
Azzurri super a Tokyo: Nadia seconda nei 10.000 come alle Olimpiadi (record italiano 30:38.23), Leo si conferma sul podio del peso (21,94), prima volta di tre medaglie mondiali in un giorno
Tre volte sul podio, mai così tante medaglie mondiali in un giorno per l’atletica italiana. È un inizio da urlo a Tokyo con altre due gioie nella serata giapponese. In pista arriva il sensazionale argento di Nadia Battocletti, ancora una volta magnifica nei 10.000 metri con il record nazionale di 30:38.23, di nuovo a un passo dalla primatista del mondo e campionessa olimpica Beatrice Chebet (30:37.61) come ai Giochi di Parigi della scorsa stagione mentre il bronzo è dell’etiope Gudaf Tsegay (30:39.65). Pochi minuti più tardi si festeggia lo splendido bronzo di Leonardo Fabbri con 21,94 nel peso, a segno per la seconda edizione consecutiva dopo l’argento di due anni fa a Budapest, superato all’ultimo lancio dal sorprendente messicano Uziel Munoz (21,97) nella gara vinta dallo statunitense Ryan Crouser (22,34) al terzo titolo consecutivo. Una giornata memorabile, cominciata con l’argento di Antonella Palmisano nei 35 km di marcia, che diventa storica perché in passato c’erano state al massimo due medaglie nella stessa giornata, in tre occasioni: 29 agosto 1987 a Roma (due argenti, Francesco Panetta nei 10.000 e Alessandro Andrei nel peso), 6 agosto 1995 a Goteborg (due ori, Michele Didoni nei 20 km di marcia e Fiona May nel lungo), 9 agosto 1997 ad Atene (argento Roberta Brunet nei 5000 e bronzo Fiona May nel lungo). La 4x400 mista si piazza settima in finale con Luca Sito, Anna Polinari, Vladimir Aceti e Alice Mangione in 3:15.82. Nella qualificazione del lungo eliminata Larissa Iapichino con 6.56 (+0.6). Promosso nei 100 metri Marcell Jacobs, terzo nella sua batteria in 10.20 (-0.6): lo sprinter azzurro, al ritorno nello stadio dell’oro olimpico del 2021, non brilla ma si guadagna il pass per la semifinale di domenica. Al femminile ottima prova di Zaynab Dosso che vince in batteria con 11.10 (-0.1), staccano il biglietto per le semifinali nei 1500 anche le mezzofondiste Marta Zenoni (4:02.77) e Gaia Sabbatini (4:04.93), out Ludovica Cavalli (4:09.91). Tra gli altri risultati, il diciannovesimo posto di Elisa Palmero nei 10.000 metri (32:12.72), eliminato Ala Zoghlami nei 3000 siepi (8:32.65) come gli astisti Simone Bertelli con 5,55 e Matteo Oliveri senza misura. Domenica la seconda giornata con 19 azzurri in gara e nel pomeriggio italiano le finali dei 100 metri.
“Mi sembra di vivere un sogno iniziato con gli Europei di Roma - racconta con gli occhi lucidi Nadia Battocletti - ed è un sogno che non finisce mai. Non è stato semplice arrivare qui, devo ringraziare papà-coach Giuliano, il mio staff e la Federazione, la mia famiglia e tutti quelli che ci sono sempre stati, in ogni momento. Soprattutto quest’anno si sono fatti sentire gli allenamenti, ma sto assaporando sempre di più il mondo dell’atletica che è la mia vita. Quando mi sono vista nel gruppo di testa sul maxischermo, mi dicevo: ‘questo è il sogno che hai sempre fatto, non mollare perché le avversarie faticano allo stesso modo, devi spingere fino alla fine’. In tribuna c’erano anche mamma e fidanzato, vederli con le lacrime è stato emozionante. Il mio Mondiale è appena iniziato, ora l’obiettivo è riposare perché giovedì mi attendono i 5000 metri e devo ringraziare tutta l’Italia”.
“Bellissima gara, mi sono piaciuto tantissimo”, esclama Leonardo Fabbri. “Dopo un brutto riscaldamento, sono riuscito a gestirla bene anche con la testa. Me lo meritavo per quello che ho passato, le emozioni più belle per me sono state quando ho alzato il tricolore al cielo. Peccato che sia un bronzo, invece dell’argento, ma l’importante era salire sul podio e concludere la stagione con il sorriso. Adesso finalmente la delusione per il quinto posto delle Olimpiadi di Parigi è un po’ alle spalle. Ringrazio stavolta prima di tutto me stesso, ho dimostrato di essere molto fragile ma anche che quando voglio qualcosa faccio il massimo per ottenerla, e il mio allenatore Paolo Dal Soglio. Per me questa è la gara della maturità, in tante occasioni alla prima cosa che non andava mi sono spento, oggi il primo lancio è andato e ci ho creduto”.
LUNGO - Non ci sarà Larissa Iapichino nella finale del lungo. L’azzurra manca l’appuntamento con la misura di 6,56 (+0.5) al secondo salto in cui regala quasi tutta l’asse di battuta, 19 cm per l’esattezza, mentre aveva iniziato a 6,52 (+0.2) sotto la pioggia lasciando sette centimetri allo stacco. Dopo essere rimasta per diversi minuti al dodicesimo posto provvisorio, subito prima dell’ultimo tentativo viene superata dalla statunitense Claire Bryant che atterra a 6,72 (+0.4) e così la fiorentina diventa tredicesima. All’ultimo ingresso in pedana la campionessa europea indoor, vincitrice della recente finale di Diamond League a Zurigo, non fa meglio di 6,32 (-0.2) e quindi viene eliminata.
In classifica chiude quindicesima, a quattro centesimi dall’ultimo posto utile dell’egiziana Esraa Owis (6,60/-0.3). “Preferisco analizzare tutto con lucidità - le parole di Larissa Iapichino - perché a caldo la gara si commenta da sola. In questo momento sono sotto choc, non ho emozioni, è come se stessi vivendo in un incubo”. Se all’oro olimpico Tara Davis-Woodhall basta il primo salto a 6,88 (+0.8), tra le vittime eccellenti ci sono la nigeriana Ese Brume (6,46/+1.0), quinta ai Giochi, la romena bronzo mondiale Alina Rotaru (6,37/+0.4), la svizzera argento iridato al coperto Annik Kalin (6,36/0.0).
100 - È in forma Zaynab Dosso che non solo passa il turno, ma si prende anche la soddisfazione del successo in batteria sui 100 metri: 11.10 (-0.1) nel primo dei tre round, a soli nove centesimi dal suo record italiano. L’azzurra fila via che è un piacere sul rettilineo di Tokyo davanti alla britannica Amy Hunt (11.13), argento olimpico in staffetta, e a Kayla White, 11.16 il crono della statunitense che quest’anno ha corso in 10.84. Tra le big impressiona l’oro olimpico Julien Alfred (Saint Lucia) in 10.93 con vento nullo frenando negli ultimi metri, sotto gli undici anche la britannica Daryll Neita (10.94/+0.5) e la leader mondiale dell’anno Melissa Jefferson-Wooden (Usa, 10.99/-0.9), corre in 11.03 (-0.8) la campionessa in carica Sha’Carri Richardson (Usa, 11.03/-0.8).
1500 - Due su tre per le azzurre nelle batterie dei 1500 metri dove le prime sei passano in semifinale. Si muove bene Gaia Sabbatini, terza al traguardo in 4:04.93 senza patemi nella stagione del rientro dall’infortunio. Può gioire anche Marta Zenoni che arriva quarta con 4:02.77 al termine di una gara condotta con il consueto coraggio, vinta dalla fenomenale keniana Faith Kipyegon in 4:02.55 mentre esce di scena a sorpresa la britannica Laura Muir, ottava in 4:05.59. Poca fortuna invece per Ludovica Cavalli, frenata per un contatto da dietro all’inizio dell’ultimo giro in cui rischia di cadere e poi chiude dodicesima con 4:09.91.
3000 SIEPI - Ci prova fino alla fine Ala Zoghlami nelle batterie dei 3000 siepi ma il siciliano arriva settimo in 8:32.65, un piazzamento che non basta per andare avanti. Passano il turno i primi cinque come ormai avviene da qualche stagione, senza recupero dei tempi, e allora il gruppo rimane compatto nella prima parte di gara. A due giri dal traguardo l’azzurro, papà da poche settimane, è terzo dietro all’etiope Getnet Wale e al giapponese Ryuji Miura, poi risalgono gli avversari con il successo del keniano Edmund Serem (8:29.97) che precede Wale (8:30.14) e Miura (8:30.43), quarto il francese Nicolas-Marie Daru (8:30.64) mentre il tunisino Ahmed Jaziri (8:31.41) si prende l’ultimo posto utile.
Crolla il muro delle 6 ore nella 100km







Federico Riva ancora record: miglio in 3:48.11
Continuano a cadere i record nel mezzofondo e Federico Riva fa il bis. Per la seconda volta in questa stagione l’azzurro riscrive il primato italiano del miglio con 3:48.11 a Berlino, abbassando di oltre un secondo e mezzo il suo 3:49.72 del 12 giugno a Oslo. Era durato 33 anni il precedente limite sulla distanza dei 1609,34 metri, lo storico 3:51.96 di Gennaro Di Napoli datato 1992, ma si è dovuto attendere molto meno per il nuovo progresso del romano, in crescita costante. Sulla pista dell’Olympiastadion chiude al secondo posto nel tradizionale meeting Istaf, tappa Silver del Continental Tour, alle spalle soltanto del norvegese bronzo iridato Narve Gilje Nordas (3:47.68) ma davanti al tedesco Robert Farken, a sua volta al record nazionale di 3:48.83. Una gara corsa con determinazione e lucidità dal 24enne delle Fiamme Gialle, recuperando un paio di posizioni nell’ultimo giro, per un’altra perla di una stagione ricca di miglioramenti dopo essere già sceso a 3:31.42 nei 1500 al Golden Gala di Roma (secondo azzurro di ogni epoca) e in cui ha firmato il personale negli 800 con 1:44.80 a Rovereto. Notevole anche il crono di Joao Bussotti: il toscano dell’Esercito è settimo al traguardo in 3:50.67 e diventa il secondo italiano di ogni epoca, a ribadire il salto di qualità compiuto di recente sui 1500 con 3:33.08 a Dessau, sempre in Germania, poco più di un mese fa. Passaggi ufficiali ai 1500 per i due azzurri: Riva 3:33.31, Bussotti 3:34.56.
“Molto contento per come ho corso - le parole di Federico Riva - perché nelle ultime gare non ero riuscito a esprimermi al meglio dal punto di vista tattico. Volevo stare più avanti, per non subire strappi nel ritmo, ed è andata così. Nel finale ho anche provato a vincere cercando di rimanere sulle tracce di Nordas ma mi sono preso comunque la soddisfazione di mettermi dietro Farken, che mi aveva preceduto nelle ultime occasioni, e anche altri avversari di spessore. È la prima volta che corro a Berlino, in un’atmosfera pazzesca, nello stadio dove la Nazionale di calcio ha trionfato nel 2006”, racconta il recordman italiano, tifoso romanista. “Mi piace frequentare questa atletica, a questo livello. Il miglioramento significa che sto lavorando bene e l’appuntamento è per il prossimo weekend agli Assoluti di Caorle dove sarò al via nei 1500 metri, poi proseguirò la preparazione a St. Moritz nel cammino verso i Mondiali di settembre a Tokyo”.
Tra i risultati del meeting, sui 2000 siepi nona Eleonora Curtabbi (Fiamme Gialle, 6:30.02) alla prima uscita stagionale sulle barriere e decima Gaia Colli (Carabinieri, 6:39.49). Nel lungo la tedesca campionessa europea e argento olimpico Malaika Mihambo vince senza strafare con 6,73 (+1.4) una settimana dopo il successo di Londra nel duello con Larissa Iapichino, mentre nel giavellotto 84,03 di Julian Weber e sui 100 metri il giamaicano Ackeem Blake domina in 10.05 con vento nullo.
Eugene '25, il secondo più grande meeting della storia! Lo dicono i numeri
EUGENE – L’esplosiva nona tappa della Diamond League cui abbiamo assistito ieri sera da Eugene, Oregon, il leggendario PreClassic, è stato ritenuto il più grande meeting della storia, secondo l’unico metodo utilizzabile, ovvero il ranking di World Athletics. Bè, con due record del mondo e un’infinità di altri risultati scioccanti, ci si poteva anche credere. Ed è così che la realtà editoriale più famosa al mondo, probabilmente, Citius Mag, ha sparato che il meeting di ieri sera è stato l’evento con più punti ranking della storia dell’atletica. Sbagliato.
Tutto quello che si è visto all’Hayward Field ha contribuito a portare il meeting di ieri sera alla cifra mostruosa di 98.121 punti, quale somma tra i punteggi “netti” degli atleti, ben 89.601 punti (record nel record), la qualità dei partecipanti (8280 punti, altro record) e bonus dei due record del mondo (250 punti). Ma in realtà c’è stato un meeting nettamente migliore, ed è stato quello che si è tenuto sempre ad Eugene, nel 2023, quando si ottennero addirittura 1000 punti in più, ovvero 99.156 punti!
In quell’occasione, ci fu la vittoria di Benjamin su Warholm sui 400hs (46.39 a 46.53), i 3000 di Yomif Kejelcha con il suo 7.23.64, Jakob Ingebrigtsen che correva il miglio in 3.43.73, i record del mondo di Gudaf Tsegay sui 5000 (14.00.21) e di Armand Duplantis nell’asta con 6.23, 3 donne sotto i 9 nelle siepi, 4 sotto i 10″80 nei 100 vinti da Shaericka Jackson in 10.70 e i 4 sotto i 9″88 nei 100 uomini. E ancora, Parchment 12.93 sui 110hs, ancora la Jackson 21.57 sui 200… insomma, un meeting clamoroso.