri limiti
di oltre cinque secondi (era 13:07.84).
CRIPPA: “HO AVUTO CORAGGIO” - Risponde al telefono da Ostrava,
ancora emozionato: “Sono contentissimo, dopo tre anni che ci provavo
è finalmente arrivato il grande risultato - le prime parole di
Crippa -. Lo dico con il sorriso, spero che un mito come Totò Antibo
non ce l’abbia con me! Gli ho tolto un altro record, ma so che
faceva il tifo per me”. Passano pochi minuti ed ecco il messaggio di
congratulazioni di Antibo sui social: “Finalmente dopo 30 anni viene
battuto il record italiano. Complimenti Crippa, adesso inizia una
nuova stagione”.
“Questo record era l’obiettivo del mio 2020 - prosegue Yeman - e
averlo ottenuto significa che sono sulla strada giusta, che gli
obiettivi prefissati li ho centrati. Nonostante tutto, nonostante lo
stop per il lockdown e le difficoltà negli allenamenti. Bisogna
crederci, avere il coraggio e provarci. Soffrire e non mollare mai,
e spero che questo abbiano capito i giovani atleti che mi hanno
seguito stasera da uno schermo. Vorrei aver dato loro tanta
motivazione”.
La gara-record la racconta lui, dalla sua visuale: “Mi ha dato una
grossa mano Kiplimo - spiega - poi lui è andato via e soffrendo ho
tenuto duro. Praticamente ho fatto quasi metà gara da solo.
Negli ultimi due giri e mezzo ero stremato, ma già dai primi
passaggi che vedevo sul display (2:32 al 1000, 5:11 al 2000, 7:45 al
3000) avevo capito di essere in linea con il record italiano e sono
riuscito a chiudere in 61 secondi l’ultimo giro. A un certo punto,
all’ultimo giro, ho chiuso gli occhi, e mi sono detto che dovevo
‘sparare’ il più possibile. Avrei voluto provare anche il sub-13, è
sfumato di poco e ci riproverò”.
“Dopo Doha, e il mio record dei 10.000 avevo detto che sì, ero
soddisfatto, ma il mondo corre forte ed è ancora lontano: stasera lo
confermo - aggiunge -. Non mi accontento, c’è tanto da limare, a
partire dalla discesa sotto i tredici secondi nei 5000. Ma intanto
me la godo e sono felice di essermi riscattato dal record mancato di
sabato sera nel miglio. Ci voleva proprio”. Nella stessa gara, al
debutto stagionale sulla distanza, l’altro azzurro Said El Otmani (Esercito)
si esprime in 13:24.13 ed è settimo.
DALL'ETIOPIA AL TRENTINO - La guerra civile in Etiopia lo ha
strappato alla sua famiglia, originaria del Nord-Est del Paese, e lo
ha portato in un orfanotrofio di Addis Abeba dove nel 2003 è stato
adottato con i fratelli da una coppia milanese, Roberto e Luisa
Crippa. La nuova famiglia si è stabilita in Trentino, a Montagne (presso
Tione), dove Yemaneberhan (il nome in amarico significa “il braccio
destro di Dio”) ha prima giocato a calcio e poi è stato avviato alla
corsa nell’Atletica Valchiese dal compianto tecnico Marco Borsari.
Dopo la scomparsa del suo primo allenatore, “Yeman” è stato seguito
da Massimo Pegoretti, ex mezzofondista delle Fiamme Azzurre.
Crippa, fin da ragazzino, ha primeggiato in tutte le categorie e su
tutti i terreni, dalla corsa in montagna alla corsa campestre,
collezionando titoli e medaglie europee. Nel 2017 ha stabilito il
primato italiano assoluto dei 5000 al coperto con 13:23.99 a
Birmingham. Sempre nel 2017 ha vinto l’oro europeo under 23 in
volata grazie a un’entusiasmante rimonta. Nel 2018 ha tolto a
Francesco Panetta le migliori prestazioni nazionali promesse di 5000
e 10.000 che risalivano al 1985, ma anche quella dei 3000 a Stefano
Mei con 7:43.30, prima del bronzo sui 10.000 agli Europei di Berlino,
la prima medaglia tra i “grandi”. Nel 2019 è sceso fino a 13:07.84
sui 5000 metri, a un paio di secondi dal record italiano di
Salvatore Antibo, dopo il personale anche nei 1500 (3:37.81) e il
successo in Coppa Europa dei 10.000. Ai Mondiali di Doha ha battuto
dopo trent’anni il primato di Antibo nei 10.000 con 27:10.76,
finendo ottavo. E da stasera è anche il re dei 5000 metri.
Crippa, record del miglio sfiorato: 3:52.08
Resiste il primato di Genny Di Napoli: a San Donato Milanese
convincente prova dell’azzurro a dodici centesimi dal limite
nazionale del 1992. “Martedì a Ostrava ancora più carico per i 5000”
Il record dei 1500 compirà trent’anni mercoledì prossimo, e anche
quello del miglio, sempre di Gennaro Di Napoli, non cambia padrone.
Almeno per ora. Resiste a San Donato Milanese il primato italiano
dei 1609,34 metri: lo sfiora Yeman Crippa (Fiamme Oro) che termina
il proprio tentativo con il crono di 3:52.08, a soli dodici
centesimi dal 3:51.96 che Di Napoli stabilì ventotto anni fa sulla
pista della stessa località lombarda. Sotto gli occhi del recordman,
il primo a complimentarsi con il talento trentino (“Non avrà
problemi a farlo, ha un giro di gambe troppo bello”) Crippa produce
comunque una prova di estrema qualità, che fa ben sperare in vista
dell’assalto al record dei 5000 in programma martedì a Ostrava in
Repubblica Ceca. L’azzurro è secondo al traguardo, sulla scia
dell’australiano Matthew Ramsden (3:51.23, migliore prestazione
mondiale 2020) e davanti all’altro aussie Ryan Gregson (3:52.38).
Più distanziati Osama Zoghlami (Aeronautica, 3:56.87), Joao Bussotti
(Esercito, 3:57.54), Pietro Riva (Fiamme Oro, 3:57.90) e Pietro
Arese (Safatletica Piemonte, 3:59.56). “Buono, un bel tempo, però
per dodici centesimi è sfuggito l’obiettivo e sicuramente dispiace -
le parole di Crippa, ottavo al mondo a Doha nei 10.000 con il
primato italiano -. Se dovevo dare il 100% per fare il record,
stavolta ci siamo fermati al 98-99%. È un battito di ciglia,
difficile anche da spiegare dove abbia perso il record”.
Ma pensa già al prossimo impegno: “Di sicuro per Ostrava mi resta
ancora più voglia: gli stimoli li ho, andrò in Repubblica Ceca
carichissimo, stavolta non anticipo nulla sul crono che potrò valere
ma farò la mia gara“.
Nella gara clou del 30° Miglio Ambrosiano-Trofeo Don Kenya Run, le
due lepri Lorenzo Pilati (Valli di Non e Sole) e il polacco Adam
Czerwinski pilotano il gruppo nei primi tre giri, dopodiché Crippa (i
passaggi manuali: 57.6 il primo 400, 1:54.7 agli 800, 2:53.1 ai
1200) deve vedersela da solo contro gli australiani. E si comporta
egregiamente, perdendo soltanto in volata e confermando il buon
periodo di forma, in una stagione che l’ha già portato a correre il
più veloce 1500 italiano dal 1996 (3:35.26 a Rovereto). Nella
seconda serie maschile, il miglior tempo è per Ala Zoghlami (Fiamme
Oro) che prevale con 4:01.54, ma c’è da segnalare anche il record
del mondo master M45 di Davide Raineri (San Rocchino): era già suo,
e stasera lo abbassa a 4:10.30.
LA GARA FEMMINILE - Tra le donne, il successo non sfugge a Giulia
Aprile: primo posto con 4:36.44 per la siciliana quattro volte
campionessa italiana dei 1500 tra indoor e outdoor. La 24enne
dell’Esercito precede Micol Majori (Pro Sesto Atl.) che chiude in
4:39.42 e Martina Tozzi (Fiamme Gialle) in 4:40.96. “Vengo da due
stagioni condizionate dagli infortuni e riparto da qui”, le parole
della vincitrice, in una gara che era stata scandita da Sophia
Favalli come pacemaker nella prima fase e poi indirizzata
dall’assolo della Aprile nell’ultimo giro.
Faniel trionfa a Lens, primato a un soffio
Nei 10 km in Francia, al rientro in gara dopo oltre sei mesi, il
recordman di maratona vince in 28:12 e manca per soli 4 secondi il
miglior tempo italiano di sempre (28:08 di Meucci): “Bello ripartire
così”
Bel ritorno in gara per Eyob Faniel. A Lens, nel nord della Francia,
l’azzurro vince nettamente in una corsa su strada di 10 chilometri
con il tempo di 28:12, sfiorando il record italiano sulla distanza.
Il 27enne delle Fiamme Oro arriva ad appena quattro secondi dal
limite di 28:08 ottenuto in questa stagione da Daniele Meucci, a
Valencia il 12 gennaio. Per Faniel era il rientro agonistico a più
di sei mesi dall’ultima competizione, il 23 febbraio a Siviglia,
dove ha stabilito il primato nazionale di maratona con 2h07:19
togliendolo all’olimpionico Stefano Baldini.
ASSOLO VINCENTE - Una prova quasi tutta in solitaria per il
vicentino allenato da Ruggero Pertile, con il cronometro come unico
vero riferimento sui 10 km all’interno dell’evento La Route du
Louvre. Davanti per dettare il ritmo fin dall’inizio, in una corsa
senza pacemaker designati e con partenze scaglionate, a piccoli
gruppi, indossando la mascherina in fase di avvio. Si trova già in
testa al terzo chilometro, staccando il gruppo degli avversari, e il
tempo ufficioso al quinto è di 14:20 prima di una seconda parte meno
impegnativa, ma con l’arrivo in leggera salita. Al traguardo c’è il
record personale, migliorando di nove secondi il 28:21 con cui aveva
vinto la BOclassic di Bolzano nel giorno di San Silvestro, alla fine
dell’anno scorso. Oltre un minuto il vantaggio sul transalpino Yann
Schrub (29:26), terzo il connazionale Mickael Gras (29:43). Tra le
donne successo della keniana Susan Kipsang Jeptoo (32:47) nei
confronti di Sofiia Yaremchuk (Acsi Italia Atletica, 32:53), ucraina
che vive a Roma, e di Julie Sylvain (35:42).
“CI RIPROVERÒ” - “Sono comunque felice - racconta Faniel - di essere
tornato in gara dopo tanto tempo. Bello ripartire, ancora più bello
con un buon risultato come questo. Non vedevo l’ora e quasi mi ero
dimenticato le sensazioni, così intense, che si provano solo quando
si indossa il pettorale e cresce l’adrenalina. Ho cercato di partire
subito forte, perché sapevo di star bene. Però il tracciato nella
prima metà era piuttosto impegnativo, con diversi saliscendi, e
quando ho visto il crono intermedio non pensavo al record, ma solo a
correre tranquillo. Poi invece nel percorso c’erano tratti
pianeggianti e altri in lieve discesa. Allora mi sono detto che
potevo provarci e sono riuscito a spingere fino alla fine, anche se
non è bastato. Ho mancato di poco il record, ma va bene lo stesso e
ritenterò la prossima volta”. Tra pochi giorni, sabato 12 settembre,
è atteso di nuovo al via sui 10 km a Monza, nell’ambito della Ganten
Monza21, con l’obiettivo sui Mondiali di mezza maratona previsti il
17 ottobre a Gdynia, in Polonia.
Praga, la Jepchirchir centra il record mondiale della Mezza
femminile. E ora gli uomini...
Durante la Prague 21.1, grazie alla 26enne keniana, è caduto il
primo primato. Ma gli appuntamenti con la storia non finiscono qui
Dopo il record dell'ora di Mo Farah conquistato in Diamond League
ieri a Bruxelles, eccone cadere un altro stamattina a Praga. Quello
della Mezza maratona femminile. La keniana Peres Jepchirchir,
durante la Prague 21.1 - Ready to Restart, ha stabilito infatti il
miglior tempo di sempre sui 21.097 km solo al femminile. La 26enne
ha chiuso in 1h05'34" migliorando (nettamente) l'1h06'11"
dell'etiope Netsanet Gudeta ai Mondiali di Mezza del 2018.
LA GARA—
La gara non ha avuto storia. La Jepchirchir ha preso il comando dopo
20', è passata ai 10 km in 30'32'' per poi mollare leggermente
nell'ultima parte. "Sono soddisfatta, ma pensavo di riuscire a
correre in 1h 04'".
E ORA ASSALTO AL RECORD MASCHILE— Ma Praga potrebbe vedere cadere
anche il primato della mezza maschile. Per gli uomini l’obiettivo è
fermare il cronometro al di sotto di 58’30”, impresa compiuta solo
due volte nella storia: il record attuale è detenuto dal keniano
Geoffrey Kamworor con il 58’01” realizzato a Copenaghen il 15
settembre 2019.
Hassan e Farah doppio record nell’ora
In Diamond League a Bruxelles l’olandese migliora il primato del
mondo di Dire Tune percorrendo 18,930 km. Il britannico aggiorna
quello di Gebrselassie con 21,330 km. E il belga Abdi fa tris ai
20.000 in 56:20.02
Straordinario doppio primato del mondo cercato e voluto con
determinazione da Sifan Hassan e Mo Farah, per un'inedita accoppiata
al maschile e al femminile sulla stessa distanza e nello stesso
meeting. E' il Memorial Van Damme di Bruxelles, tappa odierna della
Wanda Diamond League, che regala emozioni con i due assi
plurimedagliati. La prima missione compiuta è di Sifan Hassan,
iridata su 1500 e 10.000 metri a Doha, che è riuscita a migliorare
il limite mondiale dell'ora di corsa percorrendo 18,930 km. Il
record dell'olandese eclissa il vecchio primato dell'etiope Dire
Tune (18,517 km) stabilito dodici anni fa a Ostrava. La Hassan
coglie ovviamente anche il record europeo, sottraendolo a Silvana
Cruciata, che a Roma nel 1981 percorse 18,084 km. La Hassan ha
preceduto l'israeliana Lonah Salpeter, anche lei con 18,751 km
meglio del vecchio limite. Squalificata per infrazione di corsia la
keniana primatista del mondo di maratona Brigid Kosgei, che ha
ingaggiato un lungo testa a testa con l'olandese.
A fine serata arriva il bis, al termine di un entusiasmante duello
con il belga Bashir Abdi, da parte di Mo Farah. Per il britannico,
rientrato in una gara in pista a tre anni dall'ultima, la bellissima
finale di Diamond League a Zurigo 2017 sui 5000 metri, si tratta del
primo record mondiale della carriera, pur se già in possesso di una
miglior prestazione mondiale al coperto sulle due miglia (8:03.40).
Farah chiude l'ora di corsa coprendo 21,330 metri, contro i 21,285
di Haile Gebrselassie (Ostrava 2007) al quale viene sottratto
stasera anche il record dei 20.000 metri (56:26.0), migliorato verso
la fine da Abdi (56:20.02), momentaneamente in testa prima della
volata di Farah, alla ricerca dei metri necessari all'impresa nel
poco tempo rimasto prima dello scoccare dell'ora. Lo stesso Abdi, a
sua volta, riesce nell'impresa di superare il chilometraggio del
grande etiope, chiudendo con 21,322 chilometri nelle gambe.
Spettacolare, nelle riprese televisive, la sovrapposizione con il
Gebrselassie virtuale del record del mondo di Ostrava. Show doppio,
firmato da due grandissimi.
Questi i passaggi ogni 2000 metri:
2000 Simon Debognies BEL 5:37
4000 Simon Debognies BEL 11.16
6000 Robert Keter KEN 16:55
8000 Robert Keter KEN 22:34
10000 Robert Keter KEN 28:12
12000 Mo Farah GBR 33:51
14000 Mo Farah GBR 39:30
16000 Mo Farah GBR 45:07
18000 Mo Farah GBR 50:43
20000 Bashir Abdi BEL 56:21
INGEBRIGTSEN TOP - Anche senza lo stimolo di Timothy Cheruiyot, il
norvegese primatista europeo dei 1500 metri Jakob Ingebrigtsen ha
non solo dominato ma anche firmato un altro crono straordinario in
3:30.69, correndo la terza parte di gara praticamente da solo e
precedendo con ampio margine lo spagnolo Jesus Gomez (3:34.64).
Altro successo belga della serata all'ostacolista Anne Zagré in
13.21 (-0.2), quarta l'iridata di eptathlon Katerina
Johnson-Thompson che porta lo stagionale a 13.59. Nell'alto donne
vince l'australiana Nicola McDermott con 1,91, e anche qui la
Johnson-Thompson si migliora con 1,84. Ad inizio meeting i 100 metri
in carrozzina, con record mondiale del belga Peter Genyn in 19.71.
CRONOLOGIA DEL RECORD DEL MONDO DELL'ORA DI CORSA FEMMINILE
18,084 km Silvana Cruciata ITA Roma 2 maggio 1981
18,340 km Tegla Loroupe KEN Borgholzhausen 7 agosto 1998
18,517 km Dire Tune ETH Ostrava 12 giugno 2008
18,930 km Sifan Hassan NED Bruxelles 4 settembre 2020
CRONOLOGIA DEL RECORD DEL MONDO DELL'ORA DI CORSA MASCHILE
20,190 km Bill Baillie NZL Auckland 24 agosto 1963
20,323 km Ron Clarke AUS Geelong 27 ottobre 1965
20,644 km Gaston Roelants BEL Leuven 28 ottobre 1966
20,784 km Gaston Roelants BEL Bruxelles 20 settembre 1972
20,907 km Jos Hermens NED Papendal 28 settembre 1975
20,944 km Jos Hermens NED Papendal 1 maggio 1976
21,101 km Arturo Barrios MEX La Flèche 30 marzo 1991
21,285 km Haile Gebrselassie ETH Ostrava 27 giugno 2007
21,330 km Mo Farah GBR Bruxelles 4 settembre 2020
Graffio Tamberi: 2,29 a Leverkusen
Successo in Germania dell’azzurro che batte il campione europeo
Przybylko (2,26): “Mi è piaciuto l’approccio agonistico, ora
rivincita venerdì ad Ancona”. Nei 110 ostacoli 13.68 e infortunio
per Dal Molin
La stagione di Gianmarco Tamberi riparte con una vittoria all’estero.
A Leverkusen, in Germania, l’azzurro si prende il successo saltando
2,29 al primo tentativo e riesce a sconfiggere il tedesco Mateusz
Przybylko, oro continentale all’aperto, secondo con 2,26. Una prova
di carattere per il 28enne marchigiano, campione europeo indoor
dell’alto, che tira fuori il suo temperamento da agonista, a oltre
un mese dalla sua ultima uscita di inizio luglio. Per due volte
rimane in gara superando la misura con il terzo e ultimo salto a
disposizione, a 2,23 e 2,26, mentre aveva iniziato senza problemi a
2,15 e proseguito con 2,20 dopo un nullo a questa quota. Poi il
match point decisivo che è anche il record del meeting, nella prima
trasferta dell’estate, e infine tre errori a 2,31. Mister Halfshave,
tornato a gareggiare con l’Atletica Vomano, arriva così a un solo
centimetro dal suo miglior risultato della stagione outdoor, il 2,30
del 28 giugno ad Ancona. E proprio nella sua città Gimbo è atteso
venerdì sera, per una sfida di livello internazionale insieme
all’altro azzurro Stefano Sottile: sarà la rivincita con il tedesco
Przybylko, ma sono annunciati in pedana anche l’olandese Douwe Amels
(oggi sesto a 2,20) e il messicano Edgar Rivera, con il via alle ore
21.30.
“Mi è piaciuto l’approccio agonistico, anche se mi aspettavo di
avere meno difficoltà - commenta Gianmarco Tamberi - ma sono
riuscito a venirne fuori e a portare a casa la vittoria. La prima
gara dopo un periodo di allenamento non è mai facile da interpretare
e questa pedana, che è ottima, per il suo dislivello non mi ha
aiutato a ritrovare subito gli automatismi della rincorsa. Alla fine
una buona prestazione e alla vigilia avrei detto che questa misura
poteva andar bene, però arrivandoci in modo diverso, con qualche
errore in meno. Il salto più bello di oggi è stato probabilmente il
terzo a 2,26, superato con notevole margine, anche meglio del 2,29
mentre a 2,31 ho iniziato a essere un po’ stanco dal punto di vista
nervoso. Ho rotto di nuovo il ghiaccio e ora penso alla gara di
venerdì sera per andare più in alto. Ad Ancona vorrei migliorare il
primato stagionale e anche sul piano tecnico. Sì, concederò la
rivincita a Przybylko che comunque è in forma e l’ha dimostrato
nello scorso weekend, conquistando il titolo nazionale con 2,28. Mi
auguro che potremo crescere entrambi. L’ho battuto in casa, visto
che si allena qui, e spero che poi non vinca in trasferta!”.
Nel meeting TrueAthletes Classics, sui 110 ostacoli Paolo Dal Molin
si impone nella prima delle due gare, con il tempo di 13.68 (vento
+1.3). Un crono superiore di sette centesimi al primato stagionale,
realizzato venerdì sera a Montecarlo in 13.61. Il 33enne delle
Fiamme Oro precede nettamente il norvegese Vladimir Vukicevic
(13.83) e il tedesco Erik Balnuweit (13.93). Poi non riesce a
ripetersi in gara-2, piazzandosi terzo con 13.77 (+0.5) frenato da
un problema muscolare all’adduttore, mentre gli avversari si
migliorano: successo a Vukicevic (13.67), secondo Balnuweit (13.70).
“Ho corso la prima gara in modo tranquillo, aumentando l’intensità
solo nelle ultime tre-quattro barriere - racconta Dal Molin - perché
avevo la sensazione che gli avversari si stessero avvicinando, anche
se in realtà non era così. Allora in finale ho pensato di spingere
dall’inizio, visto che mi sentivo bene, però al sesto ostacolo ho
sentito un piccolo fastidio all’adduttore sinistro e ho provato a
mollare un po’, ma ho continuato ad avvertirlo e quindi ho
rallentato l’azione. Potrebbe essere uno stiramento. Mi dispiace,
perché si stava rivelando un’ottima prova. Ormai da tre gare mi
sento in controllo di quello che faccio e di questo sono contento”.
L’azzurro aveva in programma un’altra trasferta, mercoledì a
Szekesfehervar in Ungheria, a cui perciò sarà costretto a rinunciare.
Crippa show 3:35.26, il migliore dal 1996!
Prova eccellente dell’azzurro a Rovereto nei 1500 metri: diventa il
quarto azzurro di sempre. “Sì, posso battere il record dei 5000 a
Montecarlo, questa serata mi dà carica e convinzione”
Grande prestazione di Yeman Crippa a Rovereto nei 1500 metri:
l’azzurro delle Fiamme Oro sbriciola il primato personale con il
tempo di 3:35.26 diventando il quarto italiano di sempre sulla
distanza. È un crono che per un azzurro mancava dal lontano 1996.
Meglio di lui, nella storia della specialità, soltanto il primatista
Gennaro Di Napoli (3:32.78), Stefano Mei (3:34.57) e Davide Tirelli
(3:34.61). Superati invece Alessandro Lambruschini (3:35.27) e il
finalista olimpico del 2008 Christian Obrist (3:35.32). È il
risultato che illumina la serata del Meeting Madonna delle Neve, nel
suo Trentino. Ed è una prestazione che va letta soprattutto in
prospettiva 5000 e 10.000. Il fuoriclasse del mezzofondo azzurro,
non uno specialista dei 1500 metri, scortato stasera dai pacemaker
Lorenzo Pilati e Stefano Migliorati fino ai mille, toglie oltre due
secondi e mezzo al proprio precedente limite di 3:37.81 fissato lo
scorso anno e quasi cinque secondi rispetto al risultato d’esordio
della scorsa settimana a Cles (3:39.70). Crippa trascina altri due
compagni d’allenamento sotto i 3:40: Mohad Abdikadar (Aeronautica) è
secondo in 3:38.91, David Nikolli (Cento Torri Pavia) si migliora
fino a 3:39.19. Ed è primato personale anche per Osama Zoghlami (Aeronautica)
con 3:41.28. Nella serata magica dei 1500 azzurri, in altra serie,
si superano anche Pietro Riva (Fiamme Oro, 3:41.05), Gabriele Aquaro
(Team-A Lombardia, 3:42.67) e Samuele Dini (Fiamme Gialle, 3:43.06).
“UNA RISPOSTA CONCRETA” - “Sono davvero contento, è da tanti anni
che provavo a correre così e oggi ho ‘beccato’ la gara quasi
perfetta - le parole di Crippa, mentre riceve i complimenti di coach
Massimo Pegoretti -. Visto che trovo sempre qualcosa che non va,
oggi ho fatto gli ultimi cinquecento metri da solo, mentre in una
gara con più ‘compagnia’ sarei riuscito a tirar giù qualche altro
decimo. Ma non fa niente, oggi è arrivato quello che mi aspettavo,
sono passato in 2:23 al mille come previsto, e nel finale ho chiuso
forte”.
“Sono felice anche per tutto il mio gruppo che stasera è andato
veramente bene - prosegue Yeman -. In ottica 5000, questo risultato
significa che posso migliorare tanto e che posso battere il record
italiano, e andare vicino ai tredici minuti, se non sotto. È una
serata che mi dà ancora più carica e convinzione, la conferma che
stiamo lavorando bene: lo sapevo già, ma adesso ho una risposta
ancora più concreta”. Attualmente, nel momento in cui scriviamo,
Crippa è il terzo al mondo e il secondo d’Europa del 2020. In una
distanza non sua. Con un tempo che in Italia mancava dal 3:35.04 di
Gennaro Di Napoli del 10 agosto 1996 a Montecarlo.
VERSO MONTECARLO - Dopo Rovereto, Crippa tornerà subito in altura a
Livigno fino alla vigilia del prossimo, importante, appuntamento:
venerdì 14 agosto, stadio Louis II di Montecarlo, Diamond League,
per cercare di sottrarre dopo trent’anni a Totò Antibo il record
italiano dei 5000 metri (13:05.59), avvicinato lo scorso anno a
Londra con 13:07.84. Il recordman dei 10.000, ottavo al mondo a Doha
e bronzo europeo del cross, ha in agenda anche il Golden Spike di
Ostrava (Repubblica Ceca) dell’8 settembre.
LE ALTRE GARE - Elena Bellò (Fiamme Azzurre) allo stagionale negli
800 metri: l’azzurra manda a referto il tempo di 2:03.44, settima
prestazione in carriera, e precede Irene Baldessari (Esercito)
2:04.86. Assolo di Elisa Bortoli (Esercito) nei 1500, a meno di un
secondo dal primato personale indoor (4:18.39): vince in 4:19.36 ed
è il suo miglior tempo di sempre all’aperto. Cresce ancora Marta
Morara (Atl. Lugo) nel salto in alto: 1,84 e tre centimetri in più
di sabato scorso a Gemona. Cento metri per l’argento europeo under
20 con la staffetta 4x100 Lorenzo Ianes (Atletica Trento) in 10.79
(+1.0).
Tortu 10.12, Jacobs 10.14. Iapichino 6,80!
Savona in diretta tv su RaiSport+HD, diretta streaming su RaiPlay
(qui il link). Decolla Larissa nel lungo, primato italiano U20,
nella storia meglio soltanto mamma Fiona May
Straordinario meeting di Savona. Una giornata che illumina
l’atletica azzurra con una quantità di risultati super. La copertina
se la prende Larissa Iapichino: la saltatrice in lungo dell’Atletica
Firenze Marathon entra in una nuova dimensione atterrando a un
sontuoso 6,80 (+0.7), seconda italiana di sempre. Meglio di lei ha
fatto soltanto la mamma Fiona May, la leggenda del lungo azzurro. E
questa misura, oltre a rappresentare il primato italiano under 20,
la porta al secondo posto delle liste mondiali stagionali. L’attesa
sfida dei 100 metri la vince Filippo Tortu: il primatista italiano (Fiamme
Gialle) convince in finale con il tempo di 10.12 (+1.3) e si lascia
alle spalle Marcell Jacobs (Fiamme Oro) capace di 10.14 e Fausto
Desalu (Fiamme Gialle), al personale con 10.29. Alla grande anche
Leonardo Fabbri (Aeronautica): l’azzurro scaglia il peso di nuovo
oltre i ventuno metri con la prestazione di 21,15. Decolla al
primato personale nel lungo il siciliano Filippo Randazzo (Fiamme
Gialle) che cresce di cinque centimetri fino a 8,12. È ventoso il
12.86 di Luminosa Bogliolo (Fiamme Oro) nei 100 ostacoli, tempo
viziato da una brezza di +2.5. Primato personale nei 100 per Anna
Bongiorni (Carabinieri) con 11.30 (+2.0) e nei 400 metri per Rebecca
Borga (Fiamme Gialle), prima volta sotto i 53 secondi (52.98).
LARISSA ON FIRE - Troppa Larissa. Stupenda Iapichino. Un unico dato
statistico, sui tanti possibili: meglio di lei, nella storia del
salto in lungo in Italia, ha fatto soltanto la mamma Fiona May, due
ori mondiali, due argenti olimpici, 7,11 in carriera. Larissa
azzanna un 6,80 (+0.7) sensazionale, una misura di prestigio
internazionale assoluto, che la colloca a un centimetro dalla
migliore al mondo nelle fresche liste del 2020 (la svedese Kaddi
Sagnia, 6,81) e le permette di eguagliare la prestazione stagionale
del suo mito, la croata Ivana Spanovic. La saltatrice dell’Atletica
Firenze Marathon centra la misura già al primo salto, poi prosegue
con 6,47 e 6,56.
TORTU C’E (E ANCHE JACOBS) - Filippo Tortu 10.12 (+1.3), Marcell
Jacobs 10.14. Un sorriso sul volto del primatista italiano dei 100
metri a Savona, tutt’altro velocista rispetto a Rieti. E tutt’altro
umore. Il primatista italiano (Fiamme Gialle) nella fase lanciata
torna a mostrare il talento di cui è dotato. Nel faccia a faccia, è
efficace anche Marcell Jacobs (Fiamme Oro) e si migliora Fausto
Desalu con 10.29, quattro centesimi meglio del primato personale,
bene in prospettiva 200. Dopo la batteria non particolarmente
brillante di 10.32 (con Jacobs che aveva corso in 10.19 ventoso,
+3.2), l’uomo più veloce d’italia ritrova la gioia: “Una bella
sensazione dopo tre pessime gare - le parole di Tortu - finalmente
ecco i tempi che sento miei. Oggi sono riuscito a concentrarmi e a
fare quello che dovevo. Mi sono piaciuto molto sugli ultimi metri,
al contrario in partenza ho perso il secondo appoggio, non sono
scattato al meglio. Ma mi sono creato un vuoto in testa per pensare
a correre bene gli ultimi metri, decontratto, e il tempo per fortuna
è arrivato. Marcell ha dimostrato nel 2019 di essere un ottimo
velocista a livello internazionale e mi aspettavo una gara
tiratissima come è stata. Gli faccio i complimenti, siamo andati
forte entrambi, come anche a Fausto e anche Andrea Federici a 10.35.
E adesso? Nei prossimi giorni deciderò i prossimi impegni”.
FABBRI +21 - Eccoli qua, i ventuno metri. Alla seconda uscita
all’aperto, Leonardo Fabbri (Aeronautica) timbra Savona con la
misura di 21,15, una prestazione che in giro per il mondo, dopo il
lockdown, ha piazzato soltanto il fuoriclasse americano Ryan
Crousers (21,87), campione olimpico e argento mondiale, mentre il
ceco Stanek per ora si è spinto a 21,13. Dopo una stagione indoor da
21,59, il fiorentino primatista italiano al coperto si propone di
nuovo su misure di valore internazionale, con altri due lanci 20,73
e 20,44, a ulteriore dimostrazione della solidità tecnica raggiunta
da “Fabbrino”.
LUNGO - Il botto d’apertura arriva da Filippo Randazzo: il saltatore
in lungo delle Fiamme Gialle, al debutto stagionale, atterra a 8,12
al secondo tentativo, con vento regolare di +1.4, ed entra nella top
ten azzurra di sempre della specialità, al decimo posto, migliorando
di cinque centimetri il primato personale centrato lo scorso anno a
Rovereto (8,07). Quattro volte campione italiano, 24 anni, allenato
a Castelporziano (Roma) da Andrea Matarazzo, trova per la quinta
volta gli otto metri in carriera. Il catanese “Pippo” apre con 7,87
(+0.9) e dopo il salto migliore prosegue con 7,90 (+1.2), poi cerca
di forzare per allungare ancora un po’ e si imbatte in tre salti
nulli. Ma c’è soltanto da esultare per un esordio che, al momento,
lo porta al terzo posto delle liste europee stagionali e soprattutto
dà tanta fiducia. Di nuovo vicino agli otto metri anche l’altro
siciliano Antonino Trio (Athletic Club 96 Alperia), allo stesso 7,93
(+1.9) del primato personale indoor. E si mette in evidenza pure il
decatleta Dario Dester (Cremona Sportiva Atl. Arvedi) in una delle
specialità che meglio gli riescono: 7,60 (+1.3).
OSTACOLI - In due sotto i tredici secondi nei 100hs, peccato quel
vento di troppo. La brezza di +2.5 complica la vita a Luminosa
Bogliolo (Fiamme Oro) che afferra il successo con 12.86, e se il suo
tempo non fa quasi più notizia vista la stabilità di prestazioni
sfoderata dalla ligure nella scorsa stagione, il 12.89 di Elisa Di
Lazzaro (Carabinieri) è un segnale da accogliere con particolare
attenzione, alla luce dei problemi fisici che negli ultimi due anni
hanno frenato la triestina: l’appuntamento con il primo blitz sotto
i 13, stando a quanto visto, è solo rinviato. Più indietro la
tricolore indoor Linda Guizzetti (Cus Pro Patria Milano) con 13.23 e
la ritrovata friulana Giada Carmassi (Atl. Brugnera Friulintagli,
13.24). Bogliolo è soddisfatta a metà: “Oggi ho patito tanto il
vento, preferisco quando la brezza è contraria - spiega “Lumi” - In
questa prima parte dell’anno voglio gareggiare tanto in Italia ma
soprattutto non vedo l’ora di incontrare le finlandesi che stanno
andando forte. Correre in casa? È bellissimo, io abito qui vicino,
ad Alessio, e a pranzo mi ha fatto da mangiare la mamma…”. Tra gli
uomini, nei 110hs, detta legge ancora il britannico Andrew Pozzi:
con 13.30 (+1.6) ritocca la migliore prestazione mondiale dell’anno,
incrementando il 13.44 di Rieti. Non è la giornata migliore per
Hassane Fofana (Fiamme Oro) e Lorenzo Perini (Aeronautica):
all’esordio, Fofana non fa meglio di 13.74, mentre Perini pasticcia
e con 14.00 è superato dal serbo-romano Luca Trgovcevic (13.92).
Fraser-Pryce già in formato DeLuxe
La campionessa mondiale dei 100 metri parte da par suo in 11.00
controvento. Panoramica estera finalmente ricca con i 5000 metri da
copertina in Oregon e i lanci dei big Crouser, Stahl e Gudzius.
Shelly-Ann Fraser-Pryce ha onorato il Velocity Fest Meet di Kingston
con un risultato in concordia con il nome della riunione. La festa
della giamaicana è di lunga durata: per la sprinter sei volte d'oro
ai massimi livelli sulla distanza regina della velocità, con due
titoli olimpici e quattro mondiali, l'11.00 netti di sabato, crono
mondiale più veloce del 2020 per di più contro un vento di 2.2 metri
al secondo, corrobora una progressione con pochi eguali. Per il
decimo anno in carriera, è riuscita a fermare il cronometro almeno a
undici secondi netti, se non meno. Sarebbero stati undici anni, se
nel 2014 non si fosse fermata a un beffardo 11.01. C'è di più:
l'11.00 in queste condizioni sfavorevoli le vale largamente il
miglior esordio stagionale in tanti anni di attività. Corse in 11.00
anche al debutto nel 2012, con vento 0.7, e in 10.95 nel 2011 con
vento al limite di 2.0 m/s. Ha esordito nel lungo anche l'altro
iridato giamaicano Tajay Gayle, subito in sintonia con la dimensione
raggiunta a Doha (8,69), con un salto molto ventoso di 8,52 e uno in
condizioni legali di 8,23.
AHMED SUPER AMERICANO - Gli acuti giamaicani, nel panorama del
continente americano, sono stati preceduti di 24 ore da quelli in
terra statunitense a Portland. Grandi risultati sull'asse 5000 metri
maschili e femminili, spendendo una parola in più per l'impresa di
Mohammed Ahmed, bronzo mondiale a Doha. Nato in Somalia, emigrato in
Canada nell'età preadolescenziale, il canadese ha tolto oltre sei
secondi al record del continente americano, detenuto da un altro
atleta originario dell'Africa, Bernard Lagat (12:53.60), portando il
nuovo limite a un eccezionale 12:47.20. In soldoni, nel nuovo secolo
solo otto prestazioni superano quella di Ahmed. Per il neoprimatista,
decimo posto tra i migliori performer di sempre e quindicesima
prestazione assoluta sulla distanza.
HOULIHAN IN FOTOCOPIA - Stessa impresa, primato nazionale, del Nord
America e dell'intero continente, per la statunitense Shelby
Houlihan. A differenza di Ahmed, la medaglia ancora deve arrivare.
Nell'attesa, macina record. Dopo quello continentale sui 1500
(3:54.99 a Doha, quarta), venerdì ha limato non di poco quello sui
5000, portandolo da 14:34.45 a 14:23.92, un crono che ne ha fatto la
dodicesima di sempre sulla distanza. Enorme progresso anche per
Karissa Schweizer: il suo 14:26.34, oltre a essere largamente sotto
il precedente record nazionale, l'ha collocata nel top-15 mondiale
di sempre, davanti alla tedesca Klosterhalfen.
ALTRI SQUILLI DAL MEZZOFONDO - Appena una settimana prima, sempre a
Portland, il 1500 più veloce della stagione a firma del campione
mondiale degli 800 Donavan Brazier (3:35.85), alla seconda uscita
della carriera sul miglio metrico. Dalle lunghe distanze anche la
doppia miglior prestazione mondiale stagionale sui 10000 metri
nell'Hokuren Distance Challenge meet di Fukagawa, vecchio di alcuni
giorni: 27:14.84 del keniano Benard Kibet Koech (battendo il sempre
piazzato in grandi manifestazioni Bedan Karoki) e 31:34.94 della
giapponese Maeda. World lead anche sui 3000 donne, 8:41.35 della
20enne connazionale Tanaka, iridata U20 due anni fa sulla stessa
distanza.
CROUSER SORPASSA WALSH - Il campione olimpico di getto del peso Ryan
Crouser, secondo nell'irreale finale di Doha con tutte e tre le
medaglie decise in un centimetro, ha aperto il 2020 all'aperto in
Georgia in un meeting dell'American Track League. Per il rosso
statunitense, un 21,87 che migliora il top stagionale a lungo in
mano al neozelandese Tom Walsh (21,70). Crouser, due volte in pedana
durante la stagione indoor, vanta quest'anno già altrettanti
over-22, il 22,60 con cui ha avvicinato il mondiale indoor di Randy
Barnes (22,66) e il 22,19 dei Millrose Games di New York. Nell'area-peso,
migliora anche il britannico Lincoln (20,41 nell'area londinese).
Nel disco, doppio over-68 dell'iridato svedese Stahl (68,72 a Vaxjo
dopo il 68,10 di Karlstad), e forma in crescendo per un altro
campione del mondo (2017), il lituano Gudzius, autore di 68,89 a
metà settimana. Numeri forti anche nel martello, con il record di
Francia di Alexandra Tavernier, 74,94 sabato a Lione, con un
progresso di dieci centimetri sul primato stabilito un anno fa.
Miller-Uibo, Lyles, Gatlin, è re-start USA
In Florida sprint su di giri con i velocisti USA e la bahamense.
Duplantis 5,94 in Svezia. Tanti mondiali stagionali nell'ultima
tornata di risultati internazionali
Nel primo meeting di livello della stagione USA all'aperto, sono
scesi in pista numerosi atleti di vertice. Risultati apprezzabili,
nell'impianto di Montverde in Florida. In vetrina soprattutto
l'olimpionica Shaunae Miller-Uibo, che ha firmato due mondiali
stagionali sui 200 (22.61) e sui 400 (50.52). Identica impresa, sui
100 metri, da parte della primatista mondiale U20 Sha'Carri
Richardson, che in 11.05 (con 10.94 ventoso in batteria, +2.8) ha
preceduto una discreta Cunliffe (11.14). Nelle gare maschili solo
corse, ad eccezione del triplo con Christian Taylor planato a 16,75.
Una world lead con Kenneth Bednarek sui 200 metri (20.06), che ha
vinto anche i 100 con il personale abbassato due volte fino a 10.14.
LYLES SPRINT - In batteria volate ventose (+4.0) per i campioni del
mondo Noah Lyles (9.93) e Justin Gatlin (9.99). Sia Lyles che la
Miller-Uibo saranno tra le star degli Inspiration Games di Zurigo,
giovedì 9 luglio. Segnalazione per il rientro finalmente all'altezza
dell'ex-prodigio giovanile Trayvon Bromell, 10.04 in batteria,
soprattutto per aver preceduto Andre De Grasse (10.15). Il panorama
USA ha offerto anche la buona gara di peso in Arizona di Nic Ponzio
(21,08) e del greco Skarvélis, che ha migliorato due volte il
primato nazionale con 20,90 e 21,05 (grazie a Thomas Constas).
Infine, l'iridato di Doha sui 400 metri Steven Gardiner ha corso due
volte i 300 metri sotto i 32" nell'arco di una settimana, 31.95
prima e 31.83 poi, entrambi primati di Bahamas.
DUPLANTIS 5,94 - A Göteborg nel Bauhaus Jump Challenge lo svedese
campione d'Europa e recordman mondiale Armand Duplantis si è issato
in vetta alle graduatorie 2020 outdoor. Il 5,94, alla terza prova, è
stato la punta tecnica di una buona riunione, dove hanno ben
figurato anche i lunghisti Thobias Montler (8,13 ventoso e 8,07
regolare) e Khaddi Sagnia (6,64). Giornata no per il polacco Lisek
(solo 5,35). Duplantis ha poi sbagliato tre tentativi a 6,00. Sempre
in Svezia (Hasselby) lanci di buon regime soprattutto con il
discobolo campione mondiale Daniel Stahl (66,55) e il giavellottista
Amb (82,41).
VETTE D'EUROPA - A Praga miglior crono europeo sui 400 della ceca
Lada Vondrova (51.35). A Lubiana nella Slovenian Cup record
nazionale assoluto e miglior prestazione mondiale stagionale di Tina
Sutej nel salto con l'asta (4,75).
Una edizione in spolvero, anche per il 65,27 del talentuoso
discobolo Ceh e per lo straordinario Sandro Jersin Tomassini, classe
2004, salito a 2,21 nel salto in alto. Quello dell'altista sloveno
non è stato l'unico acuto dei teenager negli ultimi giorni. La
figlia di Dragutin Topic, Angelina (nata nel 2005) è salita a 1,80
domenica. In Polonia, l'ottocentista classe 2003 Krzysztof Roznicki
è sceso a un sensazionale 1:47.27, record nazionale U18 e anche U20
a pochi giorni dall'altro primato U18 sui 1000 metri (2:22.66). In
Svezia, l'altro figlio d'arte Melwin Lycke Holm (classe 2004),
figlio di Stefan Holm, ha portato il personale all'aperto a 2,11,
due centimetri sotto al personale indoor di 2,13.
TEMPO DA RECORD, IN SOLITARIA - L'ostacolista olandese campionessa
europea U20 Femke Bol ha corso i 400 ostacoli a Papendal in 54.47,
prestazione da primato nazionale assoluto: peccato nelle altre
corsie non ci fosse il numero minimo di tre altre atlete per rendere
omologabile il primato. L'altra ostacolista Nadine Visser, oro
europeo indoor sui 60hs, ha vinto i 100 ostacoli in 12.90.
RIAVVIO SPAGNA - Primo meeting spagnolo a Nerja, con pubblico.
Discreti risultati nel mezzofondo maschile, con Ignacio Fontes nei
1500 metri (3:40.78) e con un buon 5000 vinto da Ouassim Oumaiz
(13:31.45) che ha preceduto il vice-campione d'europa dei 3000 siepi
Fernando Carro (13:32.11, primato personale). Gare di mezzofondo
anche nell'Hokuren Distance Classic di Shibetsu, Giappone, con i
soliti keniani in evidenza. Successi per Ronald Kwemoi sui 1500 in
3:38.33, Dan Kiplangat sui 3000 in 7:49.03 e Titus Wambua sui 5000
in 13:25.74. Per restare in Asia, ancora lanci importanti negli
ultimi meeting a Pechino. Mondiale stagionale nel giavellotto donne
di Lu Huihui (67,61, non lontano dal primato asiatico di 67,98). In
un'altra riunione, 66,14 di Liu Shiying.
GLI ALTRI RISULTATI - Nei giorni scorsi mezzofondo a Portland, con
ottimi riscontri femminili nei 1500 di Shelby Houlihan (4:02.37,
world lead) su Karissa Schweizer (4:02.81), e sui 5000 vinti da
Elise Cranny nel miglior crono mondiale dell'anno di 14:48.02,
precedendo la medagliata mondiale dei 3000 siepi Courtney Frerichs
(14:50.06). Non è mancato nemmeno il mondiale stagionale sui 5000
uomini, firmato da Sean McGorty in 13:11.22, con margine ristretto
su Grant Fisher e Evan Jager (13:11.68 e 13:12.12). In Europa, 64,10
della campionessa europea di lancio del giavellotto Christin Hussong
a Lucerna.
Quando i primatisti sono under 23
Record e storia: Bekele, Shaheen, Duplantis e Kostadinova da primato
mondiale in età da U23 (e resistono ancora). L’approfondimento
Il recente record europeo under 23 del discobolo sloveno Kristjan
Ceh (un gigante alto più di due metri) con 68,75 a Maribor, oltre a
migliorare l'annoso limite di categoria del tedesco democratico
Wolfgang Schmidt (68,60 risalente al 1976), ha la doppia valenza di
miglior prestazione del mondo al di sotto dei 23 anni. Non esiste
ufficialità riguardo i primati U23 mondiali, ma statisticamente la
raccolta di questi dati assume un carattere tecnico e storico
rilevante. Approfittiamo così di questo exploit per una panoramica
sulle migliori prestazioni mondiali U23, e del loro impatto sui
record mondiali attuali: una fotografia del momento, destinata a
mutare nel corso degli anni.
RECORD COINCIDENTI - Sono attualmente quattro i primati mondiali,
riferibili solo alle specialità olimpiche, che corrispondono anche
alla miglior prestazione mondiale under 23. Tre maschili,
dell'etiope Kenenisa Bekele sui 5000 metri (12:37.35), del qatarino
ex-keniano Saif Saaeed Shaheen sui 3000 siepi (7:53.63), dello
svedese formato tecnicamente negli Stati Uniti Armand Duplantis
nell'asta (6,17 indoor, appena ratificato, e il successivo 6,18
ancora in corso di omologazione), e uno femminile, quello della
bulgara Stefka Kostadinova nell'alto (2,09).
STESSA FIRMA - L'elenco si allunga se consideriamo uno stesso atleta,
con prestazioni diverse, capace di accreditarsi prima della miglior
prestazione U23 e successivamente del record del mondo. Nella lista,
naturalmente aggiornata a oggi, entrano altre sette specialità
uomini e due donne. Le doppie firme maschili sono di Usain Bolt sui
100 metri, di David Rudisha sugli 800, ancora di Kenenisa Bekele,
stavolta sui 10.000 metri, di Javier Sotomayor nell'alto, di Randy
Barnes nel peso e nelle due staffette, 4x100 e 4x400. Nel primo caso
Giamaica (seppur la miglior prestazione mondiale U23 è stata
eguagliata dopo ben 40 anni da un quartetto USA), nel secondo caso
Stati Uniti. L'uno-due femminile è della pesista russa Natalya
Lisovskaya e della staffetta veloce degli Stati Uniti, pur se va
precisato che il world best U23 di un quartetto della Louisiana, nel
2018, andò a eguagliare quello della DDR, ottenuto a Torino nel
1979.
NOTE SUI PRIMATI - Alcuni record mondiali, poi migliorati, sono
stati stabiliti da atleti di categoria U23.
Sempre rifacendoci alla doppia tabella attuale, sono il 9.69 di
Usain Bolt ai Giochi di Pechino, tutt'ora world best U23, l'1:41.01
di David Rudisha allo stadio Guidobaldi di Rieti. Ancora, il 12.87
di Dayron Robles sui 110 ostacoli, il 2,44 di Sotomayor, l'8,90 nel
futuro di Bob Beamon ai Giochi messicani, il 2:56.16 del quartetto
statunitense sempre in Messico, formato tutto da atleti sotto i 23
anni. Sono stati record del mondo femminili, oltre che migliori
prestazioni mondiali U23, il tris di 21.71 sui 200 metri di Marita
Koch e Heike Drechsler (due volte), il 3:50.46 della cinese Qu
Yunxia sui 1500 metri, il 29:31.78 dell'altra cinese Wang Yunxia sui
10.000 metri, l'8:52.78 di Ruth Jebet sui 3000 siepi, ancora la
Drechsler nel lungo con il 7,45 del 1986, il 77,06 della martellista
Tatyana Lysenko, il 71,54 della giavellottista cubana Osleydis
Menendez e, nella marcia, 1h25:02 della russa Lashmanova ai Giochi
del 2012.
ULTIMI RISULTATI - Due gare in rapida successione per il campione
del mondo 2017 di disco Andrius Gudzius. Il lituano ha esordito con
65,91 e pochi giorni dopo si è migliorato a 67,08. Henrik
Ingebrigtsen è l'autore della miglior prestazione stagionale sui
5000 metri: il norvegese ha chiuso la distanza in 13:19.65 a Oslo.
Ancora Norvegia: exploit del 18enne decatleta Markus Rooth, che
sempre a Oslo ha realizzato la seconda performance di sempre nel
decathlon U20 con 8238 punti. Un altro record nazionale, in sole due
gare da portoghese, per la pesista originaria del Camerun, Auriole
Dongmo. Stavolta il 19,27 firmato a Leiria è anche il miglior lancio
dell'anno a livello mondiale. Altrove nel mondo, 12.73 della
bielorussa campionessa europea dei 100hs Elvira Herman a Minsk, 8,15
nel lungo dello svizzero oro continentale U20 di decathlon Simon
Ehammer. Sempre dal vivace momento elvetico, 20.45 dello sprinter
Silvan Wicki e 22.88 ventoso di Ajla Del Ponte a Berna. Infine, per
chiudere come abbiamo iniziato la panoramica, ancora lo sloveno Ceh,
che in Austria ha confermato il nuovo elevato standard tecnico
vincendo largamente la sfida con l'austriaco Weisshaidinger, 67,19
contro 64,27.
Gli Ingebrigtsen e l'atletica che riparte
Il ritorno all'attività in piccoli passi: in azione il fenomeno
norvegese del mezzofondo e un manipolo di lanciatori
NEWS DAL PUNTO ZERO - E' Jakob Ingebrigtsen a infrangere per primo
il silenzio dell'agonismo. Alcuni giorni fa, alla prima gara dal
successo nell'Europeo di cross nella categoria U20, a Lisbona lo
scorso dicembre, il non ancora 20enne talento norvegese ha
partecipato, assieme al fratello primogenito Henrik, a una 5 km su
strada a Stavanger. Il proposito del campione d'Europa di 1500 e
5000 metri a Berlino 2018, migliorare il record nazionale, è stato
centrato in 13:28.
IL PRIMO RECORD DELLA FASE 2? - Dovessero sussistere le condizioni
per la ratifica del primato, in un contesto di pochissimi iscritti e
altrettanto sparuti addetti e spettatori, per Ingebrigtsen si
aprirebbero le porte anche per un altro limite, la miglior
prestazione europea U23 sulla distanza. Il record europeo senior di
Jimmy Gressier (13:18) è ampiamente a portata di mano del norvegese.
Il fratello Henrik, secondo, ha chiuso in 13:32. Nella corsa
femminile ha gareggiato anche la sorella 14enne Ingrid, che ha
coperto la distanza in 18 minuti. Per restare a Jakob, correrà i
2000 metri, ancora assieme a Henrik, negli Impossibile Games di Oslo
dell'11 giugno, l'evento in formato esibizione che ha sostituito
l'originale tappa della Wanda Diamond League. Ci sarà anche l'altro
astro dell'atletica norvegese, l'ostacolista campione del mondo
Karsten Warholm, sui 300 metri ostacoli.
DISCHI - Dall'inizio dell'emergenza planetaria, rare sono state le
eccezioni agli innumerevoli rinvii di eventi spostati di mesi, o con
data da riassegnare. In questo contesto di desertificazione, i
fratelli discoboli svedesi Arrhenius hanno fatto sentire la loro
voce in diverse gare disputate nell'abituale Utah, dove vivono e si
allenano gran parte dell'anno. Il più anziano Niklas, un 37enne che
da due mesi ha ottenuto la cittadinanza statunitense, ha ottenuto i
migliori risultati, fino a 63,23. Leif, il 34enne fratello minore,
si è spinto a 62,88. Vantano in carriera discreti risultati anche
nel peso. Entrambi hanno vinto un titolo NCAA durante la permanenza
nei college. Dal disco, anche il record giapponese del pluricampione
nazionale Yuji Tsutsumi (62,59), in una gara ormai datata fine marzo.
Il campione del mondo Daniel Stahl ha posposto l'esordio in pedana
di almeno due settimane, dopo che la federazione svedese ha fermato
l'attività, inizialmente al re-start in questi giorni, fino all'8
giugno. All'imminente rientro anche il bronzo mondiale di Doha,
l'austriaco Lukas Weisshaidinger, al primo test domani a Schwechat.
Intanto, doppia pedana per un altro norvegese, Ola Stunes Isene,
61,53 la scorsa settimana e 63,87 domenica.
MARTELLO E GIAVELLOTTO - Un altro bronzo iridato di Doha, il
martellista ungherese Bence Halasz, ha gareggiato dopo due mesi
nell'abituale compound trecnico di Szombathely vincendo con un
miglior lancio di 77,13, al momento la quinta prestazione mondiale
dell'anno. Ha preceduto il bronzo europeo U20 Daniel Raba (72,34).
Qualche misura di cui prender nota, nel settore lanci, anche
dall'Oriente. In Cina l'attività è ripartita con eventi più
strutturati, già dalla metà di aprile, con qualche piccolo acuto
come il 18,06 della pesista Song Jiayuan e un personal best del
triplista Li Pangshuai (16,59). Strano, perché in contesto rarissimo,
il risultato della giavellottista e primatista asiatica Lu Huihui,
che in una competizione indoor (!) di un mese fa ha raggiunto la
misura di 64,21, ampiamente la miglior prestazione di sempre al
coperto.
SPRINT - E' di domenica la notizia di un 200 donne corso
abbondantemente sotto i 23", a firma della cinese primatista
nazionale sui 60 metri Ge Manqi (7.10), che a Fuzhou ha coperto la
distanza con vento nella norma in 22.69, il miglior crono di una
stagione 2020 prematuramente mozzata e in attesa di riprendere il
cammino. La sprinter cinese ha vinto anche i 100 metri in 11.31,
laddove vanta un 11.04 ottenuto lo scorso anno a Losanna.
RESTARTING - In Repubblica Ceca ampio risalto alla ripartenza del
calendario nazionale, con via il primo di giugno. Numerosi meeting,
alcuni seguiti live via tv, con in pista (e soprattutto pedana)
atleti di rilevanza internazionale quali Barbora Spotáková, Nikola
Ogrodníková, Tomás Stanek e Pavel Maslák. In Germania, in attesa di
autorizzare la ripresa fin da metà settimana (lanci a
Neubrandenburg), è tutto da gustare il Flight Night di Düsseldorf,
gara di asta organizzata all'interno di un cinema drive-in, in
rispetto di tutte le regolamentazioni sanitarie legiferate sul
territorio. Hanno aderito già gli specialisti di vertice Holzdeppe,
Baehre e Blech.
LOWE - Chaunté Lowe ha 36 anni e insegue molti sogni. La popolare
altista statunitense ha subìto alla fine dello scorso anno una
doppia mastectomia, cui sono seguiti cinque mesi di chemioterapia.
Ha ripreso ad allenarsi e, con sua grande sorpresa, in una
intervista concessa a un grande media internazionale, ha ammesso di
ottenere risultati mai registrati prima nei test di allenamento. La
Lowe, nata Howard, vanta un limite personale di 2,05 e ben quattro
partecipazioni olimpiche (con un bronzo, un quarto e un sesto posto),
il titolo mondiale indoor 2012 e un argento iridato risalente ai
mondiali 2005 a Helsinki. L'obiettivo dichiarato nell'intervista, è
approfittare dello spostamento al 2021 dei Giochi Olimpici per
permetterle di tornare a pieno regime in pedana alla ricerca
dell'Olimpiade numero cinque.
Fabbri 21,59 record italiano indoor!
A Stoccolma l'azzurro del peso migliora dopo 33 anni il primato al
coperto di Alessandro Andrei
Straordinaria impresa di Leonardo Fabbri. A Stoccolma l’azzurro
migliora il record italiano indoor nel getto del peso con 21,59
togliendo il primato dopo quasi 33 anni ad Alessandro Andrei, che
aveva lanciato 21,54 a Torino, il 28 febbraio 1987. Entra nella
storia il 22enne fiorentino dell’Aeronautica, protagonista di un
nuovo progresso in questa stagione che era iniziata con 21,32
all’aperto il 24 gennaio a Parow, in Sudafrica, diventando il
secondo italiano di sempre outdoor, e proseguita con il personale in
sala di 21,11 nel debutto al coperto del 5 febbraio a Ostrava, in
Repubblica Ceca. Il grande risultato per il colosso toscano, due
metri di statura per 136 kg, arriva al secondo ingresso in pedana
dopo aver aperto con 20,48. Poi va ancora oltre i 21 metri al terzo
tentativo con 21,09, quindi 20,57 e 20,60 per chiudere con 20,46
vincendo nettamente la gara davanti al norvegese Marcus Thomsen
(20,55). Nella scorsa stagione l’atleta allenato da Paolo Dal Soglio
ha sfiorato la finale ai Mondiali di Doha, primo degli esclusi, e ha
conquistato la medaglia d’argento agli Europei under 23 di Gavle, in
Svezia. Con la gara di esordio aveva già realizzato lo standard di
iscrizione per le Olimpiadi di Tokyo, fissato a 21,10. Adesso sale
al quarto posto nelle liste mondiali indoor dell’anno, guidate con
22,19 dallo statunitense Ryan Crouser.