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Notizie dal Mondo della Grande Atletica: articoli e comunicati ripresi dalla Gazzetta dello Sport,
dai siti Fidal.it e Iaaf.org

Maratona di Barcellona
A quasi 42 anni Abraham Tadesse vince con il record della gara la Maratona di Barcellona, quarto posto per l'azzurro Iliass Aouani

La 45ª Marató di Barcellona ha inaugurato il suo nuovo percorso a ritmo record: con una temperatura di 10°C alle 8:30 del mattino, un'umidità del 57% e un cielo nuvoloso, in 20.000 hanno preso il via da Paseo de Gracia, al suono dei musicisti catalani Xavi Duch e Patricia Paisal che eseguivano "Barcelona" di Montserrat Caballé e Freddie Mercury. George Hirsch, uno dei fondatori e presidente onorario della Maratona di New York, ha dato il via.

La corsa, organizzata dal Comune di Barcellona e RPM Sports, si è ripetuta per il secondo anno consecutivo come gara Gold Label, oltre ad avere nuovi record di partecipazione femminile (25%) e il 57% di corridori esteri. Allo stesso modo, la città è stata coinvolta nell'evento, facendo il tifo per i partecipanti negli oltre 25 punti di animazione lungo i 42 chilometri di questo percorso veloce e ricco di monumenti.

Per il quarto anno consecutivo sono stati battuti i record maschili e femminili della gara, una delle maratone più veloci di Spagna. Al maschile, l'atleta eritreo di nazionalità svizzera, Abraham Tadesse, è riuscito a battere il miglior tempo di questa gara (02:05:01), cinque secondi sotto il tempo fatto segnare nel 2023 da Marius Kimutai (02:05:06). Al secondo posto si è classificato il keniano Collins Kipkurui Kipkorir (02:06:44h) e al terzo posto il suo connazionale Edmond Kipngetich (02:07:21). I tre atleti che hanno completato il podio hanno corso insieme in testa alla corsa fino al 35esimo chilometro, quando Tadesse si è staccato per raggiungere il traguardo da solo.

"Volevo vincere ancora Barcellona e ci sono riuscito. Ho vinto la mezza maratona di questa città nel 2015 e oggi, nove anni dopo e a quasi 42 anni posso assicurare che nulla è impossibile, l'età è solo un numero, sono riuscito a stabilire il record della corsa e vorrei tornare a questa gara per provare a finire in 2 ore e 4 minuti" ha detto il vincitore.

Al femminile successo per l'atleta etiope Degitu Azimeraw in 02:19:52, otto secondi meglio del record del percorso stabilito l'anno scorso da Zeineba Yimer Worku (02:19:44). Al secondo posto la sua connazionale Shuko Genemo Wote ha tagliato il traguardo in 02:21:35, poi Meseret Dinke Meleka, anche lei etiope 02:22:58h. Degitu Azimeraw: "Sono molto felice di aver vinto a Barcellona. Mi è piaciuto molto il percorso. Cercherò di ripeterlo l'anno prossimo, perché è un percorso che penso possa essere percorso ancora più veloce".

Aouani quarto a Barcellona: 2h08:05

Nella maratona catalana l’azzurro realizza il secondo tempo della carriera, a meno di un minuto dal record personale sui 42,195 chilometri e due settimane dopo il ritiro di Osaka
Ai piedi del podio, a meno di un minuto dal record personale. C’è il quarto posto per Iliass Aouani alla maratona di Barcellona con il tempo di 2h08:05. Due settimane dopo il ritiro di Osaka, il 28enne milanese firma il secondo risultato in carriera. Un anno fa, nella stessa manifestazione ma su un altro tracciato, con 2h07:16 aveva stabilito il record italiano poi battuto di recente da Yeman Crippa in 2h06:06 a Siviglia il 18 febbraio. L’azzurro per buona parte della gara viaggia a un ritmo che non solo è in linea con il proprio limite, ma anche con il primato nazionale, correndo in testa al secondo gruppo. Notevole il crono di 1h02:54 alla mezza per proseguire con 1h29:53 al trentesimo chilometro e al quinto posto, recuperando posizioni. Fino al 35° km è ancora davanti alla tabella di marcia del record con 1h45:18 però da qui in poi si trova da solo in quarta piazza, senza punti di riferimento immediati. Ecco tutti i tempi intermedi: 15:00 (5 km), 29:51 (10 km), 44:52 (15 km), 59:42 (20 km), 1h02:54 (mezza maratona), 1h14:33 (25 km), 1h29:53 (30 km), 1h45:18 (35 km), 2h00:55 (40 km).

Il portacolori delle Fiamme Azzurre riesce comunque a riscattarsi dallo stop del 25 febbraio in Giappone dove si era fermato al trentunesimo chilometro, anche a causa di una caduta. In questo momento Aouani è quarto nelle graduatorie italiane dell’anno, alle spalle di Yeman Crippa (2h06:06), Eyob Faniel (2h07:09) e Daniele Meucci (2h07:49) che si sono migliorati a Siviglia, mentre in dicembre Nekagenet Crippa ha corso in 2h07:35 a Valencia. La maratona di Barcellona si chiude con il successo dello svizzero Tadesse Abraham che a 41 anni in 2h05:01 toglie nove secondi al suo record nazionale davanti ai keniani Collins Kipkirui Kipkorir (2h06:44) e Edmond Kipngetich (2h07:21), quinto l’eritreo Berhane Tesfay in 2h10:19 sul nuovo percorso della città catalana da Passeig de Gràcia all’Arc de Triomf, con meno curve e un dislivello inferiore rispetto al passato. Tra le donne è tutto etiope il podio: si impone Degitu Azimeraw (2h19:52) che precede Shuko Genemo (2h21:35) e Meseret Dinke (2h22:58).

Epis 2h28:24 sulle strade di Nagoya

In Giappone l’azzurra al decimo posto: “Speravo meglio, ma è stata dura per il vento e ho voluto comunque arrivare. Ora penso ai Giochi di Parigi”
Alla maratona di Nagoya, in Giappone, si piazza al decimo posto Giovanna Epis. L’azzurra chiude in 2h28:24 nella più grande corsa al mondo tutta al femminile sui 42,195 chilometri, con circa 20 mila donne al via. Una gara caratterizzata dal vento nella seconda parte oltre che dall’andatura incostante dettata dalle lepri nel secondo gruppo, quello della veneziana dei Carabinieri, terza italiana di sempre sulla distanza con 2h23:46 nella scorsa stagione ad Amburgo e già qualificata per le Olimpiadi di Parigi. Alla mezza la campionessa tricolore passa in 1h12:22, meno veloce rispetto al crono di 1h12:00 che era stato pianificato, dopo i parziali di 17:00, 34:01 e 51:22 ogni cinque chilometri. Poi transita in 1h26:05 al 25° km e 1h43:59 al trentesimo, 2h02:05 invece il riscontro al trentacinquesimo in una mattinata con cielo sereno e circa sei gradi di temperatura alla partenza. Vittoria alla Nagoya Women’s Marathon per la giapponese Yuka Ando con il personale di 2h21:18 dopo aver raggiunto a tre chilometri dal traguardo Eunice Chumba (Bahrain, 2h21:25), staccata nel tratto finale, mentre è terza l’altra nipponica Ayuko Suzuki che scende a 2h21:33. Ritirata l’etiope argento mondiale Gotytom Gebreslase, al comando fino al 37° km insieme alla Chumba prima di fermarsi.

“È stata una giornata dura - commenta Giovanna Epis - perché all’inizio c’era poco vento ma poi le raffiche sono diventate abbastanza forti e anche il lavoro delle lepri, che procedevano a strappi, non ha aiutato. Mi sono trovata in un gruppo con diverse atlete giapponesi, per rimanere con loro fino al trentesimo chilometro, quindi hanno cambiato passo e mi sono trovata da sola. Speravo decisamente meglio dal punto di vista cronometrico, ma ho voluto arrivare, anche quando mi sono resa conto che ormai il personale non era più possibile, perché da ogni maratona si impara qualcosa e questa mi ha insegnato tanto”. L’obiettivo si sposta verso i prossimi appuntamenti della stagione: “Era stata la migliore preparazione della mia carriera, ma analizzerò la gara e sono convinta che tutto il lavoro svolto verrà fuori. Il focus è sulla maratona dei Giochi di Parigi e sulla mezza degli Europei di giugno a Roma, poi punterò a correre forte a fine anno”.

49^ EUROSPIN ROMAOSTIA HALF MARATHON
VINCE IL KENIOTA EMMANUEL WAFULA
CONFERMATO IL PRONOSTICO FEMMINILE CON MARY NGUGI
OUHDA AHMED IL PRIMO ITALIANO E LONEDO LA PRIMA DONNA ITALIANA

DIFFERITA SU RAISPORT VENERDI 8 MARZO ORE 12

Roma, 3 marzo 2024 – Oltre 10mila persone ai nastri di partenza della Eurospin RomaOstia Half Marathon, giunta alla sua 49^ edizione, organizzata dal GSBRun in partnership con RCS Sports & Events, caratterizzata oggi da un meteo clemente, senza pioggia, ma con tanto vento, dalla partenza sino al traguardo, lungo tutto il velocissimo tracciato che collega Roma al suo mare.
Non è mancato l’agonismo alla RomaOstia che ha regalato, come sempre, una gara combattuta e appassionante per tutti.
La vittoria in campo maschile va al keniano Emmanuel Wafula, che ha confermato tutta la sua classe, imponendosi in una volata lunghissima sull’etiope Teshager Bayelign Yezgaw, preceduto per un solo secondo: 1h01.10 per il vincitore contro l’1h01.11 per il secondo classificato. Completa il podio l’altro keniota Kimakal Kipsambu con il tempo di 1h01.20, suo nuovo primato personale.
La keniana Mary Ngugi non ha tradito i favori del pronostico imponendosi in 1h07.38 precedendo, al termine di una incredibile progressione finale, la giovanissima, non ancora ventenne etiope, Tekle Mulat Godu, al debutto sulla distanza, fermando il cronometro a 1h07.41. Brava l’altra keniota Caroline Korir che si è classificata al terzo posto in 1h09.01.
Rebecca Lonedo (FiammeOro) è stata la prima azzurra al traguardo, in ottava posizione della classifica con 1h11.23,
PODIO maschile

Primo Emmanuel Wafula, Kenya, tempo: 1.01.10
Secondo Yyegzaw Teshager Bayelig, Etiopia, tempo: 1.01.11
Terzo Kimakal Kipsambu, Kenya, tempo: 1.01.20

PODIO femminile

Prima Ngugi Wacer Mary, Kenya, tempo: 1.07.38
Seconda Godu Mulat Tekle, Etiopia, tempo: 1.07.41
Terza Korir Caroline, Kenya, tempo: 1.09.01

CLASSIFICA italiani
Primo Ouhda Ahmed, CS Esercito, tempo: 1.04.31
Secondo Parisi Luca, Etrusca ASD, tempo: 1.06.23
Terzo De Nardi Martino, Trieste Atletica, tempo: 1.07.42

Mezza di Napoli: Yaremchuk eguaglia il record italiano

Alla Napoli City Half Marathon, l’azzurra pareggia il limite italiano di 1h08:27 sui 21,097 chilometri (Ejjafini nel 2011) a meno di tre mesi dal primato della maratona
È una stagione fantastica, è l’anno dei record e arriva anche quello della mezza maratona femminile. Sofiia Yaremchuk eguaglia il primato italiano di 1h08:27 alla Napoli City Half Marathon pareggiando il crono stabilito da Nadia Ejjafini oltre dodici anni fa, il 16 ottobre del 2011 a Cremona. Per la seconda volta in meno di tre mesi l’azzurra firma un record nazionale, dopo essere diventata primatista italiana di maratona con 2h23:16 a Valencia il 3 dicembre. La portacolori dell’Esercito toglie quasi mezzo minuto al personale, 1h08:56 nel 2022 a Pisa, sulla distanza dei 21,097 chilometri che è in programma nei prossimi Europei di Roma (7-12 giugno). Al traguardo la 29enne allenata da Fabio Martelli, già qualificata per la maratona delle Olimpiadi di Parigi, si piazza al secondo posto nella gara vinta dalla keniana Angela Tanui in 1h07:04 mentre finisce terza un’altra atleta del Kenya, Nancy Chepleting Meli, con 1h10:03.

Sulle strade di Napoli è il secondo record italiano nella mezza a due anni dal 59:26 di Yeman Crippa tra gli uomini nel 2022, primato della manifestazione eguagliato stavolta dal keniano Brian Kwemoi che si prende il successo proprio con il tempo di 59:26 seguito dai connazionali Antony Kimtai (59:45) e Benard Biwott (59:47). Ai piedi del podio il britannico Emile Cairess, quarto in un notevole 1h00:01. Rientro agonistico per Yassine Rachik (Fiamme Oro), bronzo europeo di maratona nel 2018, che torna a correre una mezza dopo oltre due anni e chiude in decima posizione con 1h05:14.

Yaremchuk a Napoli con vista su Roma e Parigi

Domenica la primatista italiana della maratona al debutto stagionale nella mezza, al rientro da quattro settimane di allenamento in Kenya: in gara sulla distanza degli Europei della Capitale
“La Napoli City Half Marathon di domenica è l’inizio della stagione delle Olimpiadi, è una gara importante, da qui comincia tutto. Ora vesto con grande orgoglio la maglia della Nazionale italiana, sono molto felice, mi dà stimoli e forte motivazione per fare sempre un passo in più”. Domenica mattina Sofiia Yaremchuk sarà la stella azzurra della mezza maratona a Napoli, prima uscita dell’anno sulla distanza che è nel programma degli Europei di Roma 2024. Già qualificata per le Olimpiadi di Parigi nella maratona, la portacolori dell’Esercito inizia a testarsi in gara dopo uno stage di quattro settimane in Kenya: “È stata lunga, davvero. Perché abbiamo fatto tanto, tantissimo allenamento - racconta l’atleta allenata da Fabio Martelli -. Lì è stupendo ma è anche tutto collinare con continue salite e discese. Nei momenti di recupero più blandi alla fine non riposi mai, tutto è sempre molto allenante ed efficace. Dopo il record italiano fatto a Valencia, e il primo periodo di recupero, abbiamo fatto una ricostruzione con tanto volume e tanto lavoro aerobico, dunque sempre circa 185 km alla settimana, mai ritmi forti ma comunque muscolarmente impegnativi. Da ora introdurremo i ritmi veloci”.

Il pensiero vola a due anni fa, quando è stata terza sulle strade di Napoli in 1h10:11: “Anche allora venivo dagli allenamenti in Kenya, ero scossa per quanto stava accadendo in Ucraina, ma feci un tempo che mi lasciò belle sensazioni positive. Se non ci sarà vento sono sicura sarà così anche quest’anno. A farmi da lepre ci sarà sempre Marco Salami, è forte e mi dà sempre un grande aiuto, ha sempre le parole giuste.” In quella stessa giornata Yeman Crippa firmò il record italiano della mezza (59:26). Quello femminile appartiene dal 2011 a Nadia Ejjafini (1h08:27). Tra le avversarie di Yaremchuk la keniana Angela Tanui, vincitrice nel 2019, sesta nella maratona dei Mondiali di Eugene 2022, l’etiope Anchinalu Dessie 1:07:30 a Milano lo scorso anno, l’altra keniana Nancy Chepleting Meli, la tedesca Kristina Hendel.

Tra gli uomini è annunciato l’azzurro Yassine Rachik (Fiamme Oro), personale di 1h02:29 realizzato proprio a Napoli nel 2019. Nel cast anche diversi atleti con tempi inferiori all’ora, tra cui il keniano Brian Kwemoi vincitore della mezza di Pechino nel 2023 con 59:37. Due argenti mondiali in maratona (Doha 2019 e Eugene 2022) luccicano nella bacheca dell’etiope Mosinet Geremew, uomo da 2h02:55 nei 42,195 km, in carriera sul podio nelle maratone di Londra, Chicago e Berlino. Da seguire anche Benard Biwott, 59:44 a Santa Pola nel 2023.

Fenomeno Crippa! A Siviglia record italiano nella maratona

L'azzurro, alla sua seconda gara nella specialità, finisce quarto ma con 2 ore, 06' 06'' strappa il nuovo primato nazionale. Personali e standard olimpici centrati anche per Faniel e Meucci

Che fenomeno! A poco meno di un anno dall’esordio nella specialità a Milano, Yeman Crippa che lo ricordiamo detiene i record italiani dei 3000, 5000, 10.000 (in pista) e mezza maratona si dimostra un fuoriclasse. E alla maratona di Siviglia (la sue seconda in assoluto) chiude la gara in 2h06:06 al quarto posto ma firmando il nuovo primato nazionale: il precedente apparteneva a Iliass Aouani: 2h07'16" a Barcellona il 19 marzo 2023.
I PASSAGGI— Questi i parziali fatti segnare da Crippa in gara: 29.44 al 10° km, 44.52 al 15° km, 59.55 al 20° km e passaggio alla mezza in 1:03.14. Al 25° km 1:30.04, poi al 35° km 1:45.23. 1:59.54 al 40.
GLI ALTRI AZZURRI— In gara, Yeman ha ripreso e superato il connazionale Eyob Faniel che sembrava favorito ma che, dopo il 30simo chilometro, ha rallentato e chiuso settimo in 2 ore 07'07", anche lui sotto il precedente record e dunque seconda migliore prestazione italiana. Primato personale anche per Daniele Meucci (11esimo), che ha finito la gara in 2h07'48". Anche questi due crono rientrano negli standard olimpici. Vincitore della maratona di Siviglia è stato l'etiope Deresa Geleta Ulfata in 2 ore 03' 27", nuovo record personale e del percorso. Secondo il francese Morhad Amdouni con 2:03.47. Terzo l’etiope Gashau Ayale con 2:04.53.
Straordinario risultato ottenuto nel salto in lungo, con la misura di 8.34, dal 19enne Mattia Furlani ai Campionati Italiani in corso ad Ancona. L'azzurro ha così realizzato il record del mondo indoor under 20. Guarda il video (Instagram: @atleticaitaliana)
Video, Mattia Furlani realizza il record del mondo under 20 indoor di salto in lungo
LISTA ITALIANA ALLTIME MARATONA MASCHILE—
2h06:06 Yeman Crippa, Siviglia 18 febbraio 2024 2h07:09 Eyob Faniel, Siviglia 18 febbraio 2024 2h07:16 Iliass Aouani, Barcellona 19 marzo 2023 2h07:22 Stefano Baldini, Londra 23 aprile 2006 2h07:35 Nekagenet Crippa, Valencia 3 dicembre 2023 2h07:49 Daniele Meucci, Siviglia 18 febbraio 2024 2h07:52 Giacomo Leone, Otsu 4 marzo 2001 2h08:02 Alberico Di Cecco, Roma 13 marzo 2005 2h08:05 Yassine Rachik, Londra 28 aprile 2019 2h08:19 Gelindo Bordin, Boston 16 aprile 1990

Che azzurri! Simonelli, Dosso, Arese record

L’ostacolista con 7.50 batte dopo undici anni il primato di Dal Molin nei 60hs a Lodz (Polonia), la sprinter si migliora con 7.05, il mezzofondista al primato nei 1500 di Padova (3:37.03). Trionfi di Fabbri (21,26) e Iapichino (6,62)

Pomeriggio show per gli azzurri, tre primati italiani in 50 minuti e prestazioni di lusso. Lorenzo Simonelli firma il record dei 60 ostacoli con il crono di 7.50 superando dopo undici anni il 7.51 di Paolo Dal Molin del 2013. L’azzurro trionfa a Lodz, in Polonia, con un crono che balza attualmente in vetta alle liste mondiali dell’anno, anche se va segnalato il 7.47 dello statunitense Trey Cunningham del 20 gennaio non inserito ufficialmente nelle liste di World Athletics. Nello stesso meeting sfreccia Zaynab Dosso che porta il primato italiano dei 60 metri a un sontuoso 7.05 dopo il 7.09 in batteria, abbassando complessivamente di nove centesimi il record che già le apparteneva (7.14 nelle ultime due stagioni): seconda piazza in finale, beffata soltanto dalla polacca Ewa Swoboda (7.04). A Lodz può brindare anche l’argento mondiale Leonardo Fabbri che riparte con un successo nel peso (21,26), applausi per il rientro dopo quasi un anno di Chituru Ali con un doppio 6.63 in batteria e in finale nei 60 (quinto). Record italiano per Pietro Arese a Padova: nei 1500 metri con 3:37:03 migliora il 3:37.29 di Ossama Meslek del 2022. A Sabadell, in Spagna, l’ultimo salto è vincente per Larissa Iapichino che apre la stagione nel lungo con 6,62 e batte la spagnola Fatima Diame (6,56).

Scintille, questo ragazzo fa scintille. Lorenzo Simonelli non tradisce nella sua specialità e sbarca definitivamente su un altro pianeta: dopo il super 6.59 di sabato scorso sui 60 piani, il romano dell’Esercito piazza l’acuto anche nei 60 ostacoli. E che acuto. A Lodz, in Polonia, è meraviglioso già batteria: con 7.59 pareggia quanto fatto agli Europei indoor di Istanbul nel marzo scorso, quando sfiorò il podio con il crono che fino a stamattina era il suo primato personale. Meno di un’ora dopo, ecco il capolavoro in finale alla Orlen Cup: esce dai blocchi in maniera efficace, sul primo ostacolo è già al comando, ma è soprattutto la progressione che fa spavento, barriera dopo barriera, velocissimo ‘in mezzo’ e pulitissimo nel passaggio. A poco più di un mese dai Mondiali indoor di Glasgow (1-3 marzo), si proietta ai piani altissimi delle liste mondiali, ovviamente ancora tutte da popolare visto che la stagione è soltanto all’inizio. Ma le premesse sono clamorose. Soltanto il polacco Jakub Szymanski (7.53) riesce (quasi) a tenere il ritmo dell’azzurro, staccato invece l’altro polacco Damian Czykier (7.67) che in carriera è stato quarto ai Mondiali di Eugene nei 110hs. Con un Simonelli così si può sognare. Va in archivio dopo quasi undici anni il record di Paolo Dal Molin realizzato agli Euroindoor di Goteborg 2013. Ed è soltanto l’inizio. Nella finale femminile dei 60hs è quarta Veronica Besana (Fiamme Gialle) con 8.17 dopo l’8.23 della batteria. Non supera il primo round Luminosa Bogliolo (Fiamme Oro) che si esprime in 8.47. Largo successo per la polacca Pia Skrzyszowska (7.85).

“Sentivo che potevo arrivare vicino a 7.50 - il commento di Simonelli, 21 anni, alla sua prima vittoria in un meeting all’estero - Finalmente questo risultato ufficializza il mio ingresso nell’atletica mondiale. Non penso sia stata una gara perfetta, ero scattato meglio nella prima partenza, quando è stata rilevata una ‘falsa’. Nella seconda, invece, i primi due appoggi sono migliorabili. Ai Mondiali sceglierò gli ostacoli, nessun dubbio: l’anno scorso ho mancato il bronzo per cinque millesimi agli Europei, quest’anno chissà! Ma quell’episodio mi ha fatto capire che potevo ambire alle medaglie internazionali. Il mio amico Paolo Dal Molin ha sempre detto che prima o poi sarei riuscito a togliergli questo record, sono certo che ne sia contento. Oggi è una giornata speciale per coach Giorgio Frinolli: il mio primato e quello di Zaynab sono merito del grandissimo lavoro che sta facendo con noi, ha le capacità per portarci veramente in alto”.

Zaynab Dosso bussa alle porte della top ten europea di sempre nei 60 metri, ormai distante solo un centesimo. È un crono mai nemmeno lontanamente avvicinato nella velocità italiana. Anzi due. Il 7.05 della finale, il 7.09 della batteria, prestazioni gigantesche per migliorare ‘di brutto’ il 7.14 con cui si presentava in Polonia. È eccezionale il suo doppio sprint all’Atlas Arena di Lodz, ed è indicativo che sia arrivata a giocarsi la finale spalla a spalla con la polacca Ewa Swoboda, vincitrice con 7.04, miglior risultato al mondo dell’anno.
Il salto di qualità è evidente. Formidabile in partenza. Rapidissima di piedi. Incollata a una delle regine dello sprint d’Europa. Da stropicciarsi gli occhi. “Peccato perché volevo arrivare davanti alla Swoboda - le parole di Zaynab Dosso (Fiamme Azzurre) - ma sarà per la prossima, magari al Mondiale di Glasgow. Adesso ho la consapevolezza che non andrò in Scozia soltanto per partecipare. Già l’anno scorso sentivo di avere questi tempi nelle corde ma ho dovuto interrompere il mio percorso a causa dell’infortunio muscolare. Ora so che posso fare ancora meglio, specialmente nelle fasi della partenza. Su coach Giorgio Frinolli, che dire: mi ha fatto crescere come persona prima ancora che come atleta. Lo ringrazio infinitamente”. Lo sprint azzurro può anche esultare per aver ritrovato Chituru Ali (Fiamme Gialle), al rientro dopo praticamente un anno (l’ultima gara è datata 4 febbraio 2023) e capace di un doppio 6.63 in batteria e in finale (quinto), a soli due centesimi dal personale di due anni fa. Niente finale per Marco Ricci (Esercito) 6.74 in batteria e Aurora Berton (Fiamme Gialle) out con 7.40.

Alla festa si unisce pure Leonardo Fabbri, direttamente in Polonia dal raduno del Sudafrica, e subito a segno: vittoria con 21,26 al quarto lancio, meglio del nigeriano Chukwuebuka Enekwechi (21,14), del giamaicano Rajindra Campbell (21,13) e del croato campione europeo Filip Mihaljevic (21,08). “Bell’inizio, considerato che sono arrivato in Polonia dopo un trasferimento durato 40 ore dal Sudafrica, anche a causa del volo cancellato a Francoforte. Ma le sensazioni in pedana erano buone, vincere fa sempre bene e ora corro a prendere l’altro volo verso la Germania”, il commento del lanciatore dell’Aeronautica. Giusto il tempo di rifare la valigia e si parte a Nordhausen (Germania) per la gara di domani pomeriggio alla quale prenderà parte anche il campione europeo indoor Zane Weir (Fiamme Gialle). Completa il quadro azzurro il 2,14 nell’alto di Edoardo Stronati (Fiamme Gialle) alla ricerca di esperienza internazionale: terzo nella prova vinta dal polacco Norbert Kobielski con 2,25.

Esordio con primato italiano indoor. Non poteva iniziare meglio il 2024 di Pietro Arese che va subito a segno a Padova nei 1500 metri con il crono di 3:37.03. Battuto di 26 centesimi il limite al coperto stabilito da Ossama Meslek in 3:37.29 a Birmingham, il 19 febbraio del 2022. Obiettivo centrato dal mezzofondista delle Fiamme Gialle, in crescita costante nelle ultime stagioni e ora protagonista del record dopo averlo già sfiorato nel 2022 correndo in 3:37.31 ai Mondiali in sala di Belgrado. Il lampo del 24enne torinese, che l’anno scorso ha avvicinato il primato outdoor con 3:33.11 a Budapest mancando di poco la finale iridata, è decisamente promettente anche in vista dell’estate azzurra. “Mi sono sentito davvero bene - commenta Arese - in una gara condotta in progressione, per metà da solo, ma sono riuscito a gestirla in controllo fino alla fine. Significa che le premesse sono ottime, se penso che ho chiuso la passata stagione indoor con 3:38.91, ed è il frutto del lavoro svolto con il coach Silvano Danzi anche nelle ultime settimane in raduno a Potchefstroom, in Sudafrica. Adesso guardo avanti: 3000 a Metz nel prossimo weekend, Assoluti ad Ancona e spero di qualificarmi per i Mondiali indoor di Glasgow tramite il ranking anche se la stagione all’aperto sarà ancora più importante. Dopo essere arrivato a 12 centesimi dalla medaglia piazzandomi quarto agli Europei di Monaco, e a 14 dalla finale mondiale, forse mi sono tolto la fama di quello che arriva a un soffio dal risultato...”. Anche l’anno scorso aveva iniziato con un record italiano a Padova, 3:55.71 nel miglio.

Secondo al traguardo il bresciano Giovanni Filippi (La Fratellanza 1874 Modena) con 3:40.76, in una gara pilotata da Federico Maione (Libertas Unicusano Livorno) con parziale di 1:58.04 agli 800 metri, ma è notevole anche il tempo dello junior Nicola Baiocchi (Atl. Livorno), ottavo in 3:46.60 per diventare il terzo under 20 italiano di sempre a meno di quattro decimi dal record di categoria di Stefano Mei (3:46.22 nel 1982). Sempre a Padova, doppio miglioramento per Alice Muraro (Aeronautica) nei 60hs: la vicentina vince la finale in 8.15 dopo essere già scesa a 8.22 in batteria. L’oro dei 400hs alle Universiadi toglie dodici centesimi complessivi al suo 8.27 della passata stagione.

Parte con una vittoria la stagione di Larissa Iapichino nel lungo.
La vicecampionessa europea indoor salta la misura di 6,62 per prendersi il successo nel meeting di Sabadell, in Spagna, alla prima uscita dell’anno in pedana. Un balzo che arriva al sesto e ultimo tentativo superando l’iberica Fatima Diame, in testa fino a quel momento con 6,56 realizzato alla quarta prova. L’azzurra inizia con 6,50, poi cerca di migliorarsi ma trova una serie di quattro nulli consecutivi, in conclusione sceglie di non rischiare e regala almeno una dozzina di centimetri all’asse di battuta per compiere il sorpasso sull’avversaria. Era dal quinto posto ai Mondiali di agosto a Budapest che la 21enne dell’Atletica Firenze Marathon non saltava in gara e l’esordio è decisamente migliore rispetto a quello dell’anno scorso, che era cominciato con 6,45 a Valencia. Per la seconda edizione di fila si aggiudica il Míting Internacional de Catalunya dove nella passata stagione era atterrata a 6,72. “Sicuramente è un buon punto di partenza”, le parole di Larissa Iapichino, che un paio di settimane fa si è migliorata nella velocità correndo in 7.45 nei 60 metri ad Ancona. “Devo ancora riguardare l’ultima parte della rincorsa, ho un po’ pasticciato con diversi nulli, ma sono contenta di essere tornata a gareggiare e mi preparo alla prossima”. Appuntamento a Dusseldorf il 4 febbraio. Nei 400 metri è quarto Riccardo Meli (Fiamme Gialle) con 47.76.

NANTES - Ancora una buona prova per Giada Carmassi (Esercito), terza al meeting di Nantes nei 60hs: 8.12 per la friulana, a cinque centesimi dal PB siglato due sabati fa a Udine. La campionessa italiana dei 100hs, che domani è attesa di nuovo in gara in Francia a Val-de-Reuil, chiude alle spalle delle transalpine Solenn Compper (8.01) e Laura Valette (8.06). Carmassi aveva raggiunto la finale correndo in 8.23 in batteria. Per l’altra ostacolista Elena Carraro (Fiamme Gialle) un crono di 8.30 nella finale B, dopo l’8.35 del primo round. Sesto posto complessivo nei 400 per Alessandra Bonora (Fiamme Gialle) con 53.83, sesta anche Alessia Trost (Fiamme Gialle) con 1,73 nell’alto: poi, per la saltatrice azzurra, la doccia fredda della sospetta rottura del tendine d’Achille.
AUBIERE - Al giro di boa il weekend di Dario Dester (Carabinieri), ottavo con 3227 punti dopo quattro gare su sette, e Lorenzo Naidon (Fiamme Gialle), decimo a 3210 nell’eptathlon ad Aubière, in Francia. Primato personale per Naidon nella prova inaugurale dei 60 (6.95), sotto i sette secondi anche Dester con 6.99. Nel salto in lungo 7,18 per il trentino, 6,96 per il cremonese. Sulla pedana del peso 13,93 di Dester che poi conferma lo stagionale di 2,01 nell’alto, mentre Naidon lancia a 13,01 e salta 1,98. In testa il francese Makenson Gletty a quota 3449. Domani tocca anche a Sveva Gerevini (Carabinieri) nel pentathlon.

LE ALTRE SEDI - A New York il triplista Emmanuel Ihemeje (Aeronautica) si prende il successo a 15,89 nel Dr. Sander Invitational Columbia Challenge all’Armory Track, con rincorsa non completa, meglio rispetto al 15,46 di esordio ma ancora lontano dai propri standard. [RISULTATI] Vittoria e primato stagionale nei 400 metri con 47.12 per Mario Lambrughi (Atl. Riccardi Milano 1946) a Magglingen, in Svizzera. L’azzurro, specialista degli ostacoli, migliora il 47.31 ottenuto all’esordio nello scorso weekend a Padova, sulla pista elvetica dove ha stabilito sei anni fa il personale indoor di 46.68. [RISULTATI]. Al PalaCasali di Ancona nell’asta Ivan De Angelis (Fiamme Gialle) torna a saltare 5,35. In pista la quindicenne Matilde Lui (Cus Pro Patria Milano) scende a 8.42 in batteria nei 60 ostacoli allieve. Diretta streaming su atletica.tv anche per i meeting di domenica. [RISULTATI] Nella fase regionale dei Campionati invernali di lanci, a La Spezia, seconda gara dell’anno per la martellista Rachele Mori (Fiamme Gialle) con 64,84. [RISULTATI]

 

Beatrice Chebet ha migliorato il primato mondiale dei 5km di corsa su strada: è successo a Barcellona nel pomeriggio di domenica 31 dicembre quando la keniana classe 2000 ha tagliato il traguardo della Cursa dels Nassos in 14:13.

Migliorato sia il 14:30 corso in gara solo femminile, come quella andata in scena a Barcellona, di Senbere Teferi, ma anche il 14:19 di Ejgayehu Taye in gara mist
In Catalogna secondo posto dell'ormai ex primatista Taye (14:21) e terzo per la keniana Lilian Kasait Rengeruk (14:26). Sotto i 15' anche Cheptoyek (14:28) e Eisa (14:40)

Nella gara maschile successo di Dominic Lobalu in 13:12.


Maratona di New York
Tamirat Tola e Hellen Obiri vincono la Maratona di New York numero 52. L'azzurro Iliass Aouani si difende e chiude in Top10!

Sono Tamirat Tola e Hellen Obiri i vincitori della 52ma edizione della New York City Marathon partita nella mattinata statunitense dal Ponte Giovanni da Verrazzano e conclusasi 42.195km più tardi all'interno del Central Park.

Gara maschile che, come spesso accade, trova un punto di svolta in prossimità del Queensboro Bridge, al 25mo chilometro, con Tamirat Tola, Albert Korir e Jemal Yimer che lasciano sul posto il sorprendente marocchino Zouhair Talbi, Abdi Nageeye e Shura Kitata. Ancor prima del 30mo Tola spinge ancora staccando prima il keniano e poi, a 10km dal traguardo, il connazionale Ymer.

2h04'58" (primato della gara) il crono del Campione del Mondo di Eugene 2022, al suo primo successo in una Major. Poi crolla Yimer e Korir è secondo in 2h06'57", Kitata terzo in 2h07'11".

Il primatista italiano Iliass Aouani sempre saldamente nella Top10: alla fine arriverà un grandissimo settimo posto in 2h10'54".

Decisamente diverso l'andamento della gara femminile con ben 11 atlete, capeggiate dall'attivissima americana Kellyn Taylor, che si sono studiate a lungo, e più precisamente fino al chilometro 35 quando una "timida" accelerazione screma il gruppo di 4 unità. La NYCM si decide solamente a 5km dal traguardo con la violenta accelerazione di Viola Cheptoo che accende la lotta per la vittoria: oltre alla Cheptoo, rimangono a guidare Hellen Obiri e Letesenbet Gidey ma poco più tardi rientrano Sharon Lockedi e Brigid Kosgei.

All'ingresso in Central Park accelera la Obiri e poco più tardi alzano bandiera bianca Cheptoo e Kosgei. Poi bellissimo testa a testa tra Obiri e Gidey con la prima che avrà la meglio in 2h27'23". L'etiope è seconda in 2h27'29", podio completato dalla vincitrice 2022 Sharon Lockedi (2h27'33")

Pietro Riva vola nella mezza: 59:41 a Valencia


L’azzurro scende sotto l’ora con quasi un minuto di progresso, secondo italiano di sempre a soli 15 secondi dal record nazionale di Yeman Crippa e settimo europeo alltime: “Meglio del previsto”
È il secondo italiano della storia a scendere sotto l’ora nella mezza maratona. Magnifica prestazione di Pietro Riva che firma il gran crono di 59:41 a Valencia per abbattere il record personale di quasi un minuto, con un super progresso rispetto al tempo di 1h00:30 ottenuto nella scorsa edizione. Si esalta il portacolori delle Fiamme Oro, capace di demolire il proprio limite e di avvicinare il primato nazionale sui 21,097 chilometri di Yeman Crippa, 59:26 nel febbraio del 2022 a Napoli, rimasto a soli quindici secondi. Per il 26enne cuneese di Alba, allenato a Rubiera dall’olimpionico Stefano Baldini, è il riscatto di una stagione frenata dall’infortunio che gli ha impedito di gareggiare durante l’estate, una lesione alla fascia plantare sinistra. Da qui riparte la crescita del piemontese, quinto nei 10.000 agli Europei di Monaco dell’anno scorso, che era rientrato con il promettente 1h01:06 di tre settimane fa ai Mondiali di Riga. Questi i suoi parziali: 13:58 (5 km), 28:13 (10 km), 42:18 (15 km) e 56:32 (20 km). Con grinta e determinazione, viaggia a lungo insieme allo spagnolo Carlos Mayo e al portoghese Samuel Barata che lo staccano nell’ultimo tratto realizzando i rispettivi primati nazionali in 59:39 e 59:40. Adesso l’azzurro è il settimo europeo di sempre, a meno di mezzo minuto dal record dello svizzero Julien Wanders (59:13 nel 2019).

RIVA: “ORA MI ESPRIMO AL MASSIMO” - “Mi aspettavo di andare forte - commenta Pietro Riva - e speravo di correre in meno di un’ora, ma forse non pensavo di poter scendere sotto quel muro di così tanto. Sono davvero contento anche per come ho gestito la gara, soprattutto tra il decimo e il quindicesimo chilometro dopo un avvio molto rapido, riuscendo spesso a tenere alto il ritmo nel gruppo in cui mi sono trovato. Alla fine ho stretto i denti, con in mente l’obiettivo da raggiungere. Se lo stop per infortunio mi ha fatto rinunciare alle gare estive, potrebbe avermi aiutato a riposare un po’ e quindi a riprendere la giusta condizione, dopo la scorsa stagione che era stata particolarmente lunga. Credo anche di aver cambiato atteggiamento negli allenamenti, che affronto in modo meno aggressivo e più parsimonioso, arrivando meno stanco alle gare e nelle ultime uscite mi sono espresso al massimo. Ora qualche giorno di vacanza, poi inizierò a lavorare per il 2024 puntando agli Europei di Roma, probabilmente sulla mezza maratona, e con il sogno di potermi qualificare per le Olimpiadi sui 10.000 metri. Ci sarà da costruire il ranking e da migliorare sulle distanze più brevi”.

KANDIE 57:40 - Sulle strade della città spagnola Riva taglia il traguardo al quindicesimo posto in una corsa velocissima. Quattro atleti chiudono in meno di 58 minuti con la vittoria del keniano Kibiwott Kandie in 57:40, quarto tempo di sempre e migliore prestazione dell’anno al mondo, mancando di appena nove secondi il record mondiale: è il suo terzo successo in tre partecipazioni a Valencia, dove con 57:32 stabilì il primato del mondo nel 2020, e il secondo consecutivo. Spettacolare la sfida risolta in volata con gli etiopi Yomif Kejelcha e Hagos Gebrhiwet, argento e oro sui 5 km nella recente rassegna iridata, alle sue spalle entrambi in 57:41 ma davanti al 57:50 dell’altro etiope Selemon Barega, campione olimpico dei 10.000 metri: sono i migliori crono di ogni epoca per i piazzamenti dalla seconda alla quarta posizione. Poi quinto il keniano Sabastian Sawe, fresco vincitore del titolo mondiale, con il personale di 58:29 in una mattinata con meteo ideale, temperatura intorno ai 12 gradi alla partenza e senza vento. Tripletta keniana al femminile con la vicecampionessa del mondo Margaret Chelimo Kipkemboi in 1h04:46 a precedere le connazionali Irine Cheptai (1h04:53) e Janet Chepngetich (1h05:15).



Spettacolare volata a Venezia dove Solomon Mutai beffa di pochi centesimi Emmanuel Naibei!

al femminile assolo di Rebecca Tanui

Un finale strepitoso, probabilmente il più bello di tutte le 37 edizioni, quello della Venicemarathon 2023 che si è concluso curiosamente con lo stesso esito dello scorso anno: vince l'ugandese Solomon Mutai davanti al keniano Emmanuel Naibei, proprio come nel 2022.

Dopo un passaggio a metà gara in 1h03'44" il gruppo si assottiglia con l'andare dei chilometri fino all'ingresso a Venezia dove i due battistrada affrontano i ponti prima di un incredibile sprint finale chiuso per entrambi in 2h07'40" (record della gara). Il photofinish da ragione all'ugandese che può così salire sul gradino più alto di un podio che ha visto in terza piazza Noah Kiprotich Kigen (2h08'17").

Abdoullah Bamoussa primo italiano, è ottavo in 2h20'59.
Tra le donne, passaggio ai 21.097km in 1h11'36", è a lungo testa a testa tra le keniana Rebecca Tanui e l'etiope Kebene Chala. Dopo il 30mo chilometro scappa via la Tanui che farà il vuoto: 2h25'35" il crono della 31enne, alle sue spalle scende per la prima volta sotto le 2h30' la Chala (2h26'38") mentre al terzo posto c'è Bedada Tigist (2h28'06"). Prima italiana è Giorgia Bonci, 11ma in 3h11'17".


Domenica 22 ottobre 2023, con partenza alle ore 8:25, va in scena l'edizione numero 32 della Mezza Maratona di Valencia,
gara che, come la 42.195km in programma a dicembre, è nota per essere una delle più veloci al mondo.

Ed è proprio in questa gara che è stato stabilito l'attuale primato mondiale femminile: nel 2021 l'etiope Letesenbet Gidey vinse con il crono di 1h02'52" mentre l'anno prima Kibiwott Kandie chiuse in 57'32", crono che all'epoca rappresentava il record del mondo e che oggi è la seconda prestazione di sempre.

In questo 2023 sono attesi al via ben 22mila runners tra cui 160 élite per un totale di 107 nazioni al via. Italia che sarà la pattuglia straniera più presente con 895 iscritti tra cui Pietro Riva, che proprio a Valencia nel 2022 corse in 60'30", crono che lo pone 20mo e secondo miglior europeo al via. Nella lunghissima lista degli elite presenti anche Francesco Agostini (64'41") e Giulia Vettor (1h17'01").

E come ogni anno gli organizzatori rendono note anche le cifre mosse dalla gara: 2.4milioni di entrate provenienti per il 49% dalle quote di iscrizioni, il restante da contributi e sponsorizzazioni. Sempre parlando di soldi, Valencia opta per premi in denaro variabili: i vincitori intascheranno un premio tra 14mila e i 35mila euro in base al crono con un bonus di 70mila nel caso di primato del mondo.

L'edizione 2024 è in programma per il 27 ottobre.

I top runners della Mezza Maratona di Valencia
Ben 15 uomini accreditati di un primato personale al di sotto dell'ora. Il migliore è proprio Kibiwott Kandie, con il suo 57'32" del 2020, seguono nella starting list Yomif Kejelcha (58'32"), Stephen Kiprop (58'42"), Mathew Kimeli (58'43"), Tadese Worku (58'47"), Hagos Gebrhiwet (58'55") e Sabastian Sawe (58'58"), attesa anche per il debutto sulla distanza per Nicholas Kimeli.
Tra le donne il miglior accredito è di Melat Kejeta (1h05'18") seguita da Margaret Chelimo (1h05'26"), Gotytom Gebreslase (1h05'36") e Irine Cheptai (1h05'53");


Il record di Kiptum e il futuro della maratona: l’analisi di Gabriele Rosa

Il tecnico più vincente di sempre quando si parla di atletica commenta il primato del keniota: "Nella gara maschile si scenderà presto sotto le due ore"
Michele Antonelli

Il record di 2 ore e 35 secondi ha stupito lo sport. Kelvin Kiptum è il maratoneta più veloce del mondo e il primato stabilito a Chicago apre il dibattito sul futuro dei 42,195 km. Gazzetta Active ha approfondito il tema con il dottor Gabriele Rosa, il tecnico più vincente di sempre quando si parla di atletica. "Ci sono diversi aspetti da tenere in considerazione. Dalla tecnologia all’allenamento, è un tempo che viene fuori da un contesto in evoluzione".

L’analisi parte da un confronto. "C’è da dire intanto che Kiptum è un atleta molto giovane per il concetto di maratoneta. Ha 23 anni ma l’età non è una sorpresa, visto che in passato abbiamo già visto atleti come Wanjiru trionfare alle Olimpiadi a 21 anni. Non è dunque vero che serve una certa maturazione per vincere in questa gara. Dall’altra parte abbiamo poi un super atleta come Eliud Kipchoge, che ha superato i 40 anni e ha iniziato a fare cose straordinarie da maratoneta dopo i 30. La distinzione sull’età dunque viene meno".

IL RECORD DI KIPTUM— Il dottor Rosa inquadra il primato di Kiptum, arrivato alla terza maratona corsa dal keniota e in soli 10 mesi. "La premessa è che questo ragazzo non è un atleta da pista. Kelvin si allena in Kenya, nella nella foresta di Kaptagat, ma non con i training camp. Parliamo di un luogo collocato tra i 2500 e i 2700 metri, ricco di piante. È dunque un’area che offre il vantaggio dell’altura, ma molto ossigenata". È il punto di partenza per le successive distinzioni. "L’altro aspetto da considerare è che è in corso un cambiamento notevole nella tecnologia delle scarpe. Un’evoluzione lenta e progressiva che comporta alcune novità rispetto alla preparazione tradizionale". Negli allenamenti e nella gara: "Queste scarpe implicano una preparazione particolare per la forza. Più uno riesce a spingerle e più ne trae vantaggio, perché utilizzano una nuova intersuola in schiuma con aste in carbonio all’interno e dunque fanno leva. Sono progettate per spingere in avanti ed è una cosa che fino a poco tempo fa non esisteva". Un plus importante per un maratoneta come Kiptum: "È un atleta alto e con una buona falcata. Le scarpe permettono di allungarla e su 17-18 mila passi il vantaggio è evidente".
PROSPETTIVE— Il discorso si sposta poi sulle prospettive della gara regina: "Mi sembra chiaro che nella maratona maschile si scenderà presto sotto le due ore. Di sicuro, tutti gli atleti che di recente stanno facendo primati registrano in media tempi inferiori rispetto a qualche anno fa. Significa che in linea di massima i corridori si sono velocizzati e il merito è dei lavori di endurance e di forza, che hanno dato bei miglioramenti. L'evoluzione delle scarpe è però così forte che non permette più di parametrare bene la prestazione rispetto al tempo, perché è subentrata una variabile per ora non misurabile". Una considerazione che vale anche al femminile: "Qui verrà presto ritoccato il primato di Tigist Assefa, che a Berlino ha fermato il cronometro sulle 2 ore 11 minuti e 53 secondi".

VERSO LA MARATONA OLIMPICA— Il commento finale guarda alle Olimpiadi di Parigi. "Mi dispiace per Kipchoge, ma per l’abilità nei finali di Kiptum credo che sia improbabile la sua terza vittoria ai Giochi. A Berlino, nella maratona più veloce del mondo, Eliud ha corso bene ma non ha fatto uno dei suoi tempi migliori. La fisiologica riduzione della prestazione è anche legata all’età, mentre in secondo piano c’è la questione dell’adattamento alle nuove scarpe. Dopo aver corso per una vita in un altro modo, non è semplice adeguarsi. Vedo Kiptum favorito per la prossima estate". Cambia invece qualcosa per la gara femminile: "La Assefa viene da un tempo incredibile, ma ora entreranno in gioco le generazioni di grandi atlete sulla pista. Ci sarà qualche incognita in più legata al confronto sulla distanza".

Chicago Marathon
Storico Kelvin Kiptum: il keniano migliora il primato mondiale sui 42.195km alla Maratona di Chicago 2023!
Un giorno storico per la Maratona e per lo sport: Kelvin Kiptum, keniano nato il 2 dicembre 1999, migliora il record del mondo sui 42.195km superando il 2h01'09" corso da Eliud Kipchoge lo scorso anno a Berlino chiudendo la 45ma edizione della Chicago Marathon in 2h00'35".
Kiptum, che lo scorso aprile a Londra aveva sorpreso tutti vincendo in 2h01'25", era solamente alla sua terza maratona in carriera dopo il clamoroso esordio al termine della passata stagione a Valencia, dove chiuse in 2h01'53".
Con la prestazione odierna il non ancora 24enne entra nella storia anche per il fatto di aver corso al di sotto delle 2h02' tutte le 42.195km che fin qui ha corso in carriera.
Gara condotta dal duo Kiptum, Mateiko fino al 37esimo Km, dopodichè Kiptum rompe gli indugi ed inizia a spingere fino all'ultimo metro staccando di oltre 3 minuti il connazionale Kipruto (2:04:02) che giunge secondo, completa il podio il belga Abdi (2:04:32).
Grande risultato anche al femminile dove l'olandese Sifan Hassan abbassa notevolmente la migliore prestazione europea
Anche in questo caso la Hassan ha corso per 27Km insieme alla kenyana Chepngetich. Poi l'olandese ha iniziato lentamente ma inesorabilmente a staccare la kenyana che è poi giunta seconda con 1'53" di ritardo (2:15:37), al terzo posto si è classificata l'etiope Alemu (2:17:09).

Battocletti quinta, record europeo sfiorato

Nei Mondiali di corsa su strada, a Riga, l’azzurra con 14:45 migliora nei 5 km il suo primato italiano, a un secondo da quello continentale dell’olandese Hassan. Settimo Filippi nel miglio, undicesima Yaremchuk nella mezza maratona
È un’altra fantastica giornata per Nadia Battocletti. A Riga, nei Mondiali di corsa su strada, riesce a cogliere uno splendido quinto posto nei 5 chilometri in 14:45 dopo essere rimasta a lungo nel gruppo di testa. La regina del mezzofondo azzurro supera di quasi mezzo minuto il suo record italiano, 15:13 dell’anno scorso (a Herzogenaurach il 30 aprile del 2022), e sfiora il primato europeo di 14:44 realizzato nel 2019 dall’olandese Sifan Hassan, mancandolo di appena un secondo. Sempre più protagonista tra le big a livello internazionale, la 23enne trentina si stacca soltanto nel chilometro conclusivo per finire a dieci secondi dall’oro di Beatrice Chebet, al successo in 14:35 per fare doppietta keniana con l’argento di Lilian Rengeruk (14:39), e a cinque secondi dal bronzo dell’etiope Ejgayehu Taye (14:40) che precede la connazionale Medina Eisa (14:41). La portacolori delle Fiamme Azzurre allenata dal papà-coach Giuliano è nettamente la migliore tra le europee, lottando fino all’ultimo in mezzo alle big con una condotta di gara coraggiosa. Per la terza volta in questa stagione riscrive un primato italiano, che si aggiunge a quelli dei 5000 su pista (14:41.30 a Londra il 23 luglio) e dei 10 km su strada (31:36 a Pescara il 10 settembre), lasciandosi alle spalle il passaggio a vuoto della finale nei 5000 ai Mondiali di Budapest dove non è andata oltre il sedicesimo posto, mentre è stata settima due anni fa alle Olimpiadi di Tokyo. Sulle strade della capitale lettone chiude ventiduesima Federica Del Buono (Carabinieri) con 16:03. La vincitrice Chebet, quest’anno campionessa mondiale di cross e bronzo nei 5000 iridati, conquista la sua terza medaglia in altrettante rassegne.

MEZZA MARATONA - Buon esordio in azzurro per Sofiia Yaremchuk. Nella mezza maratona si piazza undicesima la campionessa tricolore in 1h09:37 dopo aver viaggiato nel secondo gruppo, non lontana dal personale sulla distanza dei 21,097 chilometri (1h08:56 nella scorsa stagione). La 29enne dell’Esercito arriva a sei secondi dalla top ten ed è la terza delle atlete europee. Tripletta per il Kenya con la conferma in 1h07:25 dell’olimpionica di maratona Peres Jepchirchir a tre anni dalla scorsa edizione di Gdynia 2020 e al terzo oro in carriera (il primo nel 2016) seguita da Margaret Chelimo Kipkemboi (1h07:26) e Catherine Relin (1h07:34) per aggiudicarsi anche il titolo a squadre davanti a Etiopia e Gran Bretagna in una mattinata con cielo in parte coperto sulle sponde del fiume Daugava e circa 16 gradi di temperatura. Tra gli uomini il migliore degli italiani è Pietro Riva: diciassettesimo con 1h01:06 il piemontese delle Fiamme Oro, poi 29° Yohanes Chiappinelli (Carabinieri) in 1h01:37 poco più di un mese dopo l’undicesimo posto nella maratona dei Mondiali e 40° Iliass Aouani (Fiamme Azzurre, 1h02:51). Tutto keniano il podio anche nella gara maschile con Sabastian Sawe (59:10) che sorpassa Daniel Ebenyo (59:14) in prossimità del traguardo, bronzo a Samwel Mailu (59:19). Nella classifica per team gli azzurri finiscono ottavi, vince la formazione del Kenya su Etiopia e Sudafrica.

MIGLIO - Si comporta bene nel miglio Giovanni Filippi, settimo in 3:57.41. Al debutto con la maglia della Nazionale, il 25enne bresciano della Fratellanza 1874 Modena è autore di una brillante prova con il record italiano di questa specialità da poco entrata nel programma ufficiale, terzo degli europei, restando in contatto con i leader della gara fino allo sprint decisivo. Titolo al ventenne statunitense Hobbs Kessler con 3:56.13, nuovo primato mondiale nei 1609,34 metri su strada, davanti al britannico Callum Elson (3:56.41) e all’altro americano Samuel Prakel (3:56.43), invece l’altro azzurro Mohad Abdikadar (Aeronautica) non va oltre il 26° posto in 4:11.60. Clamoroso nel miglio femminile: le etiopi Diribe Welteji, medaglia d’oro con il record mondiale in 4:20.98, e Freweyni Hailu (4:23.06) sorprendono la fuoriclasse keniana Faith Kipyegon che si deve accontentare del bronzo con 4:24.13 dopo i due trionfi (1500 e 5000) ai Mondiali di Budapest. Dominio dell’Etiopia anche nei 5 km degli uomini con Hagos Gebrhiwet, primo in 12:59, e Yomif Kejelcha, argento in 13:02, per fare il vuoto nei confronti del keniano Nicholas Kipkorir (13:16).

E' stata una vera e propria passerella trionfale, con brivido finale, quella di Eliud Kipchoge (2h02'42")alla 49ma edizione della Berlin Marathon, la 42.195km più attesa della stagione andata in scena domenica 24 settembre alla presenza di oltre 47mila runners. Anche al femminile sarà un assolo, quello della campionessa uscente Tigist Assefa che andrà a disintegrare in primato del mondo sulla distanza (LA NEWS): alla fine, fatto più unico che raro in una Maratona Major, entrambi i vincitori del 2022 si ripeteranno nel 2023.

Il quasi 39enne keniano è rimasto al comando praticamente da subito, ben prima del terzo chilometro, accompagnato dalle 3 lepri e dall'outisder etiope Derseh Kindie. Passaggi ai 10km in 28'27" e alla mezza in 60'27", crono leggermente più lenti rispetto a quanto fatto lo scroso anno.
Poi, finito il lavoro delle lepri, comprensibile rallentamento con Kipchoge che vince la sua 11ma Maratona Major in carriera strappando, senza possibilità di replica, il pass per le Olimpiadi di Parigi 2024.
La definitiva svolta della gara dopo 31km quando Kindie, accreditato di un crono di 2h08', si stacca per poi fermarsi poco più tardi. Finisce anche il lavoro dell'ultima lepre e Kipchoge appare molto più sciolto nella sua azione di corsa. Tuttavia un rallentamento al 38mo chilometro, con parziali per la prima volta sopra i 3'/km, porteranno l'esordiente Vincent Kipkemoi a provare un'insperata rimonta. Kipkemoi recupererà oltre 15" portandosi a 30" dal leader che tuttavia riuscirà ad amministrare il vantaggio
2'02"42 il crono finale che valgono a Kipchoge il secondo crono stagionale dietro a Kelvin Kiptum (2h01'25") e l'ottavo crono della storia. Sul podio anche Vincent Kipkemoi (2h03'13") e Tadese Takele (2h03'24").
Eyob Faniel si ritira dopo il 35mo chilometro dopo una gara corsa a cavallo delle 2h08'.

Clamoroso primato del mondo dell'etiope Tigist Assefa che a Berlino che riscrive la storia dei 42.195km al femminile tagliando il traguardo dopo 2h11'53" e disintegrando in 2h14'04" corso da Brigid Kosgei a Chicago nel 2019. (QUI TUTTI GLI INTERMEDI)
L'atleta classe 1994, vincitrice a Berlino anche nel 2022, passa ai 10km in 31'45" e alla mezza in 1h06'20". In tanti si aspettano un crollo, ma anzi, la Assefa rilancia chiudendo su un tempo quasi "maschile" e portando la maratona femminile su un altro livello. (QUI LE SCARPE UTILIZZATE)
A Berlino completano il podio la keniana Sheila Chepkirui (2h17'49") e la sorprendente tanzaniana Magdalena Shauri (2h18'41").

Fabbri 22,31, record Duplantis-Tsegay 5000 record

L'azzurro argento iridato ancora oltre i 22 metri nella finale di Diamond League a Eugene, sesta Folorunso. Primati mondiali dell'astista a 6,23 e per l'etiope nei 5000 donne, Ingebrigtsen record europeo nei 3000

Leonardo Fabbri ancora superlativo nella seconda serata delle finali della Wanda Diamond League a Eugene. Il pesista azzurro argento mondiale è quarto in una gara dai contenuti strepitosi, con 22,31, seconda prestazione della carriera a soli tre centimetri dalla misura che gli ha consegnato il podio iridato un mese fa, e quarta prestazione assoluta italiana dopo Alessandro Andrei (22,91), Zane Weir (22,44) e la misura del Fabbri formato-Budapest (22,34). Il fiorentino dell'Aeronautica ha iniziato con 21,42, poi l'exploit da 22,31, seguito da tre lanci nulli e un 20,76 conclusivo. Il Diamond Trophy va per la terza volta allo statunitense Joe Kovacs, alla miglior gara dell'anno con un favoloso 22,93, ma appena sufficiente per tenere ancora dietro Ryan Crouser (22,91) e il miglior Tom Walsh dell'anno (terzo con 22,69). Si chiude una stagione formidabile per il 26enne allenato da Paolo Dal Soglio, culminata con la medaglia d'argento mondiale e l'abbattimento, ora consolidato a più riprese, del muro dell'élite assoluta dei pesisti, i ventidue metri. “La gara purtroppo è finita al secondo lancio - racconta Fabbri - perché dopo il 22,31 ho preso una storta esultando, ma ho voluto comunque provare a finirla visto che pensavo di fare molto di più. È una stagione da film, sto diventando il pesista che ho sempre sognato di diventare. Non vedo l’ora di iniziare a preparare il 2024”.

CHE SHOW - Una finale di Diamond League senza precedenti, con una seconda giornata che ha registrato due record mondiali (Tsegay e Duplantis), due record europei (Ingebrigtsen e lo stesso Duplantis), un totale di cinque record di area, tre record della Diamond League, sette primati del meeting e ben nove migliori prestazioni mondiali dell’anno.

FOLORUNSO SESTA - Nei 400 ostacoli è sesta l’azzurra Ayomide Folorunso. La primatista italiana ha chiuso ancora una volta su tempi di eccellenza, in 54.68, con il consueto ottimo finale, nella gara vinta dall'olandese campionessa mondiale Femke Bol in 51.98, record del meeting, terza prestazione europea di sempre (sue le prime due) e decima assoluta al mondo. Dall'ottava corsia, l'azzurra ha ben tenuto nella prima parte di gara, riuscendo a chiudere con la caratteristica facilità di azione gli ultimi venticinque metri del rettilineo, confermando nella top-class mondiale della specialità il piazzamento ottenuto nella finale dei campionati del mondo. Dietro la Bol, al terzo Diamond Trophy consecutivo, la statunitense argento mondiale Shamier Little (53.45) e la giamaicana Rushell Clayton (53.56), fotocopia del podio mondiale di Budapest. Con l'ennesima gara di altissimo livello, e l'undicesimo crono della carriera (ottava prestazione stagionale), per l'azzurra delle Fiamme Oro il 2023 vale l'ingresso, a pieno merito e titolo, nell'élite mondiale della specialità. “Per me è una buona chiusura di una bella stagione, mi sarebbe piaciuto ancora di più un quinto posto che era nelle possibilità - commenta ‘Ayo’ - ma alzarsi da tavola con un po’ di fame fa sempre bene e non è stato semplice, ho raschiato il fondo del barile per quest’ultima gara. Sono contentissima di aver vissuto la trasferta con il mio allenatore Maurizio Pratizzoli, siamo particolarmente legati a questa pista che ci ha regalato molte soddisfazioni in passato. E oggi è arrivata la conferma che quel sesto posto ai Mondiali di un mese fa non era pura fortuna. Il lavoro fatto dietro le quinte è stato importante e questi risultati rincuorano me e tutto il mio team per il futuro”.

TSEGAY RECORD MONDIALE NEI 5000 - Che il record del mondo dei 5000 metri femminili fosse l'ambizione di Gudaf Tsegay lo si intuiva dai passaggi richiesti (2:48.75 ai 1000 metri e 8:26.25 ai 3000), ma le pacemaker hanno fatto anche meglio indirizzando l'etiope iridata dei 10.000, ma già all'oro mondiale su questa distanza a Doha, al record mondiale di 14:00.21, un'inezia per non riuscire anche a violare il "muro" dei quattordici minuti. Sull'elastico di intermedi come 2:28.08 della statunitense Johnson, il 5:37.34 della connazionale Cranny (world lead sulla distanza) e soprattutto il pazzesco 8:26.03 dell'etiope Birke Haylom (primato mondiale U20 e U18 non ufficiale per non aver completato la gara), la Tsegay ha dovuto reggere a distanza il confronto con l'impresa di Faith Kipyegon (14:05.20 a Parigi, quest'anno), vincendo il Diamond Trophy e trascinando la keniana Beatrice Chebet quasi a eguagliare il precedente limite in 14:05.92 per la terza prestazione di sempre.

DUPLANTIS 6,23! ANCORA UN PRIMATO - Aveva compiuto l'impresa chiudendo il Mondiale di Oregon '22 all'ultimo atto della rassegna (6,21), per poi salire ancora al coperto a 6,22 a Clermont-Ferrand nello scorso inverno. Quest'anno ci ha provato in un'infinità di occasioni, ma la pedana dell'Hayward Field è quella giusta per regalare altre emozioni infinite nell'asta a firma di Armand Duplantis, che ha vinto la gara con soli tre salti senza errori fino a 6,02 (tre errori del filippino Obiena, secondo con 5,82), e al primo assalto ha portato il record del mondo a 6,23, la perla di un'altra stagione spaziale in cui lo svedese della Louisiana ha superato sei metri e oltre in ben tredici occasioni, con l'asterisco finale del primato e del terzo Diamond Trophy consecutivo.

Eugene, e la finale di Diamond League, riscrive la storia in un meraviglioso pomeriggio settembrino, in condizioni ideali.

INGEBRIGTSEN RECORD EUROPEO NEI 3000 - Ancora superlativo Jaokb Ingebrigtsen, impresa nell'impresa, al primato europeo dei 3000 metri dopo aver schiantato ieri quello sul miglio. L'aria del primato del mondo è svanita dopo i passaggi non in linea con quanto preventivato, ma il finale ha entusiasmato per lo spalla a spalla tra il norvegese e l'etiope Yomif Kejelcha, alla fine separati da un centesimo. In 7:23.63 Ingebrigtsen migliora il 7:24.00 di Parigi, trascinando Kejelcha al record nazionale di 7:23.64 e alla quarta prestazione di sempre sulla distanza. In scia, record americano per Grant Fisher in 7:25.47, in una gara con ben sette atleti sotto i 7:30. Per Ingebrigtsen non ci sono aggettivi, basti ricordare che il limite europeo di oggi è il settimo ottenuto dal norvegese quest'anno nella stagione outdoor, due nei 1500 metri, due nei 3000, uno nel miglio, il record mondiale nei 2000 e la migliore prestazione mondiale sulle due miglia.

Emozioni senza fine: tocca agli 800 metri femminili, dove Athing Mu si ritrova definitivamente e si supera anche, vincendo un duello entusiasmante con Keely Hodgkinson fino a limare il suo record USA a 1:54.97, miglior crono dell'anno nella miglior gara dell'anno, con primati nazionali anche per la britannica Hodgkinson (1:55.19, decima di sempre al mondo) e la giamaicana Goule-Toppin (1:55.96), con la campionessa del mondo Mary Moraa solo quarta (1:57.42). Tra le world lead della serata, menzione speciale per la miglior gara di alto donne della stagione, con Yaroslava Mahuchikh e Nicola Olyslagers entrambe salite a 2,03 (record oceanico per l'australiana), dopo un'avvincente rincorsa all'ucraina, una sola macchia a 2,03 e vincitrice del trofeo per il secondo anno di fila, laddove alla Olyslagers sono serviti tre tentativi per aver ragione della misura e aver rischiato di chiudere anzitempo lo show con tre prove a 1,98. Migliore prestazione mondiale dell'anno negli 800 maschili vinti dal keniano argento iridato Emmanuel Wanyonyi, per il primo sub-1:43 dell'anno, 1:42.80 a centrare il record del meeting e prevalere negli ultimi dieci metri sul campione mondiale Marco Arop (al record canadese in 1:42.85) e sull'algerino Sedjati (1:43.06, record personale). Nei 110 ostacoli l'ennesima world lead di questa strepitosa seconda giornata delle 'finals' di Eugene, centrata dal giamaicano Hansle Parchment in 12.93 (+0.9) con il solito finale che non lascia scampo alla coppia di ostacolisti USA che con il giamaicano hanno occupato il podio mondiale di Budapest, Grant Holloway (13.06) e Daniel Roberts (13.07).

La velocità premia due volte Shericka Jackson, sabato regina dei 100 metri. Oggi l'assalto al record del mondo nei 200 di FloJo Griffith non è andato a buon fine, ma il crono della giamaicana (21.57 con +0.3 di vento, primato del meeting e ottava prestazione assoluta sulla distanza) è da leccarsi i baffi. Un abisso dietro (ma con prestazioni eccellenti) filano l'ivoriana Ta Lou (22.10) e la bahamense Strachan (22.16). Nei 200 uomini, la resurrezione di Andre De Grasse: il canadese campione olimpico di Tokyo mette tutti in fila nei 200 chiudendo la stagione con il primo successo in Diamond League e l'acuto di un 19.76 (+0.6) senza discussioni, con netto margine su Bednarek (19.95) e il giovane Knighton (19.97).

Sorpresissima nel disco maschile, con l'australiano Matthew Denny che attende l'ultimo turno per lanciare al primato nazionale di 68,43 e lasciare senza diamante la coppia favorita, lo sloveno Ceh (67,64) e lo svedese campione del mondo Stahl (67,36). Pokerissimo di vittorie formato diamante per la serba Ivana Vuleta, nata Spanovic, che all'ultimo salto agguanta a 6,85 (+0.2) la nigeriana Ese Brume, che perde per la peggiore seconda misura (6,69 contro 6,77 della campionessa del mondo di Budapest). Nel lungo maschile il Diamond Trophy resta in Europa, dopo i successi dello svedese Montler e del greco Tentoglou, grazie al versatile talento dello svizzero Simon Ehammer, vincitore con 8,22 sul giamaicano iridato a Doha Tajay Gayle, stessa misura (ventosa) ma con un secondo risultato (8,08) inferiore all'8,10 dell'elvetico. Conferma il Diamond Trophy dell'anno scorso l'iridata iridata Marileidy Paulino, nettamente padrona dei 400 metri in 49.58 davanti all'argento mondiale Kaczmarek (50.38) e all'olandese Klaver (50.47).

Terzo successo consecutivo nelle finali della Diamond League anche per la discobola Valarie Allman, che con il lancio d'apertura di 68,66 ha piegato la connazionale Laulauga Tausaga, che le ha soffiato il titolo a Budapest, ma ancora ben oltre gli standard pre-mondiali con 68,36. La leonessa Sandra Perkovic, che di diamanti ne ha vinti sei, ha chiuso terza con un ottimo 66,85. Fa tris anche la nigeriana Tobi Amusan, che su questa pista ha vinto il titolo mondiale dei 100 ostacoli stabilendo il record del mondo, con un sontuoso 12.33 (+1.8), non lasciando scampo alla portoricana Jasmine Camacho-Quinn (12.38) e all'ex-primatista Kendra Harrison (12.44).

Due record del mondo in una sola gara. Incredibile la keniana Agnes Ngetich
La 22enne del Kenya scuote il mondo della corsa con questa prestazione fenomenale in una gara di 10K in Romania. Prima della vittoria e del record mondiale, è riuscita ad abbattere il record anche al passaggio ai 5K

Di lei si parla già da tempo come di un fenomeno dell’atletica, e domenica scorsa la 22enne keniana Agnes Ngetich non ha smentito le attese colleizonando ben due record mondiali in un solo giorno, anzi in una stessa gara. Era al via della Transylvania 10K a Brasov, in Romania, in una gara per sole donne.

Ha vinto la 10K con un tempo sensazionale di 29 minuti e 24 secondi, ma ha fatto molto di più: al passaggio ai 5K ha fatto segnare il tempo record di 14 minuti e 25 secondi superando di ben quattro secondi il record dell'Etiope Senbere Teferi, che risale al 2021.

Il suo primo miglio è stato corso in quattro minuti e 30 secondi, equivalenti a un ritmo di 5K alle 14’ che ha lasciato sull’asfalto anche la pacer.

Con questa eccezionale prestazione, Ngetich ha abbattuto anche il precedente record di 30:01 stabilito dalla defunta Agnes Tirop a Herzogenaurach, in Germania nel 2021. Questo record è distante solamente 10 secondi dal primato dell'etiope Yalemzerf Yehualaw, registrato in una gara mista a Castellon, in Spagna, l'anno scorso.

Tricolori 10 km: Battocletti record 31:36!

A Pescara l’azzurra migliora dopo undici anni il primato italiano nella rassegna nazionale, a tre settimane dai Mondiali di corsa su strada. Tra gli uomini secondo titolo consecutivo per Riva in 28:23
Un’altra impresa di Nadia Battocletti. Magnifica gara dell’azzurra che nei Campionati italiani dei 10 chilometri di corsa su strada, a Pescara, migliora il primato nazionale con il tempo di 31:36. Battuto il crono di 31:52 stabilito da Nadia Ejjafini undici anni fa, a Manchester il 20 maggio del 2012. Per la seconda volta in questa stagione, la 23enne trentina delle Fiamme Azzurre riscrive un record dopo quello ottenuto nei 5000 con 14:41.30 sulla pista di Londra il 23 luglio prima di raggiungere la finale nella stessa specialità ai Mondiali di Budapest dove è arrivata sedicesima, senza raccogliere il piazzamento che desiderava. Ma la regina del mezzofondo aveva già ritrovato il sorriso nello scorso weekend, con il personale demolito in 4:03.34 nei 1500 di Padova, e conferma di potersi esprimere ad alto livello anche su distanze più lunghe, dopo aver sfiorato il limite dei 10.000 su pista in maggio con 31:06.42. È il suo quarto titolo italiano assoluto della stagione (oltre ai successi di 5000, 10.000 e cross), il nono della carriera, quando si avvicina il prossimo appuntamento dei Mondiali di corsa su strada a Riga, in Lettonia, dove il 1° ottobre sarà al via nei 5 chilometri. Sul podio tricolore la vicentina Rebecca Lonedo (Fiamme Oro, 32:29), seconda come nell’ultima edizione con un progresso di quasi mezzo minuto, e la piemontese Valentina Gemetto (Dk Runners Milano), al personale in 32:46 per il terzo posto, ma scendono sotto i 33 minuti anche Anna Arnaudo (Battaglio Cus Torino, 32:54) e Giovanna Selva (Carabinieri, 32:59).

Fa il bis Pietro Riva tra gli uomini. Seconda vittoria di fila nella rassegna per il 26enne delle Fiamme Oro, che quest’anno si era già ripetuto nei 10.000 su pista. Al rientro dopo essere stato frenato da un infortunio nei mesi scorsi, il piemontese riesce a imporsi in 28:23 con venti secondi di vantaggio sul recordman italiano di maratona Iliass Aouani (Fiamme Azzurre, 28:43). Entrambi saranno impegnati nella mezza maratona iridata di Riga, fra tre settimane. Terzo gradino del podio in 28:46 per il pugliese Pasquale Selvarolo (Fiamme Azzurre) seguito dal maratoneta Yassine El Fathaoui (Circolo Minerva Parma, 28:58) e da Alberto Mondazzi (Atl.Casone Noceto, 29:00) sui quattro giri del circuito con partenza e arrivo in Piazza della Rinascita, meglio nota come Piazza Salotto. Un weekend all’insegna dello sport e della prevenzione, nell’ambito dell’iniziativa PesGara per la legalità, sui temi della sicurezza ma anche della salute.

Titolo under 23 femminile alla reggiana Sara Nestola (Calcestruzzi Corradini Excelsior), sesta assoluta in 33:08 per lasciarsi alle spalle Aurora Bado (Freezone, 33:45), rispettivamente argento e bronzo quest’anno nei 10.000 agli Europei di categoria, mentre Greta Settino (Toscana Atl. Empoli Nissan) finisce terza tra le promesse in 34:15. Nella manifestazione valida anche per i Societari di corsa, tagliano per primi il traguardo la burundese Francine Niyomukunzi (Caivano Runners, 31:31) e il connazionale Egide Ntakarutimana (Atl. Casone Noceto, 28:13). Il nuovo campione under 23 è Konjoneh Maggi (Atl. Lecco Colombo Costruzioni) che in 29:54 precede Francesco Da Vià (Gs La Piave 2000, 30:04) e Nicolò Gallo (Atl. Mondovì Acqua San Bernardo, 30:14). Nella gara juniores vince Laura Ribigini (Atl. Arcs Cus Perugia, 35:13) nei confronti di Sara Arrigoni (Cus Parma, 35:55) e Nausica Barberini Magnani (Francesco Francia Bologna, 36:20). Al maschile Lorenzo Pelliciardi (Atl. Iriense Voghera, 30:56) festeggia tra gli under 20 davanti a Kiril Polikarpenko (Battaglio Cus Torino, 31:24) e Domenico Farina (Atl. Don Milani, 31:28). Assegnati anche i titoli under 18 con l’affermazione di Luciano Carallo (Collection Atl. Sambenedettese, 32:37) su Stefano Perardi (Battaglio Cus Torino, 32:41) e Omar Fiki (2S Atl. Spoleto, 32:45). Sui 6 chilometri delle allieve Federica Borromini (Atl. Cascina, 21:11) sfila la maglia tricolore alla campionessa uscente Giulia Bernini (Toscana Atl. Empoli Nissan, 21:24), terza Sofia Ferrari (Calcestruzzi Corradini Excelsior, 21:35).

Bruxelles: Folorunso centra la finale Diamond

2000: INGEBRIGTSEN MEGLIO DI EL GUERROUJ - Il record del mondo dei 2000 aveva una firma di prestigio (il marocchino Hicham El Guerrouj), una sede monumentale (Olympiastadion di Berlino) e 24 anni di storia: 4:44.79 nel 1999. Allo stadio Re Baldovino lo divora il norvegese Jakob Ingebrigtsen che su questa distanza deteneva già il primato europeo. Scortato dalle lepri fino ai 1300 (Boaz Kiprugut primo mille in 2:22.28), si mette in proprio nella seconda metà e chiude in 4:43.13 con un ultimo giro da 55.00. Nella bacheca dei record mondiali, la perla di stasera si aggiunge a quella dei 1500 indoor del 2022 (3:30.60).

Nella penultima tappa Ayo è quinta con 54.42 nei 400hs e andrà a Eugene. Tortu sesto con 20.30 nei 200. Derkach 14,17 nel triplo (quarta). Ingebrigtsen record mondiale dei 2000, Jackson 200 in 21.48
Ayomide Folorunso centra la qualificazione per la finale della Wanda Diamond League 2023 con il quinto posto nei 400 ostacoli a Bruxelles in 54.42. Nel weekend del 16-17 settembre ci sarà anche l’ostacolista azzurra a Eugene, in Oregon, nelle gare che mettono in palio il ‘diamante’, insieme a Leonardo Fabbri (peso), Larissa Iapichino (lungo), Roberta Bruni (asta) e Andy Diaz (triplo), mentre, come noto, il campione del mondo Gianmarco Tamberi ha rinunciato a partecipare e non difenderà gli ultimi due titoli conquistati nell’alto. Al Memorial Van Damme, nella penultima fermata del massimo circuito mondiale, sesta piazza con 20.30 per Filippo Tortu nei 200 metri (vento -0.1). Nel triplo, quarta Dariya Derkach (14,17/+0.7) e sesta Ottavia Cestonaro (13,76/+0.2). Tra i risultati top del meeting, record del mondo nei 2000 metri per il norvegese Jakob Ingebrigtsen (4:43.13) che dopo 24 anni migliora il 4:44.79 del marocchino Hicham El Guerrouj; super 21.48 (+0.2) nei 200 per la giamaicana Shericka Jackson, record della Diamond League; 6,10 per lo svedese Armand Duplantis nell’asta e tre tentativi mancati al record del mondo di 6,23.

AYO - Il fatto che il suo 54.42 possa essere considerato un risultato ‘normale’ dà l’idea di quanto nelle settimane cruciali dell’anno sia decollata Ayomide Folorunso, ormai pienamente a proprio agio su questi tempi. L’obiettivo, in termini di punteggio per la qualificazione alla finale, era restare davanti alla giamaicana Andrenette Knight (o non perdere troppi punti), l’unica che avrebbe potuto sfilarle l’ottava piazza per Eugene: missione compiuta. Al solito l’olandese Femke Bol fa gara a parte (52.11), mai si era corso così veloce a Bruxelles. Parla Ayo, sesta al Mondiale: “Prima della gara dicevo al mio coach, il prof Pratizzoli, di essere un po’ stanca…. ma avrei dato un rene per essere qua! Rispetto alla gara in Cina di sabato scorso ho cercato di essere più aggressiva nella prima parte. Sarà un piacere finire la stagione a Eugene in un contesto del genere: è stato un anno incredibile e spero sia soltanto l’inizio”.

PIPPO - Lo statunitense Kenny Bednarek gli scappa subito via all’interno, Tortu corre in corsia otto, disegna una curva discreta e poi si lancia verso il rettilineo, all’inseguimento dei più forti. Bednarek vola e si gode lo stagionale di 19.79, tre centesimi meglio del 19.82 del britannico Zharnel Hughes. Canada-Canada, poi, con l’oro olimpico Andre De Grasse allo stagionale di 19.89 e Aaron Brown con 19.98. Più distanti il liberiano Joseph Fahnbulleh (20.24) e l’azzurro delle Fiamme Gialle argento mondiale della staffetta, che si lascia alle spalle lo statunitense Kyree King (20.52) e il cubano Reynier Mena (20.93). La valutazione della gara è nelle sue parole: “Oggi non avrei potuto fare di più - il commento del 25enne brianzolo - arrivavo stanco da questa stagione che è stata molto lunga. Non sono al 100% soddisfatto ma ho fatto una buona gara. Purtroppo quest’anno non ho raggiunto l’obiettivo principale che era scendere sotto i venti secondi, però nel complesso è stata una buona stagione. Per la staffetta ho sacrificato qualche gara sui 200, ma ne è valsa la pena, ci siamo presi un argento che meritavamo”.

DARIYA E OTTAVIA - Un quarto posto in Diamond League non è affatto da buttare via: lo sa, Dariya Derkach (Aeronautica), che dopo l’ottava posizione dei Mondiali di Budapest può essere soddisfatta per questo piazzamento, ottenuto grazie al 14,17 (+0.7) del secondo salto. Complice la botta al piede destro rimediata mercoledì a Rovereto non può esprimersi al meglio Ottavia Cestonaro (Carabinieri), sesta con 13,76 (+0.2), nella serata che consegna il primo +15 in carriera alla giamaicana Shanieka Ricketts (15,01/+0.3). Entrambe le azzurre sono attese anche domenica a Zagabria nella tappa finale del Continental Tour Gold.

200 DONNE SHOW - Come al Mondiale, trema di nuovo il record del mondo dei 200 metri: il tentativo annunciato della giamaicana Shericka Jackson non va a buon fine ma l’oro mondiale impressiona per la potenza con cui fulmina la pista e le rivali, per firmare il primato della Diamond League in 21.48 (+0.2) a quattordici centesimi dal limite di Florence Griffith-Joyner (21.34) di trentacinque anni fa. Un solco ampissimo tra lei e tutte le altre: seconda in 22.31 la bahamense Anthonique Strachan.



IN PISTA: THOMPSON-HERAH 10.84 - In crescita di condizione la giamaicana Elaine Thompson-Herah dopo l’infortunio che ne ha condizionato la prima parte della stagione: la campionessa olimpica si prende i 100 metri in 10.84 (0.0). Affare Belgio-Olanda nei 400 femminili: Cynthia Bolingo (50.09) rimonta su Lieke Klaver (50.16), mentre tra gli uomini primeggia il giamaicano Rusheen McDonald (44.84). Ottocento di marca algerina con l’1:43.60 di Djamel Sedjati e il progresso del giovane francese Yanis Meziane (1:43.94). Nei 1500 la scozzese Laura Muir trova il miglior risultato personale dell’anno con 3:55.34 e sulla sua scia l’irlandese Ciara Mageean sigla il record nazionale in 3:55.87. Nei duecento metri finali dei 5000 parte la keniana Lilian Rengeruk (14:26.46) per staccare l’etiope Medina Eisa (14:28.94) e la giapponese Nozomi Tanaka al record nazionale con 14:29.18.

IN PEDANA: DUPLANTIS 6,10 - Manca per un soffio il 6,23 all’ultimo tentativo, decisamente il migliore dei tre. Anche stasera Mondo Duplantis deve rinviare i propri propositi di aggiungere un centimetro al primato mondiale dell’asta: non è comunque banale il record del meeting fissato a 6,10, misura incassata alla prima prova, come tutte le altre delle sua serie (tra cui 6,02). A due metri il successo dell’ucraina Yaroslava Mahuchikh nell’alto (tre errori a 2,04) ma chi continua a stupire, in prospettiva, è la diciottenne serba figlia d’arte Angelina Topic, di nuovo a 1,97. World lead nel giavellotto per la giapponese oro mondiale Haruka Kitaguchi che all’ultimo turno festeggia il 67,38 del lancio più lungo dell’anno.

Settime le 4x400, Italia con 13 finalisti
27 Agosto 2023

Gli azzurri chiudono i Mondiali con un numero di piazzamenti tra i primi 8 che mancava da Siviglia '99. Merito anche dei quartetti composti da Scotti, Meli, Benati, Re (3:01.23), Mangione, Polinari, Bonora, Trevisan (3:24.98)
Altri due piazzamenti tra i primi otto ai Mondiali di Budapest consegnano all’Italia una prestazione complessiva di squadra che mancava dall’edizione di Siviglia 1999. Gli azzurri chiudono con 13 finalisti, pareggiando il risultato di 24 anni fa, e un totale di 51 punti che nella ‘placing table’ vale l’ottavo posto ex-aequo con Australia e Olanda. Merito anche dei settimi posti ottenuti nella serata finale da entrambe le staffette 4x400. Tra le donne Alice Mangione, Anna Polinari, Alessandra Bonora e Giancarla Trevisan riescono a tagliare il traguardo in 3:24.98, a poco più di un secondo dal record nazionale di 3:23.86 siglato ieri (con Ayomide Folorunso in seconda frazione) mentre vince l’Olanda in 3:20.72 grazie alla formidabile rimonta conclusiva di Femke Bol. Il quartetto azzurro maschile schierato con Edoardo Scotti, Riccardo Meli, Lorenzo Benati e Davide Re si piazza settimo in 3:01.23, senza Alessandro Sibilio che aveva corso in batteria, nella gara che vede imporsi gli Stati Uniti con 2:57.31. Nel bilancio dell’Italia spiccano le 4 medaglie (1 oro, 2 argenti e 1 bronzo) come non accadeva da Edmonton 2001 (ma in quel caso 1-1-2) per la tredicesima posizione nel medagliere, dominato dagli Stati Uniti con 12 ori, 8 argenti, 9 bronzi (29 medaglie totali) davanti ai 4 ori di Canada e Spagna. USA leader indiscussi anche nella classifica a punti con 277 davanti a Giamaica (139) e Kenya (112).

BUDAPEST 2023 - MEDAGLIE E PIAZZAMENTI
Oro (1): Gianmarco Tamberi (alto)
Argento (2): Leonardo Fabbri (peso); Roberto Rigali, Marcell Jacobs, Lorenzo Patta, Filippo Tortu (4x100)
Bronzo (1): Antonella Palmisano (20 km marcia)
Quarto posto: Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni, Alessia Pavese (4x100)
Quinto posto: Larissa Iapichino (lungo)
Sesto posto: Ayomide Folorunso (400 ostacoli); Sara Fantini (martello)
Settimo posto: Massimo Stano (35 km marcia); Edoardo Scotti, Riccardo Meli, Lorenzo Benati, Davide Re (4x400, in batteria anche Alessandro Sibilio); Alice Mangione, Anna Polinari, Alessandra Bonora, Giancarla Trevisan (4x400, in batteria anche Ayomide Folorunso)
Ottavo posto: Emmanuel Ihemeje (triplo); Dariya Derkach (triplo)


Palmisano immensa, bronzo ai Mondiali!
L'olimpionica di Tokyo (1h27:26) sale sul podio iridato a Budapest con una gara di straordinaria intelligenza tattica. Oro alla spagnola Maria Pèrez (1h26:51), argento all'australiana Montag (1h27:16)
Arriva la seconda medaglia per la squadra italiana ai Mondiali di Budapest: dopo l'argento centrato ieri sera da Leonardo Fabbri nel getto del peso, ecco il bronzo di Antonella Palmisano, terza nei 20km di marcia (1h27:26) con una prova di incredibile equilibrio e sofferenza, a spezzare l'incantesimo di due anni di infortuni e lacrime. Una caduta all'undicesimo chilometro fa rabbrividire per le possibili conseguenze, ma l'azzurra reagisce, mostra gli occhi della tigre, e quando la spagnola Maria Pèrez, a tre chilometri dal traguardo, si invola verso l'oro (1h26:51), riesce a mantenere la calma, conquistando il terzo gradino del podio (argento all'australiana Jemima Montag, 1h27:16). Una prova ad eliminazione, questa gara sui 20km, nella quale le migliori hanno preso subito il comando (in testa fin dal via le sette pronosticate), restando compatte fino all'azione decisiva, avvenuta tra il sedicesimo e il diciassettesimo chilometro. “Quello che conta è la testa - ricorda la Palmisano - ho imparato in questi due anni a vedere tutto il bello che c'è intorno a me, senza concentrami sui problemi. Ora so che posso andare avanti al meglio, ora l'appuntamento è con l'Olimpiade, c'è Parigi dietro l'angolo“.
E poi prosegue nel raccontare e raccontarsi: “Cadere e rialzarsi, è un concetto perfetto per la giornata di oggi, dopo la caduta alla boa - parola della tarantina di Mottola - mi è quasi servito perché in pochi secondi mi ha fatto vedere tutto quello che ho passato in due anni. Mi ha dato una carica che non mi ha aspettavo. Ho passato momenti in cui non vedevo più la luce. Momenti in cui il mio allenatore Patrizio Parcesepe mi diceva ‘pensa alla persona, e se non è il caso di continuare fermiamoci’. Quello che sto vivendo adesso è tanta felicità, tanta gioia: ho dimostrato a me stessa, e a lui, che l’atleta c’è, e anche la persona. Con qualche acciacco, ma ci sono. E possiamo sognare Parigi 2024”. Sulla gara: “Due momenti decisivi. Sicuramente la caduta, e poi quando hanno dato il cambio secco di ritmo: lì mi sono detta che avrei potuto prendere il terzo posto. Lo volevo tanto, non mi sono accontentata“. Il ricchissimo palmarès della pugliese (oro olimpico a Tokyo, bronzo mondiale a Londra 2017 e bronzo europeo a Berlino 2018) si arricchisce di nuovo metallo prezioso, in attesa dell'appuntamento a cinque cerchi, che la vedrà affrontare la prova da "defending champion".
Tamberi-Fassinotti 2,28, Dosso record 11.14
Con il brivido (terzo tentativo) Gimbo accede alla finale mondiale di martedì, alla quale è ammesso anche il piemontese che non trovava queste misure da 6 anni. Zaynab eguaglia il primato italiano della Levorato. Osakue c'è
Tre azzurri che conquistano la finale, un record italiano, sei promozioni per le semifinali. È una bella mattinata anche allo stadio di Budapest nella seconda giornata dei Mondiali aperta dallo splendido bronzo di Antonella Palmisano sui 20 chilometri di marcia. Nell’alto superano la qualificazione con 2,28 il campione olimpico Gianmarco Tamberi, che si salva al terzo e ultimo tentativo con un’ennesima prova di carattere e va avanti con il brivido, e Marco Fassinotti, a segno con il secondo salto ritrovando una misura che non raggiungeva da sei anni. In finale nel disco Daisy Osakue che agguanta il pass all’ultimo lancio con 61,31, dodicesima del turno eliminatorio. Nei 100 metri Zaynab Dosso eguaglia in batteria con 11.14 (+0.4) dopo ventidue anni il record italiano di Manuela Levorato, stabilito a Losanna il 4 luglio del 2001, e guadagna il biglietto per la semifinale come Davide Re che corre in 45.07 nei 400 metri, realizzando il suo miglior crono delle ultime due stagioni. En plein degli ostacolisti, tutti qualificati alle semifinali: nei 400hs Alessandro Sibilio (49.50) al rientro dopo l’infortunio e Mario Lambrughi che sfiora il personale con 49.05, nei 110hs semaforo verde per Lorenzo Simonelli (13.50/0.0) e Hassane Fofana (13.53/+0.5). Nel pomeriggio le finali di Larissa Iapichino nel lungo, Yeman Crippa sui 10.000 metri e il doppio turno con semifinale ed eventuale finale dei 100 metri con Marcell Jacobs, oltre alle semifinali dei 1500 con Gaia Sabbatini, Ludovica Cavalli e Pietro Arese.

ALTO - “Non sembra, ma sto bene - le parole di Tamberi - e non avrei mai accettato di sbagliare quel salto, non me lo sarei perdonato. Stavolta avevo già la testa alla finale e allora ho fatto fatica in una qualificazione che mi ha fatto soffrire anche qui. Se fosse un esame sarei stato bocciato, questa mattinata mi ha messo dei dubbi, ma devo togliermeli dalla testa e tirare fuori tutto quello che c’è in me”. Che brividi, sotto il sole della domenica di Budapest, ma ci saranno due azzurri in finale nell’alto. Al termine di una qualificazione lunghissima, durata oltre due ore e mezza, superano lo scoglio Gianmarco Tamberi e Marco Fassinotti con 2,28 si rivela la misura necessaria per andare avanti. Rischia tantissimo il campione olimpico Tamberi, a segno solo con il terzo e ultimo tentativo. Quando si trova con le spalle al muro, in una prova senza appello, Gimbo tira fuori tutta la classe e la carica agonistica che lo contraddistinguono da sempre. È invece il secondo salto quello buono per Fassinotti, tornato a quote che non toccava da sei anni. In tredici chiudono con 2,28 verso la finale di martedì sera dalle 19.58. Esce di scena Stefano Sottile, con 2,22 alla terza e poi tre nulli a 2,25. La gara di Tamberi comincia a 2,22 senza problemi, dopo aver scelto come Barshim di non cimentarsi alle due misure iniziali (2,14 e 2,18). Poi arrivano le difficoltà, con l’anconetano che sbaglia nettamente il primo a 2,25 e raddrizza la situazione al secondo tirando un sospiro di sollievo, sdraiato sui sacconi di ricaduta. Con l’asticella a 2,28 è soltanto abbozzato il primo salto, fallito di poco il secondo. In classifica è quattordicesimo, per colpa della “X” a 2,25, e quindi sarebbe sicuramente eliminato nel caso di un altro errore. La curva piena di spettatori italiani, dove campeggia lo striscione “Gimbo facci sognare”, lo incita ma è tutto lo stadio a battere le mani per Tamberi, da sempre idolo del pubblico a ogni latitudine. Il salto è buono, pulito, con il capitano azzurro che poi si inginocchia a terra, con le mani giunte, ed esclama ‘mamma mia!’... È fatta, è in finale dove potrà inseguire l’unica medaglia che non è ancora nella sua bacheca. Diversa la gara di Fassinotti, che trova sicurezza nel corso della mattinata: 2,14 dopo un errore e anche a 2,18 sbaglia una volta, poi 2,22 alla prima e 2,25 alla seconda per firmare il primato stagionale. Anche a 2,28 il torinese commette un nullo, ma esulta al secondo ingresso in pedana per una misura che gli mancava dal 2017 e conquista la sua prima finale mondiale all’aperto, a 34 anni. Percorso netto per tre atleti: l’altro campione olimpico Mutaz Barshim (Qatar), Ju’Vaughn Harrison (Usa) e il giapponese Ryoichi Akamatsu, eliminato il neozelandese Hamish Kerr, che l’anno scorso ha condiviso il bronzo mondiale indoor con Tamberi.

100 - Si fa la storia nelle batterie dei 100 metri, con il primato italiano eguagliato dopo ventidue anni. L’impresa è di Zaynab Dosso che sfreccia in 11.14 (+0.4) e pareggia il crono di Manuela Levorato: era il 4 luglio del 2001 a Losanna. Nell’appuntamento clou, dopo i problemi fisici che l’hanno frenata nella prima parte di stagione, la 23enne delle Fiamme Azzurre vola sulla pista di Budapest per coronare l’inseguimento al record già avvicinato l’anno scorso con 11.19 a Savona. Coglie un’ottima partenza l’emiliana, terza e qualificata di diritto, ma per metà gara viaggia a fianco dell’eccentrica Sha’Carri Richardson che fa subito sul serio con 10.92 superando la giamaicana Natasha Morrison (11.02). La britannica Imani Lansiquot corre sub judice dopo una falsa partenza e precede l’azzurra, che sarebbe comunque promossa in base ai tempi. “Ci credevo fortemente - racconta Zaynab Dosso - dopo una stagione traballante e sono super emozionata. L’obiettivo era il record italiano, l’unico modo per accedere alla semifinale. Era nelle mie corde, ma finora non ero riuscita a dimostrarlo. Essere partita davanti a Sha’Carri Richardson mi ha dato tanta sicurezza e spero di aggiustare qualcosa domani”.

DISCO - Solo al terzo e ultimo tentativo Daisy Osakue piazza un lancio a 61,31 nella qualificazione del disco. Più lungo il primo, apparentemente vicino ai 62 metri però nullo di pedana, mentre il secondo atterra a 58,77. Non è la misura che avrebbe voluto la primatista italiana, arrivata quest’anno a 64,57, ma in classifica provvisoria si trova in settima posizione e deve aspettare il successivo gruppo. Dopo una lunga attesa di un’ora e mezza, il verdetto è quello sperato: con il dodicesimo posto, l’ultimo utile, la torinese è in finale ai Mondiali per la prima volta in carriera, due anni dopo la finale olimpica di Tokyo. Basta invece un lancio alla statunitense Valarie Allman, oro a cinque cerchi, che spedisce subito l’attrezzo a 67,14.

OSTACOLI - Stesso piazzamento, il quarto posto nella rispettiva batteria, che vale la semifinale ottenuta dalla porta principale e senza dover aspettare i risultati degli altri per i due azzurri dei 110 ostacoli. Prosegue la corsa di Lorenzo Simonelli, in 13.50 con vento nullo, e assolve in pieno il suo compito anche Hassane Fofana, 13.53 (+0.5) con qualche incertezza iniziale e maggiore fluidità nell’ultimo tratto di gara. Si torna in pista lunedì: turno intermedio alle 20.05, eventuale finale alle 21.40. Doppio pass nelle batterie dei 400 ostacoli. Entrambi gli azzurri approdano in semifinale e si qualifica grazie al piazzamento Alessandro Sibilio che arriva quarto in 49.50 preceduto per questione di millesimi dal qatarino Bassem Hemeida, mentre il fenomeno norvegese Karsten Warholm (48.76) cede il successo al francese Wilfried Happio (48.63). Non può essere al massimo della forma il partenopeo, con pochi allenamenti nelle gambe dopo l’infortunio di un mese fa a Montecarlo, ma il primo obiettivo è raggiunto e ci sono margini di progresso quando sarà il momento di tornare in pista, domani sera. Corre decisamente più forte Mario Lambrughi, autore di un ottimo 49.05 mancando il personale di soli sei centesimi: sesto il brianzolo, che viene premiato dalla “q” minuscola con il quarto e ultimo tempo di recupero. Nel primo round il migliore è Alison dos Santos, 48.12 per il brasiliano campione del mondo in carica.

400 - Va in semifinale Davide Re nei 400 metri, quarto con 45.07 ma qualificato in base ai tempi. Convincente la prova del recordman italiano, che riesce a distribuire bene sul giro di pista con una bella chiusura: è il suo miglior crono delle ultime due stagioni, a tre decimi dal primato nazionale, nella batteria del grenadino Kirani James (44.91). Sbalorditivo il ventenne norvegese Havard Ingvaldsen con 44.39 e trema ancora una volta lo storico record europeo di Thomas Schoenlebe, 44.33 a Roma ’87. Al femminile si esprime al meglio delle sue possibilità Alice Mangione. L’azzurra con 51.57 è sesta in batteria, ad appena un decimo dal personale, anche se non basta per essere promossi con i tempi di recupero. All’indomani della staffetta mista dove ha corso l’ultima frazione, e in vista della 4x400 femminile, la siciliana conferma in ogni caso di aver recuperato dai problemi al polpaccio che le hanno impedito di gareggiare in finale agli Assoluti di Molfetta. Davanti si impone la polacca Natalia Kaczmarek (50.02), complessivamente la più veloce è la dominicana Marileidy Paulino con 49.90. Per qualificarsi sarebbe servito il 51.27 della colombiana Evelis Aguilar, ultima delle ripescate.
Fabbri nella storia, è argento mondiale!
Magnifico secondo posto dell’azzurro con 22,34 a Budapest, secondo italiano di sempre nel peso e quinto europeo della storia: “Lo sognavo da una vita”. Jacobs supera il primo turno nei 100 con 10.15, Ihemeje in finale nel triplo
Subito una strepitosa medaglia azzurra nella prima giornata dei Mondiali di Budapest. È il meraviglioso argento di Leonardo Fabbri nel getto del peso con un fantastico lancio a 22,34. Straordinaria l’impresa del 26enne fiorentino, secondo italiano di sempre e quinto europeo della storia, battuto soltanto dallo statunitense primatista mondiale Ryan Crouser che all’ultimo turno con 23,51 arriva a un soffio dal suo record di 23,56 stabilito a fine maggio. Sul terzo gradino il due volte iridato Joe Kovacs (Usa), bronzo con 22,12, mentre va oltre i ventidue metri anche il neozelandese Tom Walsh che però rimane fuori dal podio con 22,05. Nella qualificazione del mattino il portacolori dell’Aeronautica era andato avanti con 20,74 come ultimo dei promossi, con la dodicesima misura, ma in finale si esalta con un progresso di 35 centimetri dopo tre anni. Serata magica per il colosso toscano, che dopo un paio di stagioni difficili era tornato alla ribalta quest’anno con il successo al Golden Gala di Firenze e una serie di gare sopra 21,70 dimostrando continuità di rendimento. L’exploit al terzo tentativo di una finale memorabile, con la miglior misura degli ultimi 25 anni per un pesista europeo, poi sfiora anche i ventitré metri in un successivo lancio ma esce di pedana ed è nullo. Enorme la gioia dell’azzurro: un fiorentino è di nuovo d’argento ai Mondiali nel peso, 36 anni dopo Alessandro Andrei a Roma ’87. “L’ho sognato da una vita - racconta Fabbri - poi tante volte mi sono svegliato, ma ora quel giorno è arrivato. Sono contentissimo, lo dedico al mio allenatore Paolo Dal Soglio che mi è stato sempre vicino anche nei momenti meno facili. Non sono mai stato così bene, mi dispiace di aver fatto un solo lancio a 22 metri, ma credo di valere misure anche superiori e oggi l’ho dimostrato”. Undicesimo l’altro azzurro Zane Weir con 19,99. Nei 100 metri va in semifinale il campione olimpico Marcell Jacobs, terzo nella sua batteria in 10.15 (-0.4) mentre è eliminato Samuele Ceccarelli, 10.26 (-0.6). In finale nel triplo Emmanuel Ihemeje che salta 16,91 (+0.3), beffato invece Tobia Bocchi, primo degli esclusi con 16,66 (-0.2). Promosso in semifinale nei 1500 metri Pietro Arese (3:34.48), out Ossama Meslek (3:35.12) e Joao Bussotti (3:48.55). Domenica, nella seconda giornata dei Mondiali, in gara 20 azzurri: alle 7.15 di mattina la 20 km di marcia con Antonella Palmisano, Valentina Trapletti ed Eleonora Giorgi, nel pomeriggio le finali di Larissa Iapichino nel lungo, Yeman Crippa sui 10.000 metri e il doppio turno con semifinale ed eventuale finale dei 100 metri con Marcell Jacobs.

 





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